XLIV ~Blu come la Maddalina~

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Gabriel

Eravamo rimasti in silenzio per più di tre ore, Oks si era addormentata, ma io non riuscivo a prendere sonno. Ero agitato dalla sua presenza ed arrabbiato con me stesso per averle confessato la maggior parte dei miei pensieri.

Ciò che più mi spaventava, era il non sapere cosa avrebbe fatto o detto con il passare del tempo. Ormai sapeva che era la mia compagna, sapeva che davanti a lei ero debole, sapeva del mio passato; avrebbe potuto usare tutte quelle preziose informazioni a suo vantaggio. C'era pur sempre da ricordare che sua madre si era schierata con il nemico e che -forse- lei poteva seguirla.

Scossi il viso e mi alzai per andare al bagno.

No, era impossibile, dovevo smetterla di torturarmi con quelli assurdi pensieri; lei era con noi, non con loro.
Dopo aver fatto i miei bisogni ed aver sciacquato il viso con acqua gelida, ritornai in camera ed afferrai il cellulare.

Mio fratello era tornato in albergo da circa due ore e si era chiuso in camera con Melinda, non osavo immaginare cosa stessero facendo in quel momento... Mi venivano i brividi a pensarci.

«Perché sei impalato sull'uscio del bagno?», chiese una voce roca ed assonnata.

Puntai lo sguardo sulla ragazza che in quel momento si stava stiracchiando tra le coperte e -nonostante fosse buio- riuscii perfettamente a scorgere ogni centimetro del suo corpo non coperto.
«Stavo pensando», mi grattai la nuca e mi avvicinai al letto.

«A cosa?»

«A mio fratello», ridacchiai, «ha occupato la camera con la tua amica e non mi è possibile tornarci.»

«Melinda chiusa in una camera con un ragazzo, eh.... Non voglio immaginare cosa stiano facendo e, soprattutto, domani le farò una bella tirata di orecchie. Comunque puoi benissimo restare qui, a me non dà fastidio», borbottò, ritornando nuovamente in modalità bradipo.

A te non dà fastidio, ma io sono a disagio!
Avrei voluto risponderle, ma preferii rimanere in silenzio a dondolarmi sui talloni.
«Gabriel mi stai mettendo ansia, cosa c'è che non va?»

«Non saprei, non ho mai dormito con una ragazza...»

«E allora? Non russo, puoi stare tranquillo.»

«Non hai capito», sospirai, «mi sento a disagio a dormire in compagnia, non sono abituato.»

«Va bene», sbuffò in un sussurro, alzandosi e avanzando verso la poltrona.

Immediatamente la bloccai, afferrandole un polso.
«Che fai?»

«Se non riesci a dormire con me in un letto, allora dormirò sulla poltrona.»

«Non puoi dormire su una poltrona!»

«Certo che posso, ho la facoltà di addormentarmi ovunque, purché ci sia silenzio; quindi non preoccuparti e non pensare di fare il gentiluomo, offrendoti di prendere il mio posto... Anzi, sono sicura che non ci avevi minimamente pensato.»

Ed era vero, volevo semplicemente accertarmi delle sue intenzioni, ma non mi sarei mai offerto di prendere il suo posto e dormire sulla poltrona. Ciò mi fece pensare a quanto io fossi egoista e a quanto dovessi ancora imparare su come si comportava un perfetto compagno.
Un peso opprimente mi inchiodò lo stomaco, mi sentivo una merda.
«Io... Cioè, è vero, non ci avevo minimamente pensato, ma non ritengo giusto che tu dorma sulla poltrona a causa mia-»

«Potreste semplicemente non dormire», una voce esterna ci fece sobbalzare entrambi ed interruppe il mio discorso.

Puntai immediatamente lo sguardo verso la porta, parandomi istintivamente davanti ad Oks. I miei occhi si incastrarono in quattro sguardi verdi-azzurrini, che ci osservavano tranquilli e sorridenti.
Solo ora mi resi conto che Oks aveva afferrato la manica della mia felpa e la stava stringendo.
«Possiate perdonarci, non volevamo affatto spaventarvi», affermarono le due principesse di Northside.

Sentimenti Contrastanti||La Storia Di WoodsvilleWhere stories live. Discover now