Capitolo 55: Buio

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Kylie era seduta su una poltrona nell'angolo della sua festa di compleanno.
Teneva le gambe accavallate, i polpacci attaccati ai piedi della poltrona. Un bicchiere di champagne in mano, l'indice dall'unghia laccata di bianco che ripassava la circonferenza del flûte di plastica.
Gli occhi vuoti che fissavano con noia il tavolo da biliardo, non curanti della festa attorno.
Di tanto in tanto beveva un sorso d'alcool, ma il tutto senza mai muoversi.
Faceva paura.
Mancavano venti minuti al suo compleanno e tutto era stato rovinato a causa mia.
Era solo ed esclusivamente colpa mia.
Ma perché?
Cosa avrei dovuto fare da quel momento in poi?
La mia migliore amica era innamorata di me, ed io ero davvero così confusa.
Come sarebbe continuata la nostra amicizia? E se si fosse bloccata lì?
E se Kylie non avesse avuto più voglia di vedermi a causa del dolore?
Maledizione, tutto stava andando a rotoli.

Me ne stavo seduta su un gradino dietro ai bagni, massaggiando le tempie in cerca di una soluzione inesistente e tenendo le ginocchia all'altezza del petto.

Pensa Keira, pensa.

«Che ci fai qui tutta sola?» chiese una voce alle mie spalle.

Jay si sedette accanto a me, spintonandomi un po' per lasciargli più posto. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e guardò dinnanzi a sé.

«Mh?» ritentò.

«Niente. Tu, piuttosto? Perché sei qui?»

«Avevo bisogno di staccare un po'.» mormorò. «Non sono venuto per fare pace.»

«Okay.» stetti in silenzio. «Puoi "staccare un po' " da un'altra parte, scusa? Qui c'ero già io.»

«Ben o male è la stessa cosa che ho detto io quando sei salita sul tetto per la prima volta. E guarda in che guaio siamo finiti adesso.»

«Non c'è nessun guaio.» tagliai corto. «Adesso vattene, ho bisogno di restare da sola.»

«No, non mi va.»

Strinsi i denti e lo vidi tirare fuori il suo cellulare. Sotto il mio sguardo furente, lo accese ed entrò su Instagram.
Scorse un po' la home, fino a quando non gli arrivò una notifica da parte di Vicki.
Ecco, lo sapevo.
Abbassò subito lo schermo e si schiarì la voce per finta.

«Okay, è chiaro. Me ne vado io, buona permanenza.»

Detto ciò, mi alzai frettolosamente e tornai alla festa.
Mi avviai immediatamente verso il bancone degli alcoolici e riempii un bicchiere di vodka.
Liscia.
La bevvi tutta d'un sorso.
Feci una smorfia di disgusto nel sentire il liquido scivolare velocemente nella mia gola.
Sapevo bene che l'alcool non avrebbe mai cancellato i miei problemi, ma era una buona scusa per poterli dimenticare per qualche ora.
Soltanto qualche ora.
Niente di più.
Riempii una seconda volta il bicchiere e lo buttai giù velocemente.
Un ragazzo dietro di me mi invitò a berne il terzo, e così feci.
Poi mi spostai verso la tequila e sorrisi.

***
Non sapevo che ore fossero, dove fossi, con chi.
Sapevo solo che tanta gente stava cantando 'tanti auguri' alla mia migliore amica, e che quindi io mi ci ero aggregata.
Un braccio era appoggiato sulle mie spalle, ma non sapevo a chi appartenesse.
Alzai lentamente lo sguardo e raggiunsi il volto del ragazzo appiccicato a me.
Era il vicino di casa di Kylie: Charlie.
Carino.

«Tanti auguri a Kylie, tanti auguri a te!» tutti cantammo.

Dopodiché le guance della mia migliore amica si gonfiarono, e buttarono fuori aria sufficiente a spegnere tutte le candeline in una sola volta.
Ci guardò sorridente ed ubriaca.
Poi tutto accadde in un secondo: Kelsie le spinse la testa sulla torta.
Kylie tornò in piedi con il volto coperto di panna.
Tutti scoppiammo a ridere.

***
Ore: due e cinquantanove.
Charlie ancora mi stava addosso.
Io avevo caldo.
Gli presi la mano e lo trascinai con me al bancone.
Versai dell'altra vodka, alla fragola, dentro ad un bicchiere e lo bevvi tutto d'un sorso.
Sentivo la musica forte nelle orecchie e gli occhi pesanti, ma avevo ancora voglia di ballare.
Tornai al centro della pista, sempre seguita da Charlie e ballammo.
Ballammo, ballammo e ballammo.
Ero senza alcun dubbio felice.
Ubriaca sì, ma felice.
Gli presi il volto tra le mani, strinsi le sue guance e gli lasciai un lungo bacio sulle labbra.
Mi strinse forte i fianchi, mi baciò anche lui con foga.
Ci baciammo per non so quanto tempo.
Forse dieci minuti, forse dieci secondi.
Non ne avevo idea.
Avevo troppo alcool in testa per ragionare.

Mi morse le labbra, le baciò, le leccò.
Fece della mia bocca il suo più grande sogno erotico.
Però io non volevo lui.
Non volevo Charlie il vicino di casa di Kylie.
No, io volevo Jay.
Il mio vicino di casa.
E per quanto Charlie fosse carino con quei capelli rossi e quei bellissimi occhi verdi, sapevo che mai avrebbe raggiunto la bellezza di Jay Evans.
Più le sue mani cercavano di stringermi, più immaginavo che fossero quelle di Jay.
Ci speravo, da matti.
Chissà che avrei fatto per un altro suo bacio.
Chissà se ce ne sarebbe stato un altro.

Sentii poi una mano prendermi per la spalla. Mi allontanò dal corpo del rosso e non riuscii a focalizzare la scena che già un pugno era stato sferrato sul naso di Charlie.
Jay era davanti a me, mi dava la schiena.
Respirava affannosamente.
Il viso di Charlie si imbestialì.
Indietreggiai spaventata.
Andai a sbattere contro qualcuno.
Mi voltai: era Kylie.

«Stavi baciando Charlie?» chiese delusa.

«Posso spiegarti.» piagnucolai.

«No, non serve. Non sei costretta a ricambiare ciò che ti ho detto prima.»

«Allora perché mi guardi così disgustata?»

«Perché io mai e poi mai ti avrei fatto questo. Non dopo avermi detto una cosa così...così complicata, ed intima, e difficile, e...e- maledizione Keira, è il mio fottuto compleanno! Va' al diavolo!»

Kylie si voltò e se ne andò via.
Non potevo crederci.
Avevo appena spezzato il cuore della mia migliore amica.
L'avevo distrutta.
Il giorno del suo compleanno.
Sentii il cuore accelerare ogni battito.
Le pareti si fecero più vicine.
Facevo schifo, come amica e come persona.
Non meritavo quelle persone attorno a me, erano tutte troppo buone.
Io facevo pena, ribrezzo.
Tornai con gli occhi lucidi su Jay, e lo vidi fare a pugni con Charlie.
No.
No, no, no e no.

Tirai uno strillo da paura.
Gridai un semplice 'basta' ma mi sentirono tutti.
Ma tutti, tutti.
Guardai Jay immobile.
Guardai Charlie.
Ero in piedi con gli occhi spenti.
La mia migliore amica dal cuore spezzato.
Il ragazzo di cui ero innamorata col naso rotto.
Io che stavo per cedere.

Jay lasciò prepotentemente la camicia di Charlie, poi mi guardò schifato.
Deluso, amareggiato.
Si pulì il sangue che usciva dal suo naso con il dorso della mano.

«Mi fai schifo.» sputò con rabbia.

Nella sala era calato il silenzio.
Gelo.
Jay avanzò verso la porta d'uscita e la sbattè con forza, scomparendo dietro di essa e vagando nella notte più profonda.
Io rimasi in piedi, con cento occhi puntati addosso ed uno strato senso di freddo in tutto il corpo.
Nel cuore.
Avevo appena perso le due persone più importanti della mia vita.
Sentii i sussurri della gente, le orecchie ovattate, le pareti che mi stringevano come se fossi in una scatoletta di tonno.
Feci un tonfo, caddi.
Poi, buio.

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Buonaseraaa Keira è un'idiota niente da fare ciaoo

-Alessia

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