Capitolo 4

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[Dylan's POV]

Da quanto tempo immaginavo questo momento, il momento in cui finalmente ce l'avrei avuta davanti.

Mi aspettavo sicuramente che fosse diventata una bella ragazza, ma mai così. È diventata veramente una donna. Dopotutto, è passato tanto tempo.

I capelli lunghi, castani e leggermente mossi le incorniciano il volto visibilmente preoccupato. I suoi occhi verdi, che non sono mai riuscito a cancellare dalla mia mente, sono feriti da ciò che io ho fatto. Mi riprendo subito dagli attimi in cui la osservo per non farle capire ciò che mi passa per la testa.

''Di cosa dovremmo mai parlare, Dylan? Del tuo comportamento?'' mi replica con una voce infastidita che non avevo previsto. Sapevo, certamente, che non mi avrebbe accolto con baci e abbracci, ma nemmeno così.

È troppo fredda. Quasi vendicativa nei miei confronti.

Non è la Belle che conosco, ma in fin dei conti nemmeno io sono il Dylan che lei conosceva. Sotto tanti punti di vista. Quando ne avrò l'occasione, gliene parlerò. Ora no.

Cerco di distogliere lo sguardo dalle sue labbra rosse e carnose per poi replicare con la stessa freddezza.

''Con questo bel caratterino scommetto che nessun ragazzo riuscirà a tenerti testa. È bella la vita da single?'' rispondo con sicurezza, ma la sua risposta mi lascia spiazzato.

''Invece io- io sono felicemente fidanzata. Da tempo, ormai. E riesce a tenermi testa perfettamente, non ti preoccupare.'' le parole che escono dalla sua bocca mi lasciano incredulo e non so più cosa dire.

È impossibile che non me l'abbiano riferito. Se avesse anche semplicemente salutato un ragazzo l'avrei saputo. Come è possibile che sia addirittura felicemente fidanzata?

''Devo stare attento a quello che dico'', penso fra me e me, ma mi accorgo troppo tardi che nella confusione, ho pronunciato a voce alta queste parole.

''Come?'' mi risponde Isabelle confusa.

''Niente, lascia stare.'' dico, cercando di camuffare il mio errore.

''Chi sarebbe il fortunato?'' chiedo, indagando ulteriormente per scoprire più informazioni su questo misterioso ragazzo.

''Non sono affari tuoi. Mi stai trattenendo perché hai detto che dovevi parlarmi. Quindi?'' afferma con tono duro e distaccato, ma vado oltre il muro che lei innalza fra me e lei per capire che fa tutto questo perché ha paura che io possa ferirla nuovamente.

''Ti volevo solo chiedere perché non fossi venuta a salutarmi prima. Non so se te ne sei accorta, ma non ci vediamo da un po'.'' continuo con il mio discorso, pregando che faccia finta che niente sia successo e che mi perdoni. Ma la conosco troppo bene e so che questo non succederà mai.

''In un'altra vita.'' sbotta lei scuotendo la testa e io non rispondo.

Fa una risata ironica e distoglie lo sguardo dai miei occhi per qualche secondo. Questa azione non promette nulla di buono. Sicuramente, ora comincerà un lungo discorso in cui mi attribuirà una interminabile serie di colpe. Non posso dire di non meritarmelo.

''Mi stai veramente chiedendo perché non sia venuta a salutarti? Dylan, mi hai abbandonata, accidenti. Tu non hai idea di cosa mi hai fatto, dei danni che mi hai provocato. Ero quasi riuscita a superare il dolore di non averti più qui con me e poi tu dal nulla-'' mi urla contro, prima di scoppiare in un mare di lacrime.

Per fortuna, tutti gli altri sono entrati nelle rispettive aule e non c'è nessuno per i corridoi che ci possa vedere.

Ho una voglia tremenda di prendere il suo volto con le mie mani, abbracciarla e dirle che mi dispiace, ma l'orgoglio ha la meglio su di me.

Vedendomi impassibile, decide di correre nel bagno.

Sono tentato e vorrei quasi fare una follia e seguirla, rischiando di essere visto e preso per un pazzo, ma in quel momento mi arriva una telefonata da Jake, il mio socio e l'unico di cui mi possa fidare. È per questo che ho incaricato lui per tenere sotto controllo Isabelle.

Decido di rispondere per il mio bene e per il suo. Forse devo solo lasciare che passi un po' di tempo per lasciare che si riprenda.

''Jake, mi spieghi per quale motivo nessuno mi ha detto che Isabelle fosse fidanzata?'' sussurro per non farmi sentire, lasciando comunque trasparire la mia rabbia.

''Dyl, è impossibile. Abbiamo intercettato chiamate, messaggi e spostamenti.'' risponde con tono convinto. ''Te lo assicuro: non è fidanzata.''

''Jake, le ho appena parlato. Dice di sì. Non sarebbe così matta da inventarsi una storia con un ragazzo.'' dico infastidito.

''State già conversando come i bei vecchi tempi? Non ti far prendere troppo da lei, Dylan. È un momento particolare per il lavoro e ci servi attivo.'' aggiunge lui.

''Non mi rompere. È il mio primo giorno qui. Dovrei stare come un lupo solitario al banco mentre organizzo scambi?'' replico io.

''No, però se rendi lei la tua unica preoccupazione finiamo male.'' controbatte. E non ha tutti i torti.

''Non sarà mai la mia unica preoccupazione. Anzi, se n'è appena andata da me correndo.'' dico io.

''Devi dare tempo alle donne. Poi ne varrà la pena.''

Gli do ragione e chiudo, ritornando ai miei pensieri sul fatto che lei sia fidanzata.

Ma nella mia mente si fa spazio un'idea che mi fa perdere la testa dai nervi: forse, non me l'hanno detto per tenermi tranquillo e concentrato sul lavoro. Sapevano che avrei perso le staffe.

E in questo momento, le perdo veramente e vedo tutto nero.

Il Mio Punto DeboleWhere stories live. Discover now