Capitolo 44

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[Dylan's POV]

I giorni passano in fretta ed è già giovedì.
Io e Isabelle arriviamo a scuola senza spiccicare parola come al solito.

Brandon mi aspetta accanto alla sua macchina ovviamente senza Amelie, che invece sta all'entrata della scuola ma raggiunge subito Isabelle.

Loro due si mettono a parlare in lontananza ma siccome mancano ancora alcuni minuti al primo suono della campanella restiamo tutti fuori.

''Quindi, come va con Amelie?'' chiedo a Brandon.

''Una merda. Ci stiamo ignorando da settimane.'' mi risponde lui tristemente.

''Ti manca?'' domando.

''Sapevo che non mi sarei fidanzato con Jessica, quindi adesso sono solo. Sì, mi manca.'' spiega.

''Non deve mancarti perché sei solo. Deve mancarti perché non vorresti un'altra ragazza che non sia lei.'' affermo, come se stessi parlando di quello che provo per Isabelle.

Lui annuisce e sto per proporgli di entrare a scuola, ma in quel momento vedo l'ultima persona che mi sarei aspettato di vedere qui e adesso.

Lui.

Mio padre.

Il mio corpo si irrigidisce immediatamente. Brandon lo nota e cerca di parlarmi ma non lo sento. Ignoro inevitabilmente tutto ciò che è intorno a me e qualsiasi cosa lui stia dicendo per me è solo un vago rumore di sottofondo.

Cammina incerto, insicuro. Sono sempre stato abituato a vederlo come il classico padre di famiglia: autorevole, potente e determinato.

È cambiato ma è sempre lui. Ha solo il volto più smorto, stanco e pieno di rughe.

Voglio riempirlo di botte per essere venuto qui. Speravo che avesse colto il mio silenzio come un modo per dirgli che non volevo assolutamente vederlo, mai più nella vita.

Lui si avvicina a me e io dico subito a Brandon di andarsene. È un problema che devo risolvere da solo.

Appena lo vedo da vicino, mi assale inevitabilmente il senso di dovergli fare io da padre adesso.
Adesso che io sono in alto e lui sta fin troppo in basso.

Accelera il passo e mi getta le braccia al collo, quasi un modo per chiedermi di reggerlo.
Sono rigido al suo inaspettato tocco e non lo abbraccio a mia volta.
Anzi, mi stacco freddamente dopo qualche istante.

''Figlio mio...'' comincia a mormorare mentre mi squadra da capo a piedi.

''Sei cresciuto tantissimo.'' prosegue, quasi con le lacrime agli occhi.

''Pensi che venire a scuola possa rimediare per tutti gli anni in cui non ci sei stato?'' replico acidamente.

Lui scuote la testa e guarda in basso. Io mi allontano da lui ma mi segue.

''Figlio mio, mi dispiace. Non rispondevi al telefono e io-'' comincia lui.

''Non voglio sentire le solite cazzate. Ti dispiace, te ne sei pentito, ti sei fatto prendere dalla situazione terribile e se tornassi indietro non lo rifaresti. Taglia corto. E smettila di chiamarmi tuo figlio perché non lo sono più da tanto tempo.'' ribatto freddamente interrompendolo, tirando fuori tutta la rabbia che ho in corpo.

''Ti chiedo solo di ascoltarmi.
Per favore, dammi una sola chance. Prometto che non te ne pentirai.'' mi supplica lui ancora con le lacrime agli occhi.

''Mi hai fatto tante promesse e non ne hai mantenuta nemmeno una.'' controbatto senza guardarlo.

Intanto Amelie, Isabelle e Brandon si sono stranamente riuniti e ci fissano con gli occhi sbarrati, ma io cerco di ignorarli.

Il Mio Punto DeboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora