Capitolo 32

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[Isabelle's POV]

Mi sveglio col sole che entra nella stanza dalle finestre spalancate. Guardo l'orologio sul comodino che segna le ore 10:34.

Merda.

Dylan è completamente impazzito. Si sarebbe potuto almeno degnare di svegliarmi?

È anche vero che ci siamo addormentati alle 3 e che mi ha fatto estremamente piacere dormire qualche oretta in più.

Mi stiracchio, mi giro e vedo un bigliettino piegato sulla scrivania. Lo apro per leggerlo.

Non ti arrabbiare con me ma ho provato a svegliarti ed eri distrutta.                                                                                                      Io devo andare a fare questo scambio, però preparati perché questo pomeriggio andiamo al mare, solo io e te.               

- Dyl

Sorrido mentre la mia faccia arrossisce, ripensando al nostro momento di ieri.

Devo ammettere che è bello svegliarmi nel mio letto senza le urla assordanti di mio padre e il rumore dei pugni che battono sul muro.

Entro in doccia e lascio che l'acqua calda scorra su di me ripulendomi di ogni senso di colpa. Vorrei che questo succedesse realmente, ma non è così siccome non riesco a non pensare a mio padre.

Vorrei scrivere a Dylan e chiedergli cosa sta facendo ma ho paura di disturbarlo durante lo scambio, quindi decido di aspettare.

Mamma, nel frattempo, è tornata da poco dopo aver fatto compere. È la prima volta dopo anni che lo fa. Certo, anche lei aveva gli occhi rossi e gonfi come me, ma forse questo può essere il nostro nuovo inizio.

Verso le tre del pomeriggio sento bussare alla porta. Vado ad aprire ed è Dylan, come mi aspettavo.

La prima cosa che noto è che ha in mano due mazzi di rose rosse.

Lo guardo confusa.

''Buongiorno, dormigliona.'' mi accoglie prontamente.

''Buongiorno, ma... sei impazzito?'' domando.

''Ah, giusto.'' dice, facendo cenno ai fiori.

''Questo è per te e questo invece per tua mamma.'' spiega mentre mi dà un mazzo e appoggia l'altro sul tavolo del salotto.

Cosa ho fatto per meritarmi un ragazzo così?

''Non so che dirti, Dyl. Grazie, veramente.'' dico prima di saltargli al collo e abbracciarlo.

Lui mi sorride e mi pianta un bacio sulle labbra.

Nel frattempo, arriva anche mia mamma che vedendolo a momenti si emoziona.

''Grazie, Dylan. Sei veramente un ragazzo d'oro e non posso esprimerti a parole quanto io sia felice che tu stia con mia figlia.'' ammette mia mamma.
''Anche se molti dettagli mi sfuggono, so che quando sarà il momento giusto me li spiegherete... mi fido di voi.'' conclude.

''Signora Parker, qui inizia un nuovo capitolo della vostra vita. Un capitolo finalmente pieno di speranze. E io spero di poterlo attraversare con voi.'' risponde Dylan.

''Lo spero anche io.'' dice mamma.

Gli dà un forte abbraccio prima di tornare in cucina.

''Sei pronta per il mare?'' mi chiede.

''Sì, però poi mi spieghi da dove ti è spuntata questa idea. Siamo a metà aprile, non credi faccia un po' freddo?'' domando ironicamente.

''Sai, il mare è mille volte più romantico in primavera. E poi non ci facciamo mica il bagno.'' mi spiega.

''Voglio solo passare un po' di tempo con te. Sembra non esserci mai pace, perciò quando c'è voglio che ci facciamo caso.'' conclude.

''Hai ragione.'' annuisco.

''Beh, che aspetti? Andiamo!'' annuncia allegramente.

Mi prende per la mano e mi porta in macchina.

***

Arriviamo al mare e non c'è nessuno, nonostante siano solo le 4:30 di pomeriggio.

Dylan aveva ragione, non essendo per niente affollato è molto più romantico. Ti permette effettivamente di rilassarti mentre vieni inebriato dall'inconfondibile profumo di salsedine.

Il mare è calmo, sereno, tranquillo.
Un po' come noi adesso.

''Sediamoci in riva.'' mi propone Dylan.

''Ma ci sporcheremo tutti i pantaloni di sabbia!'' replico io.

Lui sbuffa mentre gira gli occhi verso il cielo.

Corre verso di me, mi prende in braccio alzandomi per aria.

''METTIMI GIÙ!'' urlo, ma lui non ascolta, come avevo previsto.

''Non ti ho portata fino a qui per stare in piedi a vedere le onde. Ti ho portata qui per divertirti.'' replica mentre mi fa il solletico.

''DYLAN, GIURO CHE TE LA FACCIO PAGARE!'' strillo prima che lui mi metta giù sulla sabbia.

''Molto meglio così, sdraiati sotto al sole.'' sospira lui mentre il sole gli colpisce il viso.

Restiamo così per qualche minuto mentre ci abbracciamo in silenzio. Vorrei stare qui con lui per sempre.

''Sono contenta che tu abbia deciso di portarmi qui. È veramente stupendo il mare in primavera, avevi ragione.'' sussurro mentre lui mi accarezza il viso delicatamente.

''Ti porterei in tutti i posti del mondo, se solo tu me lo permettessi.'' risponde.

''Quest'estate ai Caraibi, no?'' ridacchio.

''Guarda che non stavo scherzando. Jake ha prenotato l'ultima settimana di Giugno per noi due. In qualche modo dovremmo festeggiare la fine della scuola, no?'' continua.

Già, questo è il nostro ultimo anno del liceo.

''Tu sei matto. Non ti ho ancora detto che verrò.'' ribatto con un sorriso.

''Non c'è bisogno che tu me lo dica.'' controbatte mentre io giro gli occhi verso il cielo.

Si alza e prende un piccolo bastone sommerso quasi completamente dalla sabbia.

''Che fai?'' chiedo alzandomi anche io.

''Vedrai.'' risponde.

Comincia a tracciare delle lettere sulla sabbia e non riesco a capire cosa voglia dirmi fino a quando non finisce di scrivere quelle due magiche paroline.

''TI AMO''

Sì, esatto. Due semplici paroline.

Semplici, ma non banali. Anzi, con un impatto così forte che sento il mio cuore battere più velocemente.

E scopro subito la bellezza di quell'immediato piacere dell'effimero. La meraviglia sta proprio nel sapersi godere solo questo preciso momento, senza preoccuparsi di ciò che succederà dopo, perché non hanno importanza né il passato e nemmeno il futuro.
Ha importanza solo il presente e il mio presente è lui.

Afferro il bastoncino e inizio a scriverci sotto.

''TI AMO ANCH'IO''

Vorrei poter immortalare questo momento e conservarlo con me per sempre.

Vorrei tanto che in questo momento le nostre menti potessero fotografare ciò che vediamo, ciò che sentiamo intorno a noi, i sentimenti che proviamo.

Vorrei poter tornare a rivedere questa fotografia nella mia testa nei momenti in cui il buio e le tenebre hanno la meglio su di me, per tornare qui.

Al mio piccolo angolo di paradiso in cui Dylan Rivera mi fa da angelo custode.

Il Mio Punto DeboleWhere stories live. Discover now