Capitolo 8: Amy

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Una manina gelida scuote la mia spalla. No. Non la scuote. Cerca di staccarmela. Le labbra di Brianna si stanno muovendo, ma non sento niente se non un fischio leggero all'orecchio.

"Cazzo mi hai spaventata Amelia, pensavo fossi svenuta. A che ora sei tornata ieri? Puzzi di alcol da far schifo" Mi rigiro nel letto coprendomi fin sopra la testa. Queste coperte sono incredibilmente calde... e pesanti... e mi sento così stanca. Forse ho l'influenza "Gesù... Ti ho bombardata di messaggi e chiamate per tutta la mattina!"

In che senso 'tutta la mattina'. La bocca impastata mi impedisce di parlare e così ho qualche millesimo di secondo in più per articolare una frase di senso compiuto. "Che ore sono?"

"Sono le 2.30 di pomeriggio Amelia" non è un buon segno che mi chiami col mio nome completo, credo lo abbia fatto anche qualche frase fa...

"Cazzo cazzo cazzo" significa che avevo saltato tutte le lezioni della mattina.

Riesco a mettermi seduta e noto che indosso ancora la nuova divisa. Non ho affatto l'influenza! Ho solo fatto l'alba ieri notte. Prima che Brianna possa rimproverarmi come una mammina vado a farmi una doccia fredda. Appena entrata sotto il getto d'acqua ci metto un po' a percepire la temperatura, ma poi... torna tutto in mente. Il post serata, i drink di troppo, Brent con quella sua faccia tonda soddisfatta, il ballo con Alex e le braccia di Jeff che mi posano sul divano letto e mi mettono una coperta addosso. Esco quasi nuda dalla doccia rischiando di scivolare coi piedi bagnati sul pavimento "Tra mezz'ora devo stare al dormitorio di Neil!"

"Ti porto in macchina" dovrei fare santa questo mio angioletto incazzato!

Brianna mi fa scendere dalla macchina e mi avvio da sola lungo il corridoio del dormitorio. Cinque secondi dopo il telefono, che non ricordavo neanche di aver messo in tasca, vibra per un suo messaggio:

/Tranquilla non barcolli/

mi giro a sorriderle e lei riparte.

***

"Nottataccia?"

"Ho fatto tardi a lavoro stanotte" sicuramente ora avrebbe voluto sapere che lavoro facessi.

"Le tue occhiaie da panda raccontano ben altro"

"Non sono affari tuoi e dammi gli audio così torno a casa a trascriverli"

"Mhhh aggressiva... mi piace" parlando si era avvicinato un po' troppo, suppongo per analizzare le mie occhiaie. Ma ora mi ritrovo coi suoi occhi incollati ai miei. Oggi sono di un verde meraviglioso ed è veramente difficile portare la mia attenzione ad altri oggetti nella stanza: il fornetto, il tavolo, il cesto dei panni sporchi, il pavimento... cazzo avevo abbassato lo sguardo! Ora avrebbe creduto di avermi sottomessa. Mi sarebbe toccato farlo ricredere.

"Comunque registro col telefono quindi dovrai farle qui le sbobine"

Sapevo dall'inizio che la sua era una trappola, che stronzo di prima categoria...

Mi abbandono su una sedia e mi massaggio piano le tempie "Non sono in condizioni di discutere quindi va bene"

Avevo accettato il lavoro quindi senza fiatare mi siedo davanti al computer, tra l'altro fisso, e inizio a lavorare. Per due minuti buoni cerco di capire dove sia il tasto dell'accensione, ma non c'è nulla da fare.

"Scusa mi accendi questa cosa dell'ante guerra, per favore?"

"Oh sì arrivo" si piega su di me per premere i tasti giusti. Io ho la mano incollata al mouse e quando ne ha bisogno anche lui i miei riflessi da post-sbronza mi impediscono di levarla in tempo. Guardo la sua mano sulla mia, ma a lui non sembra dare il minimo fastidio. Guida la freccetta su un'icona e fa pressione sul mio indice per cliccare e aprire il foglio di testo. Ha un buon profumo e quando si allontana ho come l'impressione che il mio naso voglia inseguire il suo collo per goderne ancora.

"E così hai lavorato fino a tardi ieri sera... che lavoro fai?"

"Cerco di mantenere l'appartamento col lavoro di barista. Non è nulla di che e non mi pagano benissimo, per questo ne ho dovuto inventare un altro." Dirla la faceva sembrare più realistica di quando l'avevo pensata. Magari non avrebbe fatto domande.

"Capisco, anche James ha dovuto cercare lavoro in zona per mantenere la stanza qua"

"Ah sì il toccatore di culi" era impossibile non farsi scappare un sorriso e anche Neil si fa trasportare. Quando sorride si forma una minuscola fossetta sulla guancia che è una delle cose che mi piace di più in un ragazzo.

"Esattamente. Ora farà il buttafuori al Ticket. È un locale esclusivo, lo conosci?"

"No" dico con la voce più disinvolta che riesco a fare.

"Se ti va allora una di queste volte potete venire con noi, tu e la tua amica"

"Oh noi non siamo grandi amanti delle serate sinceramente" mi ero dimenticata che James e Brianna si fossero incontrati proprio al Ticket.

"Ah sì? Forse tu no, ma Brianna sì. James l'ha incontrata proprio al Ticket quando è andato a chiudere il contratto" merda. Devo uscire dal discorso. "credo che provi una certa simpatia per la tua compagna sai? Il giorno dopo il colloquio era felice come una Pasqua!"

"Mi fa piacere per Brianna, ma dì al tuo toccatore di culi che se le fa del male glielo taglio" ero sinceramente seria, ma con una minaccia del genere non si può non ridere.

"E tu non dire a Brianna che James è stato contentissimo di conoscerla. Come sai non mi piace mettermi in mezzo alle questioni di cuore"

Annuisco e torno a battere a macchina parole su parole.

La giornata è quasi al termine e inizia a fare buio. Come la sera prima Neil mi riporta gentilmente in macchina fino all'appartamento e prima di scendere mi ringrazia per il lavoro. Sta osservando con attenzione ogni particolare del mio viso. Gli occhi, il naso e si sofferma particolarmente sulle labbra per poi tornare a guardarmi negli occhi. So che questa è una strategia di seduzione, ma sono troppo distratta dal suo di viso che mi costa molta fatica sorridergli leggermente e salutarlo a mia volta.

"Briannaaaaa, non sai che è successo oggi!"

"Vi siete già baciati... pensavo avessimo deciso di aspettare un altro po'" la sua voce gracchia al telefono.

"Tu l'avrai deciso, io dubito che lo bacerò mai dato che non sono in fila per essere la sua prossima preda. Comunque mi ha parlato di James."

"E..."

"E niente, lui ha parlato a Neil di te, non è male come cosa! Forse gli piaci. Mi ha anche detto di non dirtelo" scoppiamo in una lunga risata: si sa che tra migliori amiche non ci sono segreti.

"Solo che abbiamo un problemino" continuo seria torturando la pellicina intorno all'indice "ci hanno invitate a passare una serata con loro al Ticket visto che ora James lavora lì come buttafuori"

"Oh merda. Forse lo ha detto tanto per dire, se ne dimenticherà vedrai"

"E se non se ne dimenticasse?"

"Potrebbero non riconoscerti, ti coprirò io"

"Già" convengo cercando di elaborare idee alternative "dovrò farmi dare il giorno libero la serata che andiamo con loro, per il resto mi inventerò qualcosa. James non deve sapere nulla"

Non so per quale motivo mi turbasse tanto l'idea che Neil potesse vedermi ballare al Ticket. In parte mi sarei vergognata per avergli mentito sul fatto che facessi la barista, anche se non era una bugia pesante. In parte probabilmente mi sarei sentita nuda, suppongo. Tutto questo ragionamento mi preoccupa perché la vergogna mi assale come una sorta di panico solo se mi interessa dell'opinione di una persona. Se fosse qualcuno di cui non tengo conto o che conosco troppo bene, come Brianna, non mi sarei fatta alcun problema. Ma Neil, forse, era un'altra cosa fuori da ogni logica.

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