L ~Figlia delle Ninfe~

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Oks

Osservai mia sorella dormire nel sul letto, al caldo e al sicuro. La sua espressione, però, non era per niente serena; si vedeva lontano un miglio che era costantemente in ansia ed impaurita che qualcosa potesse accadere da un momento all'altro.

La lasciai riposare e mi diressi in soggiorno, sedendomi sul divano ed affondando le mani tra i capelli; com'eravamo capitate in quella terribile situazione? Ero la prima a lamentarmi della mia vita costantemente monotona ed in quel momento? In quel momento non desideravo altro che ritornare indietro e passare le mie giornate tra scuola e casa... Già, la scuola, ormai i miei progetti per il futuro erano andati in frantumi.

Era ovvio che quell'anno non sarei riuscita a diplomarmi, così facendo non avrei potuto lasciare Woodsville per frequentare l'università. Non riuscivo più a vedere un futuro ormai, vivevo giorno per giorno; senza escludere che nella mia vita erano entrati Gabriel e Sandel, avrei mai avuto il coraggio di lasciarli?

Improvvisamente il mio cellulare squillò e il mio soliloquio si interruppe. Prima che la suoneria si espandesse ad alto volume per la casa, lo afferrai e risposi subito alla chiamata.
«Sandel, dimmi.»

«Buongiorno Oks, scusami se chiamo a quest'ora, ma mio fratello è lì da te? Sono passato per casa sua per portargli le ultime cose dell'arredo, ma non c'è.»

«No, evidentemente sarà andato a fare la spesa, ieri si lamentava che in casa non avesse nulla», oltre che a fare la spesa non avevo la minima idea di dove potesse essere.

«La spesa? I negozi sono ancora chiusi per le vacanze natalizie», mi fece notare. Cazzo, aveva ragione!

«Io... Non lo so, non lo vedo né sento da ieri.»

«Maledizione, ecco perché volevo condividere la casa con lui, se fossimo stati al campo non avremmo avuto di questi problemi; l'avrei avuto costantemente sotto osservazione.»

Le sue parole mi sorpresero, parlava del fratello come se fosse suo figlio, come se fosse un bambino ribelle a cui bisogna a dare costantemente attenzioni. «Sandel, scusami, ma non pensi che Gabriel sia abbastanza grande da poter andare dove vuole? È abbastanza maturo da sapersi difendere da-», ed ecco che dopo quelle parole un lancinante dolore al petto mi colpì, facendomi barcollare all'indietro e cadere sul divano. Davanti ai miei occhi comparve solo il viso di Gabriel, nient'altro, solo il suo sorriso che raramente avevo visto. Quello che stavo provando in quel momento evidentemente era preoccupazione, ma sentivo che vi era qualcosa che non andava.

«Oks?»

«Io... Io», respirai affannosamente, «s-sto bene, ma... Ma forse hai ragione, c'è qualcosa che non va.»

«Cosa? Hai ricordato qualcosa? Qualche suo atteggiamento o parola strana?»

«Cosa c'entra Sandel? Non capisco», il dolore si moltipliò e la vista iniziò ad offuscarsi, cosa stava succedendo?

«Oks?», fu l'ultima cosa che sentii prima di chiudere gli occhi e vedere solo nero.

Una porta, una cella, catene... Buio e freddo.

Sgranai gli occhi ed alzai il busto di scatto, passandomi una mano sulla fronte impregnata di sudore freddo.
«Oks, finalmente ti sei svegliata», il primo viso che vidi fu quello preoccupato di mia sorella, subito dopo dalla cucina comparve Melinda con uno straccio in mano.

«Pensavamo che fossi svenuta, ma evidentemente sei solo collassata a causa della stanchezza», si avvicinò quest'ultima. «Come ti senti?»

«Bene, ho solo un forte mal di testa. Cosa... Cosa ci fai qui?»

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleDonde viven las historias. Descúbrelo ahora