Capitolo 12: A sta sera

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Non ero riuscita a chiudere occhio.
Erano le quattro del mattino e due esemplari di Kylie Clarke e Kelsie Baker ubriache, dormivano beatamente nel mio letto.
Io ero seduta sul sacco a pelo, e mi guardavo attorno.

Mi sentivo così piccola e spaventata.
Chad era uno stronzo.
Un maiale, un idiota, un porco.
Doveva pentirsi di ciò che mi aveva fatto. Dovevo fargliela pagare, assolutamente.
Al solo pensiero, mi veniva da piangere ancora.
Ancora ed ancora.
Perché alcuni ragazzi dovevano fare così schifo? Disgustosi.

Chissà se Jay era sveglio.
Avevo voglia di stare con lui.
Ma non parlando.
No.
Solo stare con lui.
Magari sul tetto, a guardare le stelle in completo silenzio.
Mi bastava quello per calmarmi.
Solo io, un vecchio amico e le stelle.

Mi sentivo così strana; estranea nel mio stesso corpo.
Ero spaventata e triste.
Chad mi aveva fatto stare male, più mentalmente che fisicamente.
Non mi avrebbe mai avuta.

Riprovai ad addormentarmi, ma non appena chiudevo gli occhi rivedevo quel depravato toccarmi.
Volevo ricominciare a piangere, ma avrei svegliato le mie amiche a causa dei singhiozzi.
Presi un lungo respiro ed asciugai gli occhi lucidi.

Chissà che stava facendo Jay in quel momento.
Non avevo nemmeno il suo numero, quindi non avrei potuto scrivergli un messaggio.
Dovevo dormire.
Avevo la sveglia alle dieci.
Sei ore di sonno mi sarebbero dovute bastare.

***
«Perché stai prendendo più medicine del solito?» mi chiede Jay, sedendosi ai piedi del mio letto, una volta che l'infermiera se n'è andata.

«Perché ho la febbre.»

«E se non ti passa entro questi ultimi sette giorni, quando uscirai?!»

«Tranquillo Jay, starò benissimo.» sorrido. «Parlando di cose importanti: adesso iniziano i Simpson.»

«Dove ho messo il telecomando?»

«Non lo so.» rido.

Ecco che Jay inizia a perlustrare ogni angolo della stanza d'ospedale, alla disperata ricerca del telecomando perduto. Controlla sotto i nostri letti, sotto al suo cuscino, nell'armadio.
Niente da fare, non si trova.

«Ma dove diavolo l'ho messo?» chiede più a se stesso che a me, mentre si gratta il retro della testa.

«Chiamo l'infermiera?»

«No! Sarebbe il secondo oggetto che smarrisco. Ricordi il termometro? Puff, sparito la settimana scorsa.»

«Sei stato tu a passarmi la febbre.» dico mettendo il broncio.

«Eri tu che mi stavi sempre attaccata!» sorride, cercando ancora.

«Ma tu mi chiedevi continuamente di abbracciarti. Specialmente durante le punturine.» gli faccio il verso.

«Io intanto non piango per la minestra di verdure.» mi fa la linguaccia.

«Okay Jay, guerra vuoi? Guerra avrai.» dico prendendo il telecomando dell'infermiera per chiamarla.

«No! Ti prego!» dice buttandosi addosso a me.

Io scoppio a ridere e poi estraggo da sotto la mia schiena, il telecomando della televisione.

«Sei perfida! I Simpson saranno già iniziati!»

Continuo a sorridere e poi mi sposto un po' per fargli spazio accanto a me.
«Stai zitto e siediti qui.»

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now