Capitolo 6: Il tetto

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«Quindi se tu fossi un uomo per un solo giorno, la prima cosa che faresti non sarebbe vederti il pisel-»

«Jay!» lo interrompo ridendo.

«Scusa! Ma trovo assurda la tua risposta. Insomma, se io fossi una donna, la prima cosa che farei sarebbe toccarmi le tette.» sorride.

Poi gli si illuminano gli occhi.
Si alza dal suo letto e raggiunge il corridoio dell'ospedale, ignorando i miei richiami. Scendo anche io dal suo letto e raggiungo la porta della nostra camera. Mi affaccio e vedo Jay camminare verso il carrello con il cibo.

«Torna qua!» sussurro, perché sono le dieci di sera.

Si gira verso di me, sorride e poi prende due arance dal carrello.
Corre verso di me e va a sedersi velocemente sul suo letto.
Roteo gli occhi al cielo e poi ricontrollo che nessuno ci abbia visto.
Torno a sedermi di fronte a lui e sistemo meglio la mia camicia da notte.

«Perché due arance?» chiedo curiosa.

«Guarda.»

Dopodiché infila le due arance sotto la sua maglietta del pigiama e finge di strizzarle.

«Ho le tette!» ride.

Scoppio a ridere e spero che nessuno qui ci senta, altrimenti potremmo finire nei guai. Mi metto una mano davanti alla bocca e poi prego Jay affinché la smetta.
È davvero buffo.
Un pagliaccio.

«Sei stupido.» dico riprendendomi.

«Volevi dire, 'stupida'! Guarda, ho le tette!» ride.

«Smettila! Ci sentirà qualcuno!» continuo a ridere.

«Okay, non voglio metterci nei guai, Key-Key.» sorride tirando fuori le arance e poggiandole sul suo tavolino. «Forse è meglio andare a dormire.»

«Non ne ho voglia.» mi lamento. «Non ci riesco a stare qui ancora dieci giorni.»

«Passeranno in fretta, fidati di me!» sorride.

«Okay, mi fido di te Jay. Però promettimi che rimarremo amici anche fuori di qui.»

«Te lo prometto!»

Alzo un mignolo e lui subito lo stringe con il suo.
Bene Jay, hai fatto una promessa.

«Adesso siamo amici per sempre.»

«Forte.» sorride.

***
Tutto andava a rotoli.
Non si trovava alcuna sala libera per la festa di inizio anno, casa mia era a pezzi, mi trovavo in un orribile condominio e, cosa peggiore, mi si era appena rotta un'unghia.
Maledizione!

Per distrarmi avevo deciso di continuare a sistemare il terrazzo, ma ciò non mi aiutò a calmarmi. Continuavo a sussurrare parolacce a causa del nervoso, ma almeno sapere che Jay fosse dentro casa mi rallegrava.
Era già sera ed io avevo trascorso tutto il pomeriggio a cercare di organizzare la festa di inizio anno scolastico.
Non mi sarei arresa.
Neanche per sogno.
Ce l'avrei fatta, ed avrei organizzato la festa più bella di sempre.

«Ancora a fare le pulizie?» disse una voce dietro di me.

Mi voltai lentamente. «Ancora a rompere i coglioni?»

Jay scoppiò a ridere ed io decisi di ignorarlo. Ma i nostri terrazzi dovevano essere per forza così vicini, tanto da essere quasi attaccati?
Sentii un rumore di un vaso che si spostava e mi girai.
Jay stava scavalcando il suo terrazzo per finire nel mio.
Eh no, questo no.

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