Capitolo 40: Amy

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"Cazzo, sono quasi le 8.30. Tra cinque minuti ho  lezione" Ho sbloccato il telefono solo per vedere se ci fossero messaggi, ma i numeri dell'orario a caratteri cubitali mi fanno quasi andare di traverso il cappuccino gentilmente offerto dal mio... fidanzato. Thomas guarda l'orologio e afferra velocemente la sua borsa.

"Merda, avevo allenamento mezz'ora fa, il coach mi ammazza" Si passa una mano tra i capelli e si guarda intorno alla ricerca della porta, una volta trovata mi sorride e mi prende per mano.

Credo che fare colazione con Thomas quando abbiamo lezione così presto non sia una cosa da rifare, anche se l'ho gradita parecchio.

Ora mi ritrovo a correre letteralmente verso il campus con Thomas che si fa trascinare da me pur di non mollare la presa delle nostre dita intrecciate. Ha il fiatone, per lo meno il coach sarà contento che avrà già fatto riscaldamento.

Finalmente arriviamo davanti all'ingresso e subito i miei occhi notano un ragazzo alto e con i capelli biondo bruciato che abbraccia una biondona con un seno sproporzionato, ma dal viso molto delicato.

Una strana sensazione si fa strada nel mio cuore. Come faccio ad essere gelosa di Neil se sto con Thomas? E perché dovrei essere gelosa di una ragazza a cui dimostra affetto in pubblico? Se se la fosse portata a letto di sicuro non la abbraccerebbe come se fosse sua sorella, giusto?

"Sam" sussurra Thomas al mio orecchio per non far sentire il mio vero nome a nessuno, anche se lo studente più vicino è a dieci metri da noi "Io corro dall'altra parte, ci vediamo in mensa"

Mi lancia un bacio veloce sulle labbra e io corro nella mia aula.

Sto per entrare quando qualcuno mi blocca il braccio.

"Neil"

"Hei Amy, scusa per ieri sera. Non ricordo neanche granchè sinceramente, ero venuto per chiarire le cose tra me e te e spero di non aver detto qualche cazzata delle mie solite. Io.. ci teng-"

"Tranquillo, ora ci siamo chiariti e ognuno terrà i suoi demoni per sè" sorrido ricordando la notte precedente, mentre lui era alle mie spalle pregandomi di non andarmene... quella sensazione di fragilità affianco a lui torna a farsi sentire sotto forma di formicolio per tutto il corpo. Ora siamo lontani eppure la sento lo stesso. Mi sento calda e le mani sudano freddo. Mi sto ammalando? Ma allora perché mi ammalo sempre quando io e lui siamo nella stessa stanza? Incredibile come meno possa permettermi di fargli del male, più desidero essere sua.

"Bene. James mi ha detto che ti eri preoccupata per il mio post sbronza stamattina"

"Ovvio, eri mezzo svenuto a casa mia. A proposito sono tornata da lavoro ieri notte e non c'eri. Come cavolo sei tornato? Non hai guidato ubriaco vero?"

"In realtà non me lo ricordo" fa spallucce "comunque James mi ha anche detto che stamattina non volevi essere disturbata"

Lascio che la sua frase si disperda nell'aria perché non credo che rispondere sia la cosa migliore, litigheremmo di nuovo.

"Eri con Erin?" chiede secco vedendo che non apro bocca.

"Sì"

"State insieme?"

"Non sono affari tuoi con chi sto, ti prego Neil"

"Rispondimi" la sua voce si fa più dura, almeno su questo gli devo la verità.

"Sì" espiro forte appena pronuncio la parola. E' la prima volta che lo ammetto ad alta voce e non credo di aver ancora elaborato bene la questione Amy-Thomas-relazione.

"Cazzo, Amy ma lo conosci a mala pena" dice agitando i palmi delle mani.

"Tu vai a letto con ragazze di cui non conosci manco il nome e sono io quella che non può stare con chi gli pare?"

"Ora chi è che sta rigirando la frittata?" mi rinfaccia Neil.

"Cristo, ti preferivo quando eri ubriaco da far schifo" confesso quasi disgustata dal suo atteggiamento.

"Amy, credevo che fra noi fosse tutto ok e ora si mette lui di mezzo. Non lo conosci"

"Oh, non immagini quanto bene lo conosco" dico tagliente lasciandogli intendere qualunque cosa voglia e mi fiondo in aula.

I minuti che mi separano dalla fine della lezione scorrono fin troppo veloci per i miei gusti. Stando qui sono protetta da ciò che accade nella mia vita privata: mi distraggo ascoltando e studiando. Allora perché rimugino sulle parole di Erin quando eravamo al bar?

"Immagina come sarebbe bello" aveva detto tutto un tratto.

"Che cosa?" ho sorriso confusa.

"Io, te, magari un cane e una casa vicino ai miei genitori"

"Qui si sta bene" lo penso davvero. In questa città c'è la vita che avrei dovuto cominciare a vivere tempo fa e, seppur in ritardo, qualche mese qui mi aveva regalato più di quanto avessero fatto sedici anni in Ohio.

"Prima o poi finiremo l'università Amy" l'aveva posto come un dato di fatto e nella sua intonazione non c'era nulla che potesse suonare come una minaccia, ma il possibile significato nascosto della frase mi aveva fatto venire i brividi.

"Potrei restare" sinceramente non ci avevo mai pensato, ma ora che Thomas stava ponendo il problema non mi sembrava male ipotizzare di vivere una vita qui, lavorarci, mandare i miei figli alla mia stessa università come nelle famiglie normali...

"La mia famiglia avrà bisogno di me e non ho intenzione di separarmi da te, piccola"

E tornare a Elyria? Dove mio padre avrebbe potuto incontrarmi girando l'angolo o al supermercato o al centro commerciale? Mai sarei tornata lì.

"Thomas..." Perché mai avrebbe potuto volere questo per me se diceva di amarmi?

"Hei piccola. Tranquilla, non ora! Non volevo correre, ma è che ora che siamo di nuovo insieme non posso fare a meno di immaginare un futuro con te" mi aveva accarezzato la mano con un gesto che voleva essere dolce, ma che in realtà emanava energia negativa. Era un tocco possessivo. Sentivo che in lui c'era più dell'amore. Una sorta di desiderio sinistro. Come se sapesse di essere vicino alla meta e non volesse fallire proprio all'ultimo.


*Angolo autrice*

Buon lunedì a tutti e buone feste! 

Cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa ne pensate di Erin/Thomas e del 'sesto senso' di Amy?

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