Capitolo 63: A lume di candela

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Un respiro.
Due respiri.
Tre respiri.
Le farfalle nel mio stomaco stavano ballando la salsa, cantando al karaoke, giocando a pallone.

Con le mani, stirai il vestito color bordeaux che mi calzava a pennello.
Mentre mi guardavo allo specchio pensavo a cosa sarebbe potuto accadere quella sera. Dove Jay mi avrebbe portata, cosa mi avrebbe detto, che avremmo fatto.

Passai le dita tra i capelli e sorrisi.

Sentii delle nocche bussare alla porta d'entrata. Presi un grosso respiro e sorpassai qualche scatolone.
Salutai distrattamente i miei genitori con cui ormai non parlavo quasi nulla, ed aprii la porta.

Jay era perfetto, come sempre.
Con un riccio color cioccolato che ricadeva sulla fronte, gli occhi puntati nei miei, una camicia bianca a maniche corte, sbottonata al secondo buco.
Un paio di jeans neri e delle semplici Converse nere.
Nella sua semplicità, appariva sempre divinamente.

Aprì la bocca e la tenne mezza aperta per lo stupore. Si passò una mano tra i capelli, spostando il riccio dalla fronte, e sbattè più volte le palpebre.

«I tuoi capelli.» ne prese una ciocca in mano.

«Sorpresa!» sorrisi.

«Wow.» mi prese la mano senza staccarmi gli occhi di dosso. «Sei bellissima.»

«Grazie.» mi avvicinai per lasciargli un bacio sulla guancia.

Premetti le labbra sulla sua pelle, dove un filo di barba la ricopriva, e chiusi gli occhi. Insipirai il suo profumo e realizzai quanto amassi i profumi maschili.

Allungò un braccio e chiuse la porta alle mie spalle.

«Andiamo?»

«Sì.» sorrisi.

Intrecciò le nostre dita e scendemmo le scale assieme.
Non riuscivo a trattenere quello stupido sorriso da ebete che avevo dipinto in viso.
Abbassai gli occhi sulle nostre mani e ancora non ci potevo credere.
Scoppiai di felicità, quando raggiungemmo la sua auto e ci sedemmo al suo interno, mi sporsi verso di lui e lo baciai con tanta necessità.
Sulle labbra, nel cuore.
Una mano sulla guancia, la sua sulla mia. Aprii gli occhi per un istante, per poter vedere i suoi chiusi, ma anche i suoi erano rivolti verso di me.
Staccai lentamente le nostre labbra, sorrisi e mettemmo le cinture di sicurezza. Jay accese la radio.

«L'ho sempre detto che da bionda sei troppo bella.»

«E con i capelli rosa, no?» scherzai.

«Non erano biondo fragola?»

Rise ed io sorrisi, mentre sfrecciavamo per le strade di Miami.

«Mi vuoi dire dove mi porti?»

«No.»

«Uffa.» incrociai le braccia e misi su il broncio, a mo' di bambina.

Si voltò per un istante verso di me e, ridendo, mi lasciò un buffetto sul mento. Tornò con gli occhi sulla strada, e si fermò di colpo quando ci capitò il rosso al semaforo.
In radio una canzone di Taylor Swift, nel cielo un colore tra la notte ed il tramonto. Nell'auto, io che giocavo con l'orlo del vestitino, Jay che mi aveva appena posato una mano sulla coscia. Sorrisi.

«Ehy! Non ci casco ai tuoi tentativi di rimorchio!» risi.

«Non è colpa mia! Giri con queste gambe mezze nude...»

«È proprio per frasi come queste se molti stupratori non finiscono in carcere, lo sai vero?»

«Con la differenza che io non sono uno stupratore.»

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now