Capitolo 9: È troppo tardi

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La famiglia di Jay era un casino.
Suo padre se n'era andato due anni prima, sua madre era un'alcolizzata e sua sorella era una tredicenne cinica e stronza.
Che quadretto.
La cena a casa mia era stata disdetta a causa della madre di Jay.
Era tornata a casa ubriaca, ancora una volta, e non sarebbe mai riuscita a riprendersi in tempo.
La scusa dell'appuntamento con Chad Bennett me l'ero inventata per evitare la cena, perciò quella sera mi ritrovai, ancora una volta, seduta in camera mia completamente sola.

Agli occhi degli studenti della MHS sembravo una ragazza talmente piena di amici che doveva segnarsi gli appuntamenti con loro sull'agenda.
Ed invece no.
Ero Keira Kelley, ed ogni sera restavo sola. Ogni sera ripensavo a quanto avrei voluto cambiare la mia vita.

A cena, io e mio padre, avevamo mangiato il polpettone di mia madre, fingendo approvazione e regalandole un po' di autostima.
Mamma faceva pena ai fornelli, ma non per questo, io dovevo demoralizzarla.

Ero distesa sul letto, messa su un fianco, con lo sguardo rivolto verso la sveglia, da mezz'ora.
Erano le undici e mezza di sera, ed io non sapevo che diavolo fare della mia esistenza.
Avevo i capelli che mi ricadevano sul collo e sul viso. Le mani chiuse a pugno, messe nell'incavo della spalla. Le labbra che, di tanto in tanto, buttavano fuori un sospiro d'aria. Le gambe nude rannicchiate e la testa piena di 'perché?'.

«Keira!» sentii pronunciare dalla terrazza.

Mi voltai e trovai Jay Evans battere le sue nocche contro la porta del terrazzo. Aggrottai la fronte e mi alzai dal letto, raggiungendo la porta e trovandomi faccia a faccia con il mio vicino.

«Tutto bene?»

«Hai da mangiare?» chiese entrando in camera mia.

«Perché?»

«Perché forse ho fame?»

«Eri a casa tua fino ad adesso, non ci credo che avete del cibo.»

«L'ho finito tutto.» borbottò incrociando le braccia al petto.

«Jay.» lo richiamai, accendendo la bajour.

Mi avvicinai di più a lui e lo guardai dritto negli occhi.
Esatto, proprio come immaginavo.

«Sei fatto!»

«E quindi?»

«Dovresti essere di là con tua mamma, sta male.»

«È routine, ormai. Mi preoccupo di più quando torna a casa da sobria.»

«Non è normale, Jay!» esclamai sussurrando, per evitare di svegliare i miei genitori. «Quella donna va aiutata, e girarti una canna non ti semplificherà le cose!»

«Okay, ho capito. Andrò in un pub.» fece un passo verso la porta del terrazzo ma io lo fermai, prendendolo per un braccio.

«No! Tu adesso torni da tua madre e la aiuti a ritornare con i piedi per terra. Intesi?»

Si lasciò scappare una risata amara, poi si passò una mano sulle guance ed uscii, lasciandomi ancora una volta, completamente da sola.
Avevo fatto la cosa giusta, ne ero sicura. Sperai solo che Jay mi ascoltasse, anziché andare a scrofanarsi di cibo spazzatura per placare la sua fame chimica dovuta all'erba.

Al diavolo.

Uscii sul mio terrazzo e trovai Jay seduto sul mio cornicione, con la schiena rivolta verso di me e lo sguardo affacciato su casa sua.
Mi andai a sedere accanto a lui, e poi mi schiarii la voce fingendo un colpo di tosse.

«Vorrei che mia madre non fosse un'alcolizzata.» sussurrò.

«Vorrei che tu non ti sentissi in colpa per questo.» sussurrai anche io, sorprendendomi di me stessa.

Io e Jay ci odiavamo, perciò per quale assurdo motivo io mi trovavo lì, accanto a lui, ad aiutarlo?

«Peccato sia così.» sorrise tristemente, guardando le sue gambe penzolanti. «Ha iniziato dopo il mio ricovero. Povera. Non si sarebbe mai aspettata che suo figlio di soli tredici anni, sarebbe stato ricoverato in ospedale per overdose.»

«È successo, e ne sei uscito pulito. Ora sei diverso. Magari qualche sbronza te la fai, le canne posso notare che ancora te le fumi, ma finché siamo a questi livelli, non c'è da preoccuparsi. Insomma, hai diciassette anni! Dovrai trasgredire un po', no?»

Sorrise. «Ti va di salire?»

«Credevo che il tetto fosse solo il tuo posto.»

«Saresti salita comunque, prima o poi.» si alzò.

«In effetti.» sorrisi, alzandomi anche io.

Senza aggiungere altro, attraversammo il suo terrazzo e salimmo silenziosamente la scala.
Dal tetto, il cielo, era tutt'altra storia.

«Sto morendo di fame.» borbottò una volta disteso a terra.

Mi sedetti di fianco a lui, abbracciandomi le ginocchia piegate all'altezza del petto. «Colpa tua e della tua stupida erba.»

«Un giorno ti farò fumare.»

«No grazie, ingiallisce i denti e rovina i polmoni.»

«Davvero?» finse di essere sorpreso ed io gli diedi un leggero schiaffo sul braccio, sorridendo. «Perché ora vedo la Keira di tredici anni?»

Roteai gli occhi e mi distesi. «Smettila con questo discorso. Quattro anni fa ero una persona, sei anni fa un'altra ed ora un'altra ancora.»

«Non è bello.»

«Cosa?»

«Cambiare così tanto nel corso degli anni. Se nasci una persona, cerchi di rimanere tale.»

«Facile a dirsi.» sospirai.

«Provaci almeno.»

«È troppo tardi.» chiusi gli occhi.

«Non è mai troppo tardi.» sussurrò.

Aprii gli occhi di scatto e mi misi a sedere. Guardai Jay con lo sguardo rivolto verso il cielo pieno di stelle, con un braccio sotto la nuca ed una mano sul petto.

«È tardi, Jay! Non posso più tornare indietro! Sono Keira Kelley, non una qualunque. A scuola le ragazzine al primo anno hanno paura di me, e tutti i ragazzi fanno a gara per uscire con me. Non posso tornare una tredicenne! Sono questa persona ora, e ripeto, che a te vada o bene a me non importa.»

Si mise a sedere velocemente anche lui. «Puoi essere entrambe le cose, lo sai? Puoi essere Keira Kelley quella popolare, e allo stesso tempo la ragazzina che ho conosciuto io quattro anni fa.»

«No, no.» sbuffai. «A scuola tutti pensano che io sia stronza, egoista, egocentrica, viziata e quant'altro. È troppo tardi per cambiare. Nessuno mi prenderebbe sul serio.»

«Puoi farlo passo dopo passo, magari iniziando ad essere più gentile e meno stronza.»

Sospirai e poi mi alzai. «No, fine. Sono la reginetta del ballo, la capo cheerleader, la ragazza più popolare della scuola. Sono io che gestisco le attività extrascolastiche, che organizzo le feste, che mi occupo degli open day per i ragazzini. Non posso rovinare quasi quattro anni di scuola, solo per "provare" a tornare quella di una volta. No Jay, c'è troppa roba in ballo.»

«Sono convinto del fatto che, se tu vuoi veramente una cosa, fai di tutto per averla. Se tu vuoi tornare quella di una volta metteresti da parte tutto il resto.»

Sospirai. «Io non voglio tornare quella di prima. Non ero io, ora sono Keira Kelley e non cambierò più, per nessuno.»

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Buonasera, ero convinta di aver già pubblicato il capitolo...ed invece no ahahah 😅
Come va? Spero bene!
Questo era il capitolo, spero vi sia piaciuto.
Questo sarà uno dei tanti, tanti, tanti "episodi" in cui i nostri protagonisti passeranno la notte sul tetto.
Sono felice di come la storia stia prendendo forma, ed io mi sto affezionando sempre di più a Keira e Jay! Adesso vado a dormire, buona notte! 💘

-Alessia

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now