LXII ~I quattro elementi~

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Oks

Ancora scombussolata per ciò che era accaduto quella mattina, mi affrettai a riporre in cartella tutti i libri e i quaderni che avevo utilizzato per l'ultima lezione della giornata.
Non capii cosa potesse essere successo a Gabriel, né sapevo dare una spiegazione all'improvviso astio che provava nei miei confronti. Pensavo che lui prima di tutti mi avrebbe sostenuta in quella mia decisione, a quanto pare mi sbagliavo.

Invece, a differenza dei fratelli Lupei, la mia migliore amica si era subito mostrata interessata e soprattutto mi aveva confessato che non le importava minimamente di ciò che pensava il suo amato compagno; lei mi avrebbe appoggiato e avrebbe fornito tutto l'aiuto possibile. Ecco perché adoravo Melinda, lei c'era sempre stata, nel bene e nel male e speravo che sarebbe stato per sempre così.

«Non pensavo che ti offrissi volontaria in filosofia», affermò proprio lei, mentre indossava il capello e la sciarpa.

«Ho passato l'intera nottata a studiare, prima recupero, meglio sarà.»

«C'è di nuovo quel ragazzo ad attenderti?»

Iniziammo a scendere le scale dell'edificio, «sì, non penso che Bilel mi lascerebbe tanta libertà. Comunque sia, quando torni a casa puoi parlare con Gabriel? Non capisco cosa gli sia successo questa mattina, forse ho detto qualcosa di sbagliato, ma non mi sembra, o meglio, non lo ricordo.»

«Come puoi non ricordare ciò che hai detto?», feci spallucce, non sapendo cosa risponderle. «Va bene, gli parlerò.»

«Grazie mille», le stampai un bacio sulla guancia e corsi fuori ai cancelli, oltre i quali mi aspettava Jack.

Durante il ritorno a casa parlammo di cose veramente futili, come il tempo o la scuola, e gli ero infinitamente grata per non avermi posto le classiche domande sulla mia vita personale. Certo, fare da scorta ad una sconosciuta non doveva essere facile per lui, ma nonostante ciò non mi aveva mai chiesto nulla di estremamente invadente.
Infondo non era un cattivo ragazzo e mi chiesi come fosse finito nelle mani di Bilel, ovviamente per il momento non avrei avuto delle risposte; forse nemmeno a lui piaceva parlare della sua vita privata.

Quando tornai a casa, trovai già il pranzo pronto e mia madre leggermente irritata per il mio comportamento della scorsa sera e della mattina. Mi bastò inventare un paio di scuse e la situazione si stabilizzò.

Non ebbi nemmeno il tempo di tornare in camera, però, che Bilel mi convocò nel suo ufficio e fui costretta a seguirlo taciturna. Mi fece accomodare su una vecchia e scricchiolante poltrona, per poi afferrare un libro dalle pagine ingiallite.
«Oks questa mattina ho fatto alcune ricerche su i tuoi poteri, come già ti dissi un tempo, le tue capacità non si limitano ad avere visioni riguardanti il futuro e il passato. Se ben sviluppati, hanno anche la capacità di poter controllare gli elementi della natura. In quanto Maddalina tu sei una discendente, una figlia, delle Ninfe e costoro hanno la facoltà di manovrare il Destino e la Natura. Penso che possa tornarti utile sapere usare anche questa parte di te, infondo è una tua caratteristica e sarebbe uno spreco non utilizzarla.»

«Quindi sono in grado di poter padroneggiare i quattro elementi?», chiesi titubante.

«Sì, onestamente non so come far attivare i tuoi veri poteri, ma forse questo libro potrebbe aiutarti», me lo porse.

Lo afferrai e contemplai inespressiva la scura e rigida copertina di esso, chissà da quanto tempo esisteva quel libro.
«Va bene, vedrò cosa fare.»
Senza aggiungere altro, mi alzai e mi diressi nella mia stanza.
Onestamente non sapevo se volessi realmente risvegliare quei miei poteri. Ormai la consapevolezza di essere una Maddalina era sempre più vivida, ma c'era ancora una parte di me che si rifiutava di volerla accettare.

Passai l'intero pomeriggio a studiare l'arte Risorgimentale, ma il mio occhio ricadeva sempre su quello stramaledetto libro. La mia curiosità mi spinse a prenderlo tra le mani e, l'euforia che provavo nel poter utilizzare a mio piacimento gli elementi della natura, mi fece sorridere come un allocca.

Dopo cena mia madre e Bilel colsero l'occasione di una piacevole serata stellata per poter fare una passeggiata ed io e mia sorella ci aggregammo.
Il sole era ormai calato, le stelle brillavano in un cielo sempre più scuro, la tranquillità ci circondava e i versi dei gufi e dei grilli ci accompagnavano per tutto il tragitto.

Avevo portato con me il libro di Bilel e, quando giungemmo nei pressi di un lago particolarmente familiare per me, mi sedetti ai piedi di un albero ed iniziai a sfogliarlo.
«Cos'è?», chiese Anisha. Era la prima volta che mi rivolgeva la parola da quando era arrivata.

«Bilel mi ha spiegato che esistono alcuni miei poteri che possono controllare la natura, bisogna solo attivarli», sintetizzai.

«Capisco... Oks, abbiamo tanto di cui parlare, ci sono tante cose che voglio chiederti-»

«Lo so, ma non ora, ne parliamo domani», indicai con lo sguardo la coppia poco distante da noi.

Passai le successive ore a leggere quello stramaledetto libro, ma oltre a stupide definizioni sulla Maddalina, non avevo trovato altro. Capivo che il libro volesse imprimere nella mia memoria cosa fossi e cosa potevo fare, ma era troppo!

Alzai lo sguardo verso il cielo e mi ritrovai a pensare a Melinda. Non capivo il perché mi fosse venuta in mente lei, forse avrei dovuto parlarle e confessarle quella nuova scoperta; infondo sin dall'inizio della nostra amicizia, avevamo sempre condiviso tutto, anche la minima sciocchezza. Se glielo avessi detto e lei lo avrebbe riferito ai ragazzi, avrebbero potuto escogitare un piano per usarli durante una sicura imminente battaglia.
Ripensai, però, alle parole di Sandel. Mi ritrovai a sospirare e a riflettere ancora; gli avrei dimostrato che si sbagliava e che io non ero loro nemica.

Improvvisamente, proprio com'era successo tante volte, venni avvolta dalle mie visioni e trascinata dinnanzi ad una immagine. Quella volta fu diverso, non erano veloci flashback, era proprio una vera immagine di cui riuscivo a definire i tratti di una me e della mia amica.

Eravamo sedute sugli scalini della nostra scuola, io stavo mangiando un panino al prosciutto e lei messaggiava al cellulare.
«Ah... Eccolo lì», disse la mia amica, alzandosi e correndo verso Sandel, il quale sorreggeva un sacchetto per il pranzo, poco più in là vidi Gabriel con uno zaino di pelle in spalla.

«Sei con lei», affermò Sandel con lo sguardo fisso nei miei occhi.
«Certo, è la mia migliore amica, non mi interessa se tu non la vuoi tra i piedi.»
«Ancora con questa storia?»
«Grazie per il pranzo», afferrò il sacchetto e fece per andarsene, ma il suo braccio venne avvolto dalla stretta del ragazzo.
«Perché sei improvvisamente così fredda nei miei confronti? È colpa sua, da quando è tornata non facciamo altro che litigare.»
«Litighiamo perché abbiamo opinioni differenti. Tu vuoi evitarla? Bene, fallo, ma non costringere anche me!»
«Voglio solo tenerti al sicuro, lei è pericolosa!», si alterò lui.

Ma ecco che tutto ritornò alla normalità, non permettendomi più di ascoltare la conversazione.
Cos'era quello? Qualcosa che era già accaduto o qualcosa che doveva accadere? Fatto sta che non mi piaceva per nulla la piaga che stava prendendo la loro relazione. Non volevo che litigassero per colpa mia, sapevo quanto Melinda lo amasse...

Quella visione rimase impressa nella mia mente per tutta la nottata e per il mattino seguente. Come ogni giorno mi alzai passate le sette e mi preparai per andare a scuola.
Ero giunta alla conclusione che da quel giorno in poi avrei evitato di gironzolare attorno a Melinda, mi sarei limitata solo ai buongiorno o ad annuire alle sue affermazioni. Meno mi avrebbe vista  con lei e meglio sarebbe stato. Però così  facendo non potevo nemmeno fornirle il mio aiuto per i ragazzi, ma avrei trovato una soluzione come sempre.

Jack mi attendeva già fuori dal covo e, quando giungemmo in  prossimità del paese, vedemmo una ragazza raggiungerci con un sorriso stampato sul viso. Aveva dei lunghi capelli castani e il corpo esile era avvolto da un giubbotto verde militare. I suoi occhi marroni squadrarono Jack da capo a piedi, mentre in spalla portava uno zaino scolastico.

«Ciao Jack, ti stavo aspettando. Ciao Oks», indirizzò poi lo sguardo su di me. Mi conosceva? Certo che mi conosceva, probabilmente era una del passe e tutti lì mi conoscevano!!

«Dalla tua espressione posso dedurre che tu non sappia chi sia», affermò con sicurezza Jack. «Ebbene, lei è Stella, è appena giunta in città ed è la vera compagna di Sandel.»

Cos'aveva appena detto?

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now