Capitolo 9

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''Ed è nel buio della notte che si fanno strada i veri mostri, si levano le maschere e si affrontano i propri incubi.''

[Isabelle's POV]

Dylan va troppo veloce per la mia Toyota Corolla di cinque anni fa, però da un lato mi è utile per mantenere la distanza di sicurezza. Se mi dovesse vedere, impazzirebbe. Ammetto che a volte mi fa anche paura. Non avrei mai potuto immaginarlo così. Ma mi concentro sul tragitto.

La strada è tortuosa e non c'è nemmeno un lampione. È tutto buio ed a malapena riesco a vedere Dylan. Sembra quasi una strada segreta, una specie di scorciatoia che conosce solo lui.

Ringrazio il cielo quando finalmente vedo che si accosta sul lato della strada, qualche metro più avanti a me. Credo, o almeno spero che non mi possa vedere. Esco anche io dalla macchina cautamente, facendo il minor rumore possibile. Comincio a seguirlo.

[Dylan's POV]

''Jake, ci sono quasi.'' dico in telefonata.

''Ok, Dyl. Noi ti stiamo aspettando qui. Stiamo cercando di pensare ad un possibile piano ma non ci viene in mente niente. Come ti ho già detto, loro stanno sempre un passo avanti.''

''Jake, ce la siamo sempre cavata abbastanza bene, anche con gang più potenti. Sangue freddo anche adesso, mi raccomando. Sto parcheggiando in questo momento.'' replico velocemente prima di chiudere la chiamata. Raggiungo la nostra villa ed entro nel salotto, luogo in cui di solito avvengono i nostri incontri.

''Dyl, hai idee? Li stiamo localizzando e sembrano essere tornati al loro covo. Nessun morto alla festa, come ci aspettavamo. Solo qualche ferito.'' mi dice subito Jake.

''Come previsto. In realtà, io pensavo di evitare l'attacco frontale. L'hai detto anche tu, Jake, loro sono troppo forti, sia per armi che per uomini. Perciò dobbiamo coglierli sul momento, senza dargli la possibilità di difendersi in modo adeguato.'' propongo io.

''Quindi, come facciamo? Sono da mesi che evitiamo il confronto diretto con loro ma ormai si sono stancati. Presto, inizieranno a colpirti dove più ti fa male. L'attacco alla festa ne è la prova.'' afferma lui, riferendosi ad Isabelle. Mentre prima non mi interessava di nessuno, con lei cambia tutto.

''Dovremmo, secondo me, piazzare una...''

Sento degli strilli provenire da fuori.

[Isabelle's POV]

Lo vedo entrare in una mega villa sfarzosa a tre piani, con finestre lungo tutte le camere che immagino offrano una vista mozzafiato di Manhattan. Penso subito che sia impossibile che viva qui da solo, ma poi mi ricordo che ormai non so più nulla di come vive. Forse abiterà qui con i genitori, con la sua dolce madre che quando ero piccola mi ha accolta come fossi sua figlia. Anche perché con la madre che avevo e che ho tutt'ora, un po' lo ero.

Ma poi mi viene in mente quel ''Jake'' che ci ha obbligati a seguirlo alla festa, e ricollego tutto a lui. Chiunque lui sia, avrà qualcosa a che fare con la Maserati e la villa di Dylan. Non si sarà mai procurato tutti quei soldi da solo.

La meravigliosa e lussuosa abitazione è avvolta nel verde. È per questo che solo avvicinandomi sono riuscita a scorgere la villa. È circondata da enormi alberi che sembrano volerla avvolgere nel mistero, evitando che sia vista a meno che non ci si avvicini. Evitando che, chiunque non sappia con certezza che ci sia, riesca a trovarla.

Vedo, da dietro ad un albero, quello che sembra essere un salotto. È arredato modernamente con un divano in pelle bianco ed una televisione che assomiglia più ad un mega schermo. Nel centro, seduti al tavolo, sei ragazzi che conversano animatamente. Vorrei tanto sapere di cosa si tratta. Il primo che riconosco è Dylan e poi Jake. Gli altri quattro, invece, non li ho mai visti prima.

Ecco che si ripresenta il mio innato spirito curioso, che sembra spingermi sempre più verso questa finestra. Sono sicura che, con qualche altro passo in avanti, riuscirei a sentire qualcosa. Cammino sulla punta dei piedi, muovendomi mentre uso gli alberi come copertura.

Sì! Finalmente sento Dylan. ''Dovremmo, secondo me, piazzare una...''

''È proprio vero che la curiosità è donna.''  si rivolge a me la voce di un uomo alto e vestito di nero, con un fucile intorno al corpo.

''Oh, cazzo.'' sussurro prima di cominciare a correre all'impazzata.

Copro una distanza di forse due metri prima di essere strattonata dall'uomo e diretta con forza verso l'entrata dell'abitazione.

Il cuore mi batte all'impazzata, sia dalla paura che mi ha fatto prendere questo gigante (che presumo essere una guardia), ma anche perché temo la reazione di Dylan. Vorrei solo che quest'uomo si dimenticasse di avermi vista e mi lasciasse andare. Ma so che non lo farà.

Ad aprire con forza e rapidità il portone è Dylan, che ovviamente si è già accorto di tutto grazie alle mie urla isteriche.

''Capo, abbiamo un'ospite.'' dice la guardia.

''Isabelle?'' tuona la sua voce, arrabbiata ma allo stesso tempo sconvolta. ''Elliott, lasciala andare. Tu...'' prosegue, guardandomi negli occhi. ''Seguimi.''

La sua voce mi fa rabbrividire e mi fa pentire di tutto ciò che ho fatto. Lascia spazio solo alla paura di ciò che mi farà.

Il Mio Punto DeboleWhere stories live. Discover now