Capitolo 7: Le stelle

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«Che ci fai qui?» chiese Jay alzandosi da terra.

«Potrei farti la stessa domanda.»

«Non riesci a dormire?»

«Suppongo nemmeno tu.» accennai ad un sorriso.

«Già.» annuì distrattamente, poi alzò gli occhi e fissò il cielo. «Bello, eh?»

«Bellissimo.»

«Come sei arrivata qui?» disse sedendosi di nuovo.

«Scala.»

«Sei entrata nella mia proprietà.» sorrise voltandosi verso di me.

Feci qualche passo verso di lui e poi decisi di sedermi accanto a lui, ma a debita distanza. «Per una buona causa.»

Si lasciò sfuggire una lieve risata. «Ovvero?»

Risposi indicando il tappeto di stelle sopra le nostre teste e lui sorrise, continuando a guardare il cielo.

«Oggi è anche più bello dell'ultima volta che sono venuto qui.»

«Sarà perché ci sono io.»

Sorrise. «Devi essere sempre al centro dell'attenzione, eh?»

«Mi piace pensarlo.»

No, odiavo avere gli occhi di tutti addosso.
Odiavo la situazione in cui mi ero cacciata.
Io non ero snob, non ero viziata.
Non ero niente di ciò che Jay aveva detto poche ore prima.

«Perché?» chiese dopo qualche minuto di silenzio.

«Cosa 'perché'?»

«Perché sei cambiata così tanto? Sono passati quattro anni, eppure mi sembra di vedere un'estranea.»

«I cambiamenti fanno bene. Non potevo continuare a rimanere una ragazzina di tredici anni.»

«Perché no?»

Lo guardai negli occhi. «Perché si cresce, si matura, si cambia. Nessuno rimane uguale a ciò che era, nel corso della sua vita.»

«Mh, okay.»

«Non sembri convinto.»

«Perché è così.»

Sospirai. «Pensieri contrastanti. Okay.»

«Gli opposti si attraggono.»

«Non in questo caso.»

«Sicura?» chiese con un ghigno.

«Assolutamente sì.»

Sorrise, poi succhiò per qualche secondo il suo piercing al labbro ed io non riuscii a non guardare quel gesto.

«Perché siamo qui, io e te?» chiese d'un tratto.

«Non riusciamo a dormire.»

«E perché?»

«Perché, perché, perché. Sai solo farti complessi mentali. Questa è forse l'unica cosa che mi fa ripensare al Jay Evans tredicenne che conoscevo.»

«Ti offendi se io, invece, ti dico che non vedo da nessuna parte Keira Kelley di tredici anni?»

«No. Ti capisco, ma fa niente.» scrollai le spalle, e poi mi alzai.

«Key.» mi prese per un polso.

Mi girai verso di lui e lo vidi alzarsi.
Si avvicinò a me e per qualche strano motivo, io, trattenni il respiro.

Sopra lo stesso tetto | #Wattys2019Where stories live. Discover now