LVI ~La fuga~

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Ed altri tre giorni erano ormai passati, il mio piano procedeva a gonfie vele: Gabriel si stava riprendendo velocemente ed era un attore nato con i seguaci di Bilel; Efrem era stato trasferito altrove, ma avevo ben capito dove e soprattutto perché. Ipotizzai che  fosse troppo pericoloso restare lì, in quanto i Rosius era ogni giorno sempre più feroci e più volte avevano attaccato le guardie.

Avevo girovagato per il  covo ed avevo scoperto, sfortunatamente, che esso aveva solo due uscite: la principale e la secondaria, ma per uscire da quest'ultima bisognava prima oltrepassare i Rosius e ciò ci avrebbe condotto al suicidio.

Ero migliorata con i miei poteri, stavo iniziando a capire come gestire le visioni, ma non sempre arrivavano quando lo desideravo. Sapevo che con la mia dote ereditata avrei messo in difficoltà il destino, la sorte e lo svolgimento dei fatti avvenuti o che dovevo ancora avvenire, ma se l'avevo ricevuta non appena ero nata, significava che esisteva un motivo;  mi ero comunque ripromessa di non compromettere molto il futuro delle persone, ma di agire solo nel bene.

In quei giorni mi ero resa conto quanto fosse difficile vivere in quel posto: la privazione di luce, l'umidità, gli spazi piccoli. Stavo iniziando ad assorbire i primi sintomi della claustrofobia, nonostante io non l'avessi mai avuta. Inoltre ad ogni ora che passava, avvertivo sempre più una costante pressione mentale che non capivo da dove derivasse.

Gabriel era ancora convinto di poter riuscire a scappare insieme a me e a mia madre, ma sapevo per certo che ciò non era possibile; Bilel non la lasciava un minuto da sola, persino la notte dormivano incollati l'uno all'altra. Stavo  provando a farlo ragionare, a spiegargli che non lì non correvo alcun pericolo, ma nulla.

Qualcuno entrò nella mia camera, facendomi distogliere lo sguardo dal soffitto. «Finalmente un po' di tregua, è da capodanno che non ci fermiamo a parlare», mi sorridmse mamma, sedendosi sul letto accanto a me.

Già, capodanno, il più triste di tutta la mia vita. Era stato persino peggio di quello dell'anno in cui papà era morto. Sentivo i fuochi di artificio all'esterno, potevo persino immaginare le famiglie che -allegre- brindavano e si facevano foto ricordo.
«Di cosa vorresti parlare?», chiesi curiosa.

«Mmm non saprei, di tutto. Ogni anno fai una lista dei buoni propositi, quest'anno quali sono?»

«Buoni propositi, eh? Ogni anno la facevo perché avevo certezze nella mia vita, adesso è tutto un caos.»

«Non è tutto un caos, semplicemente stai per affrontare una nuova vita, dovresti adattarti e provare a pianificare un futuro alternativo a quello che avevi», la faceva facile lei.

«Un futuro alternativo? Cosa c'è di alternativo al diploma, al Collage e a buon lavoro? Se ricordi bene quest'anno ho... Anzi, no, scusami, avrei dovuto affrontare la maturità, diplomarmi e trasferirmi altrove con Melinda per il collage. Ma, ovviamente, questi erano i progetti di una normale adolescente pronta a scoprire il mondo e a farsi un futuro.»

«Un nuovo mondo lo hai scoperto, Oks, anche se non è come lo avresti immaginato. So quanto sia importante per te la scuola e ne parlerò con Bilel, così potrai riprendere i tuoi studi.»

A quelle parole sgranai gli occhi, davvero glielo avrebbe chiedesti? Bilel sarebbe stato disposto a dire di sì? Ovviamente no, non avrebbe mai lasciato che mi allontanassi dal covo, potrei addirittura scappare senza problemi.
«So che la sua risposta sarà un no, ma va bene, provaci.»

Lei sorrise radiosa ed annuì. «Oltre a questo ci sarebbe un'altra cosa di cui parlare, questo mese mi sposo e ho preteso un matrimonio tradizionale. Non voglio Rosius o covi, voglio un matrimonio con i miei parenti, le mie figlie, un matrimonio da umani. Bilel possiede ancora un negozio in paese e, anche se lo gestisce un suo socio, lui comunque è e rimarrà un cittadino di Woodsville. Abbiamo parlato con il parroco due settimane fa e ci ha confermato la data delle nozze, ci terrei tanto a scegliere l'abito da sposa con te e... E con tua sorella.»

Perché? Come faceva a parlare così tranquillamente quando fuori da quel covo stava per esplodere l'apocalisse? Era Bilel a darle tante certezze? Lei non aveva più un cervello attivo dove poter captare i pericoli costanti?
«Anisha... Lei non è qui, è a casa al sicuro ed è lì che deve restare. Per quanto riguarda me, va bene, ti aiuterò con l'abito e tutto ciò che serve per un matrimonio normale.»

«Anche qui Anisha è al sicuro, Bilel ha detto che tornerà molto presto, andrà lui stesso a prenderla.»

Sobbalzai dalla sorpresa ed alzai il busto di scatto, sedendomi sul letto. Bilel avrebbe condotto Anisha al covo, o -nel peggiore dei casi- sarebbe andato lui in paese a prelevarla. Lei era sicuramente insieme a Melinda e Sandel; sarebbe accaduto il putiferio!
Beliel avrebbe anche scoperto che Melinda era diventata la luna del branco e avrebbe potuto ucciderla.
«Speriamo che riesca a convincerla», sorrisi falsamente.

«Adesso vado a riposarmi, mi sento molto stanca. Ci vediamo a cena.»

Annuii e la vidi uscire dalla stanza. Come un fulmine indossai un jeans scuro ed una felpa, indumenti che Bilel mi aveva regalato insieme al pigiama che avevo appena tolto, ed uscii dalla mia stanza.

Aprii velocemente la cella di Gabriel e la chiusi con un tonfo, facendolo sobbalzare dal sonno. «Che succede?», chiese subito preoccupato e confuso.

«Nuovo piano, tu scappi ora e raggiungi subito tuo fratello. Bilel sta andando da Anisha, dovresti riuscire a superarlo con la tua velocità sovrumana», afferrai tra le mani le sue catene e le aprii con una sola girata di chiave.

«Non sto capendo, perché dovrei scappare solo io? Avevamo detto che-»

«Io resterò qui, Gabriel!», alzai la voce esaurita. «Non c'è tempo per discutere, Anisha è con Sandel e Melinda ne sono sicura. Bilel la porterà qui con le buone o con le cattive, ma ciò che mi preoccupa è Melinda. Lei a suoi occhi è solo la mia migliore amica, nonché una misera umana, se scopre che è la luna del branco la ucciderà per fare un dispetto a voi.»

«Non posso lasciarti qui, non sappiamo se veramente Bilel la ucciderà.»

«Sono giorni che ho una brutta sensazione, giorni in cui non riesco ad avere visioni su di lei, nonostante mi impegna, io non riesco a vedere il suo futuro.»

Abbassò il viso, combattuto tra sé stesso.
«Ti prego, Melinda è una delle persone più importanti della mia vita. Se lei dovesse morire, io morirei con lei. »

Alzò il suo sguardo nel mio e mi fissò intensamente, non dicendo una parola. L'unica cosa che fece, fu alzarsi e afferrarmi la mano. «Va bene, dimmi qual è il tuo piano di fuga.»

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now