Capitolo 52: Amy

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"Walter"

"Samantha, figlia mia"

Mi giro e vedo la sua faccia tonda e quei lineamenti inesistenti riempiti dall'adipe. Mio padre sembra non essere invecchiato di un giorno dall'ultima volta che l'ho visto.

"Walter" ripeto. Mi rifiuto di chiamare papà quest'uomo che ho davanti.

"Sono tuo padre, portami un minimo di rispetto."

Ora sono profondamente schifata e questa espressione del mio volto non deve piacergli per niente a giudicare dalla curva calante che hanno le sue labbra.

Una volta su un libro di psicologia avevo letto che se parli con una persona che tiene le braccia incrociate vuol dire che non è disposta ad ascoltare ciò che hai da dire o che non è interessato alla conversazione, così porto le braccia al petto e le incrocio sperando che colga il segno.

Lo squadro dall'alto in basso mentre lui riprende a parlare "Sembri cresciuta, e anche bene direi. Quelle curve ora ti stanno da Dio. Vedo che non sei cambiata affatto mentre sei stata lontana da me, ne deduco che il problema non ero io. Sei sempre stata una puttana come tua madre"

E tu sei sempre stato il peggior padre che una figlia possa avere, penso.

"Cosa ci fai qui?" la mia voce è risoluta, come se lui fosse un altro problema da risolvere come se ne presentano tanti nell'arco di una giornata ed io una persona molto pratica.

"Ti voglio a casa. Sono malato... non mi resta molto e sei l'unica erede a cui posso lasciare il mio impero"

"Non lo voglio il tuo impero. Non hai nessun tirapiedi a cui rimollarlo?"

Se stava veramente per lasciare questa Terra non riuscivo a trovare una sola ragione per cui non dovessi esserne felice. Mi avrebbe liberato della sua presenza una volta per tutte e non avrei potuto chiedere di meglio. Sebbene fosse mio padre di sangue non lo avevo mai visto come un genitore degno di crescere un figlio. Per quello che mi riguardava Walter non aveva figli e io ero orfana.

"Tua madre è tornata da me, voglio riunire la famiglia per quel poco di tempo che mi rimane"

Non so perché, ma sento dell'umanità in queste sue parole. Sembra lo stesso uomo che mi rimboccava le coperte quando ero piccola, lo stesso che mi aiutava a colorare i disegni per la mamma insegnandomi a non uscire dai bordi.

Manipolatore.

Subdolo.

"Non pensarci nemmeno Walter" non sono io ad aver pronunciato quelle parole, ma Brianna alle mie spalle.

Mi ha raggiunta veloce come un fulmine e ora come un fulmine illumina questa stanza portando speranza.

"Non sperare affatto nel perdono di tua figlia, sei solo un mostro" incredibile la rabbia che quel corpo minuto mostra puntando il dito contro mio padre.

"Jessie che bello vederti, anche tu sei cresciuta. Anche se il carattere è sempre quello: testarda e sempre in mezzo ad affari che non ti competono. Thomas pensaci tu" la diniega con un cenno della mano.

"Non toccarmi" Brie caccia dalla tasca della giacca un coltello da cucina e lo punta alla gola di Thomas che si stava avvicinando per portarla via.

Con un gesto veloce, imparato e praticato più volte, non ho idea di dove, Thomas la disarma, la afferra trascinandola con la schiena contro il suo petto e le punta il coltello alla gola.

"Sta ferma" le sussurro preoccupata mentre lei cerca di divincolarsi e di staccare il braccio di Thomas da attorno al suo collo.

"Sei diventata anche più saggia vedo" con un altro cenno indica a Thomas di lasciare la mia amica che subito corre al mio fianco "Ora possiamo trovare un accordo, per piacere?" un ghigno soddisfatto si distende sulle sue labbra e inizia a sfregare le mani come fanno le mosche con le loro zampette nere e pelosette.

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