Capitolo 35

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[Isabelle's POV]

Non rispondiamo, anzi restiamo addirittura immobili. Una parte di me vorrebbe cominciare a correre e non smettere più ma l'altra parte di me lo impedisce. Non so cosa farà ora che sa che la sua macchina è rovinata e in più è colpa nostra.

''Vi ho chiesto che cazzo fate! Volete rispondermi o devo leggervi le menti?'' continua a urlare più forte di prima, avvicinandosi sempre di più.

È vestito in maniera abbastanza elegante, probabilmente stava alla cena di compleanno della madre come mi aveva accennato Amelie.

''Secondo te cosa stiamo facendo?'' dice Amelie con la chiave in mano e la sua bellissima opera d'arte incisa sulla macchina.

Lui sgrana gli occhi in modo da poter leggere la parola mentre si avvicina.

''Stronze. Vi giuro che ve la faccio pagare!'' tuona lui e inizio a vedere i vicini di casa che si affacciano dalla finestra per capire cosa sta succedendo.

''TU LA FAI PAGARE A ME?'' replica Amelie gridando a sua volta.

''Sei un bastardo! Mi hai spezzato il cuore per una sera con quella lì e tu la vuoi far pagare a me? Io ti distruggo!'' Amelie comincia a camminare verso di lui.

Appena è abbastanza vicina, Brandon vorrebbe dire qualcosa ma lei lo zittisce con uno schiaffo in faccia.

Wow.

Non pensavo che fosse ancora così arrabbiata. Certo, immaginavo che un po' lo fosse, però essendo ormai passata una settimana presumevo che si fosse calmata dallo shock iniziale.

Brandon rimane zitto mentre si poggia la mano sinistra sulla guancia già arrossata.

Amelie intanto è in lacrime ma capisco che sta cercando di trattenerle. È sempre stata quella forte, quella che non piange mai, quella che rallegra gli altri quando stanno giù. Ma lei amava veramente Brandon e questa situazione è tanto amara quanto inaspettata.

Brandon guarda in lontananza e prende un bel respiro prima di parlare, come se si dovesse calmare.

''Vieni dentro a parlare con me, Amelie.'' propone con tono freddo però più tranquillo rispetto a prima.

''Sì, certo. Te lo scordi proprio. Non ho nulla da dirti. Ci tenevo solo a rigarti la macchina e a darti uno schiaffo. Sono riuscita a fare entrambe le cose quindi direi che posso pure tornarmene a casa soddisfatta.'' replica lei annoiata.

Sta per dirigersi verso di me quando lui le afferra il braccio.

Lei gli scaccia la mano di dosso immediatamente.

''Non ti azzardare a toccarmi con quelle luride mani che chissà cos'altro hanno toccato.'' gli grida contro.

''Smettila di fare la bambina e vieni dentro con me. Voglio chiarire e penso che farà bene ad entrambi.'' insiste lui.

Lei lo ignora, scuote la testa e si avvicina a me.

''Su, andiamo.'' mi dice passandosi velocemente le mani sugli occhi per asciugarli.

''Aspetta, Amelie. Forse ha ragione lui. Sarebbe meglio parlarne, aiuta sempre.'' le sussurro.

''Pure tu?'' ride istericamente.

''È incredibile, davvero.'' sbotta prima di incamminarsi.

Comincio a camminare accanto lei nel vano tentativo di farle cambiare idea. Purtroppo so come è fatta ed è difficile smuoverla quando prende una decisione.

''Dai, fallo per me. Ogni volta che ho litigato con Dylan ci ho parlato e abbiamo risolto.'' proseguo.

''Dylan non ti ha mai tradita con JESSICA!'' strilla lei.

''Ehm, in realtà sì. Ti ricordo che la sera dopo la festa hanno dormito insieme.'' la correggo.

Anche se Dylan dice di non aver fatto nulla con lei, c'è una parte di me che crederà sempre il contrario.

''Ups. Me ne ero dimenticata.'' dice lei.

''Ecco, appunto. Perciò ascolta me, che ci sono già passata, e vai a parlarci. Poi vedrai che mi ringrazierai.'' affermo mentre la stringo in un abbraccio delicato.

''Credimi, io andrei assolutamente. È che non voglio lasciarti qui da sola.'' annuncia lei fin troppo sarcasticamente.

''Tranquilla, chiamo Dylan e gli chiedo di venire a prendermi. In cinque minuti è qui.'' dico con un sorrisetto trionfante.

''Ugh. D'accordo.'' gira gli occhi prima di seguire Brandon in casa.

Intanto prendo il telefono e scrivo a Dylan chiedendogli di venirmi a prendere sotto casa di Brandon. Mi risponde subito.

1 Nuovo Messaggio da: Dylan

''Arrivo subito.''

Mi siedo sulla marciapiede perché a momenti non mi reggono le gambe. Sono veramente molto assonnata e vorrei solo dormire.

Vedo un uomo barcollare vicino a me ma cerco di non guardarlo. È ubriaco. Lo riconosco perché mio padre si comportava nello stesso modo.

Quando vedo che si avvicina a me vorrei cominciare a correre a gambe levate ma non voglio fare un inutile dramma dal nulla.

Poi, succede quello che speravo non succedesse. Mi rivolge la parola.

''Ehi, bambina. Ho sentito che litigavano e volevo unirmi ma poi ti hanno lasciata qui tutta sola. Che bastardi. Ti faccio io compagnia, eh?'' dice l'uomo sulla cinquantina biascicando le parole.

Non sono una bambina e non voglio la tua stupida compagnia. Vattene e basta.

Mi piacerebbe tanto rispondere così ma non lo faccio. Ha una bottiglia di birra mezza spaccata in mano e tremo al solo pensiero che la possa usare per farmi del male.

Resto zitta sperando se ne vada mentre mi chiedo dove sia Dylan. Non c'è nessuno nelle vicinanze, né a piedi né tantomeno in macchina.

''Piccola, che succede? Perché non parli?'' si avvicina a me e sento il tuo alito che puzza disgustosamente di alcool, proprio come avevo immaginato.

Mi viene da vomitare quando con la coda dell'occhio vedo la sua barba piena di sudore e la sua faccia tutta rossa.

Allontanati da me. Succede solo che mi fai schifo e voglio che te ne vada.

''Il mio ragazzo sta venendo a prendermi.'' riesco a mormorare col labbro tremolante dalla paura.

''Oh! Ma dove sta? Io qui non lo vedo.'' sussurra mentre mi passa il dito ruvido sulla guancia.

Non ce la faccio. Vorrei urlare e chiamare Amelie e Brandon ma non voglio esagerare. Per ora non sta facendo nulla e spero Dylan arrivi in tempo, nei cinque minuti che aveva promesso.

''Sta venendo.'' rispondo acidamente, scostandomi dal suo nauseante tocco.

''Resto qui con te finché non viene, piccola. Sai, potrei farti provare molto più piacere di lui.'' bisbiglia mentre mi posa l'intera mano sul viso.

È bagnata, sudata, pesante. Provo solo ribrezzo e vorrei piangere ma è come se fossi paralizzata.

''Non c'è bisogno.'' mi capacito a dire solamente questo.

''Lo sai che lo vuoi anche tu.'' prosegue lui mentre mi passa le mani rozze sulle spalle, lungo le braccia.

No, non ti voglio. Voglio solo tornare a casa.

Dylan, dove cazzo sei?

Comincia a spingermi con più forza fino a stendermi ed a immobilizzarmi sotto il suo tocco. Quando capisco che Dylan non arriverà in tempo per salvarmi, voglio urlare con tutta la voce che ho nel corpo ma lui mi tappa la bocca con la mano.

Inizia a sbottonarmi la camicia per poi scendere ai jeans. Provo a mordergli la mano per liberarmene e per poter urlare ma ogni tentativo risulta vano.

Perché a me?

Riesco a pensare solo a questo mentre mi tocca. Vorrei potermi addormentare per poi svegliarmi quando tutto questo sarà finito.

Ormai non posso più scappare.

Il Mio Punto DeboleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora