Capitolo 68: Dormi con me

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«Co-cos'hai detto?» balbettò.

Jay sbattè le palpebre.
Io pure.

«Ho detto... "qu...ando andiamo?"»

«Keira.»

«"Quindi brindiamo".»

«Keira.»

«"Quanto voliamo"...?»

«Keira Jennifer Kelley, cos'hai appena detto?»

Sospirai. «Andiamo! Hai sentito bene!»

Sorrise. «Eri seria? O sei ubriaca?»

«Dipende. Se vuoi rispondermi allo stesso modo, allora ero seria. Altrimenti ubriaca, ubriaca fradicia. Woo, non riesco a reggermi in piedi!»

Rise lievemente. «Puoi ripeterlo?»

«Ho detto: "questo ramo".»

«Keira!»

«"Andiamo o ci perdiamo?"»

«Dai!»

«Quanto ti amo, okay?!» strillai. «Adesso va bene?»

Mi presi un secondo per osservare la sua reazione. Sollevò le sopracciglia folte, strabuzzò leggermente gli occhi. Un sorriso gli comparve lungo tutta la sua faccia: iniziò da un orecchio e si appese per concludersi all'altro.
Una fila perfetta di denti bianchi e dritti mi accecarono.
I suoi occhi li vidi illuminarsi.
Non era solo un'idea egoista.
Si stavano illuminando per davvero.
Mi venne la pelle d'oca.

Si avvicinò pericolosamente a me e posò le sue labbra sulle mie. Mi spinse contro al muro e sorrise sulla mia bocca, stringendomi i fianchi ed avvicinando il suo bacino al mio.
Mi baciò con così tanta foga che stavo quasi per perdere il respiro e l'equilibrio. Sotto le sue mani sentii il cuore balzarmi in gola, offuscarmi la vista nonostante avessi gli occhi chiusi. Sentii le gambe molli, a momenti sarebbero cedute se Jay non mi avesse tenuta stretta a lui.
La pelle d'oca sulle braccia e sulle cosce, un brivido lungo la schiena.

«Anche io ti amo» sussurrò sulle mie labbra. «Da impazzire.»

***
Mio padre aveva vinto il premio per miglior ginecologo. Ero molto fiera di lui, applaudii così tanto che mi si arrossarono i palmi delle mani.
Fece un bellissimo discorso di ringraziamento e poi fece un brindisi.
Lo aveva dedicato a me, mamma ed Harriet. Attorno alla mezzanotte eravamo fuori dall'hotel, stanchi e con gli stomaci pieni di una Sacher al cioccolato.
Oscar era già davanti a noi con la limousine. Saliamo e ci sedemmo, io e papà da un lato. Mamma era vicina al mio ragazzo, e per un attimo avevo pensato che se lei avesse avuto diciassette anni, in quel momento, gli sarebbe saltata addosso.

E come biasimarla, Jay era perfetto.
Uno degli esseri umani più belli mai visti. Quel completo elegante addosso gli conferiva un'aria più adulta, il lieve strato di barba, poi, giocava a suo favore. Avrei contemplato la bellezza di Jay per sempre. Anche anni e anni dopo, come un'opera d'arte. Jay era semplicemente l'opera più geniale e meglio riuscita di tutti gli artisti mai vissuti.
Mi faceva sentire importante sapere che lui era mio.
Lo guardai sorridente, lui fece lo stesso e gli si illuminarono gli occhi.
Quegli occhi neri che credevo non avrebbero mai avuto il luccicchio che tanto speravo di vedere. Mi ero sbagliata, la luce che emanavano i suoi occhi era abbagliante, semplicemente mozzafiato. Sentii un formicolio nello stomaco quando compresi al cento per cento di essere innamorata di lui. Completamente.
Ogni parte di me lo amava, ogni singolo centimetro del mio corpo.
Ogni battito del mio cuore era indirettamente collegato a lui, a Jay Evans. Ogni brivido sulla mia pelle aveva il suo nome. Ero innamorata.

Quando arrivammo a casa, Jay, con una sola occhiata mi aveva fatto intendere che ci saremmo visti sul tetto. Gli sorrisi in risposta.
Ringraziò ancora una volta i miei genitori per l'invito e poi mi lasciò un bacio sulla guancia. Mio padre lo fulminò con lo sguardo e lui infilò le chiavi nella serratura di casa sua.
Buonanotte.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now