Capitolo 18: Stanco

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«Ti sei mai sentito...stanco?» sussurrai distesa accanto a Jay.

«Stanco?»

«Stanco»

«Definisci ciò che intendi»

«A volte» mi fermai per sospirare. «A volte mi sento super stanca. Faccio una cosa e non va bene, non la faccio e non va bene. Se dico qualcosa riesco a far stare bene qualcuno, ma male qualcun'altro. Sto zitta e sembro indifferente, parlo e sembra che voglio stare al centro dell'attenzione. Se sto ferma mi dicono di muovermi ed appena lo faccio, mi dicono di fermarmi. Se provoco dolore a qualcuno tutti me lo rinfacciano, ma se faccio del bene nessuno me lo dice. Mi sento stanca di tutto, di tutti»

Silenzio. «Wow» fu l'unica cosa che Jay disse.

«Lascia stare, la sbronza sta passando» chiusi gli occhi.

«No, ti capisco. Ti capisco perfettamente. È come se niente andasse mai bene e tutto andasse sempre male»

«Bingo»

Lo sentii sorridere.
Appoggiai lentamente la testa accanto alla sua spalla. Entrambi distesi l'uno accanto all'altra. Che soggetti che eravamo: una mezza ubriaca ex autolesionista ed uno stupidissimo ex impasticcato. Eravamo stati davvero idioti, in passato, però tutto quel dolore ci aveva portato lì.
Lì, su quel tetto.

Accesi il cellulare e notai l'ora: le quattro e dodici.

«Sei mai stato tutta la notte con una bella ragazza come me?»

«Sai, di solito nei libri è il ragazzo ad essere sicuro di sé, non viceversa» sorrise.

«Ma noi non siamo in un libro»

«Hai ragione»

Sorrisi, richiudendo ancora una volta gli occhi. Sentii la sua mano cercare la mia, e quando la trovò, affondò le dita tra le mie. Non so cosa stavamo facendo o dove volevamo arrivare, ma andava bene.
A volte non sapere, andava bene.
Riaprii gli occhi e li puntai sul cielo.
Mi sporsi un po' per vedere Jay, e lui stava guardando le stelle.
Decisi di farlo anche io.
Che spettacolo.

«Jay» sussurrai.

«Sì?» si voltò verso di me, incurante delle nostre mani ancora intrecciate per non si sa quale motivo.

«Baciami»

«Sei ubriaca» disse tranquillamente, come se avessi appena detto che avevo fame.

Tornò a guardare le stelle.

«E tu no. Approffitane»

«È l'alcool a parlare. Non voglio fare qualcosa per cui ti pentiresti una volta tornata sobria»

In effetti, aveva ragione.
Ammirevole, Evans.

«Fallo» sussurrai ancora. «Baciami»

Tornò a guardarmi serio. «Sei seria?»

«Se non lo fai tu, lo faccio io»

Sorrise. «Okay»

'Okay' cosa?
'Okay' mi stava per baciare?
'Okay' lo dovevo baciare?
'Okay ti odio'?
'Okay' cosa?!

Rimase immobile.
Fermo, stringendomi la mano in silenzio. Guardando le stelle, cercando di decifrarle.
Sentii poi le sue labbra lasciarmi un caldo bacio sulla mia fronte.

«Intendevo sulle labbra» biascicai, facendolo ridere.

Sorrisi, sentendolo ridere.
Che bella risata.

«Hai sonno?» chiese.

«No»

«Okay» disse. «Ci credi che domani torniamo a scuola?»

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now