Capitolo 11

22.8K 588 330
                                    

[Dylan's POV]

Decido, prima di andare a letto, di portare a Isabelle una mia maglietta. Ha ancora addosso il tubino rosso che da pigiama non è l'ideale. Prendo una T-shirt e busso alla sua porta.

Mi apre con i capelli legati disordinatamente in uno chignon e gli occhi assonnati.

''Tieni, ti ho portato questa. Mettitela come pigiama.'' dico io, porgendole la maglietta.

''Grazie.'' replica lei.

Non mi muovo.

''Hai intenzione di restare qui per sempre o posso cambiarmi in serena tranquillità?'' continua lei.

''Beh, hai detto che siamo gli amici di sempre. Non mi dire che ti vergogni di me?'' decido di rispondere io, provocandola.

''Va bene che siamo amici, ma non è possiamo spogliarci l'uno davanti all'altro.'' replica.

''Chi l'ha detta questa cazzata? Se una cosa la vuoi veramente, riesci a farla.'' dico mentre mi sfilo rapidamente la maglietta e vedo i suoi occhi percorrermi lentamente gli addominali abbronzati.

''Dyl, smettila di fare lo stupido. E ti ricordo che sono fidanzata.'' afferma lei, col viso tutto arrossato.

''Da quello che mi ricordo io, lui qui non c'è.'' replico prontamente.

Lei gira gli occhi. ''Vattene.''

''Come sei noiosa. Va bene...buonanotte, Belle.'' dico prima di andarmene.

[Isabelle's POV]

Mi sveglio tutta sudata nel mezzo della notte per il rumore rimbombante dei tuoni che a momenti sembrano spaccare i vetri.

''Merda.'' penso. È la mia peggior fobia da quando sono piccola. Non riesco mai a dormire e passo la notte a tremare. Stanotte, sono particolarmente forti.

Pochi minuti dopo, ormai rassegnata, sento la porta che si apre, come se qualcuno stesse cercando di entrare senza far rumore.

Nel buio, vedo Dylan. Il suo corpo è illuminato dal chiarore di luna che subentra dalla finestra. Noto che non si è ancora rimesso la maglietta.

''Che ci fai qui, Dyl? Perché non dormi?'' chiedo io sussurrando.

''Secondo te? Sono venuto qui per starti vicino. Mi ricordo di quanto ti facciano paura i tuoni.'' mi replica lui mentre si avvicina e si appoggia sul lato del letto.

''Non serve. Torna a dormire.'' rispondo io. Non voglio sentirmi un peso per lui.

''Dai, smettila di fare la difficile e fammi restare qui.'' chiede lui. Ma continua a restare seduto sul bordo del letto. Ha intenzione di passare la notte in bianco a fissarmi?

''Almeno sdraiati accanto a me. Mi mette inquietudine vedere una sagoma nel buio.'' continuo io.

''Sì, certo. La sagoma nel buio. Faccio finta di crederci.'' risponde scherzosamente, mentre si infila sotto le coperte accanto a me. Finalmente riesco ad addormentarmi.

Mi sveglio alle sette meno un quarto, giusto in tempo per prepararmi. Sono tutta avvinghiata sul corpo di Dylan ma per fortuna lui è ancora nel bel mezzo del sonno e non se ne accorge. ''Meno male che dorme.'' sussurro.

Corro in bagno per prepararmi per la scuola. Nel frattempo, sento lui che urla dalla stanza: ''Non stavo dormendo.''

''Oddio. Voglio sprofondare.'' mi dico da sola.

Quando torno, lui mi aspetta di sotto mentre fa colazione e parla con Jake di un incontro. Gli chiedo se possiamo passare a casa mia così mi cambio e prendo la borsa con i libri. Annuisce.

Ci avviamo verso la macchina, ma lui non mi rivolge nemmeno mezza parola.

''Che succede?'' gli chiedo.

''Niente di importante. Entra in macchina.'' replica infastidito mentre tamburella le lunghe dita affusolate sul volante. È tornato ad essere quello di ieri mattina.

''Non so se riesco a sopportarti con i tuoi sbalzi d'umore.'' affermo io.

''Nessuno ha detto che mi devi sopportare.'' dice lui.

Arriviamo a casa mia in pochi minuti e salgo su.

[Dylan's POV]

''È tornata la PUTTANELLA del quartiere! Chissà da chi avrà dormito stanotte. Come diamine ti vesti?'' sento le urla del padre provenire dalla casa.

Non ce la faccio a restare in macchina senza fare niente. È il minimo che posso fare dopo averla abbandonata, perciò mi dirigo verso la porta di casa.

Busso e mi apre il padre, completamente ubriaco e tutto sudato.

''Chi è questo? Il ragazzetto che ti sei fatta ieri notte?'' urla ad Isabelle.

''Stai calmo, Dylan. Stai calmo che sennò li ammazzi tutti.'' prendo un bel respiro mentre mi ripeto queste parole.

''Signor Parker, sono Dylan Rivera. Sicuramente si ricorderà di me. Sono venuto a riprendere Isabelle. Si sposti dalla porta o sarò obbligato a farmi spazio da solo.'' affermo con tono calmo ma sicuro.

''Wow, è arrivato il principe azzurro.'' e comincia a scoppiare in una rumorosa risata.

Mi avvicino lentamente e sento la puzza di alcool e sigarette emanata dal suo corpo.

''Si sposti, Signor Parker. Non mi faccia fare qualcosa di cui poi mi pentirò.'' sussurro in modo da farmi sentire solamente da lui, mentre mi alzo la maglietta in modo da rivelare la pistola che tengo nella tasca dei pantaloni.

Impietrito, si sposta e mi lascia salire su da Isabelle.

Lei ha gli occhi rossi. ''Perché sei salito?'' mi chiede con la voce tremolante.

''Preparati una borsa con i tuoi vestiti. Non tornerai qui per un bel po'.'' rispondo io.

''Non decidi tu per la mia vita.'' replica Isabelle, lasciandomi spiazzato.

''Questa merda la chiami vita? Ti do 5 minuti per prepararti le cose.'' affermo. E finalmente questa volta mi ascolta.

Quando scendiamo, il padre non c'è più. Rientriamo in macchina.

''Che genere di ragazzo hai, che ti lascia vivere così? Giuro che se oggi entra nel mio campo visivo gli faccio male.'' le dico.

''Non ne sa niente.'' risponde lei. ''Non ha colpe.''

''La cosa che mi urta è che difendi tutti ma attacchi sempre e solo me.'' decido di controbattere io. ''Ma tranquilla, ci sono abituato. Non sei né la prima né l'ultima a farlo.''

''Dici così per farmi sentire in colpa, ma sai che non è così.'' dice lei.

''Invece sì, Isabelle. Un giorno avrai il coraggio di ammetterlo.'' replico.

Nel frattempo, arriviamo alla scuola e parcheggio.

Prima di uscire dalla macchina, afferro il suo volto con la mano e lo giro affinché mi guardi negli occhi.

''Isabelle, se aprirai bocca su quello che è successo ieri ad Amelie, Brandon o chiunque altro, non risponderò delle mie azioni. Stai attenta.'' sussurro. ''Ormai, penso che tu abbia ben capito cosa sono capace di fare.''

Il Mio Punto DeboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora