Capitolo 44: Neil

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"Eh... ho capito... ma alla fine come siete rimasti?"

"Litigati" rispondo a Taylor dall'altro capo del telefono. Aveva accettato le mie scuse dopo che ero tornato sotto casa sua, con la colazione, per farmi perdonare.

"Aspetta. Tu non volevi dirle del tuo passato e lei insisteva, avete litigato. Poi quando volevi scusarti per averla trattata male avete litigato, ma hai scoperto che ti nasconde qualcosa del suo passato.."

"Esatto" le confermo mentre rielabora la scaletta degli eventi.

"Sei andato ubriaco a chiederle scusa di nuovo e avete fatto pace"

"Sì, ma abbiamo litigato di nuovo per colpa di quel coglione del compagno di stanza di James. Io speravo che una volta chiariti tutto sarebbe tornato normale tra me e lei, invece c'è Erin che la tiene lontana da me in modo da impedirmi di chiarirci una volta per tutte."

"Ma lei te l'ha detto quello che pensi ti nasconda?"

"No"

"E tu le hai raccontato di Marilyn?"

"No"

"Quindi siete al punto di partenza?" è una domanda retorica.

"Già" dico demoralizzato.

"Hai mai pensato che non siete fatti per stare insieme se litigate sempre?"

"Non mi piace Erin, non se la merita una come Amy"

"Hai cambiato discorso, questo vuol dire che hai paura di perderla"

"Cazzo Tay, l'ho già persa. Ho perso anche lei." sussurro ad occhi chiusi sul microfono del telefono. Sento gli occhi che bruciano e il naso che pizzica. Ripenso a Mary. "All'inizio credevo di volerla solo per colmare il vuoto che Mary aveva lasciato, ma poi ho imparato a conoscerla e non potevo essere egoista con lei. Lì mi sono accorto che probabilmente mi ero innamorato, ma non potevo permetterle di ricambiare perché lo sai che succede alle persone che amo..." muoiono, penso, ma non lo dico "Anche solo guardarla mi faceva sentire come se avessi tradito Mary. Le avrei fatto del male, così l'ho allontanata, speravo che sarebbe tornata, ma poi è entrato Erin nei giochi e ora è troppo lontana."

"Perché non vuoi aprirti con lei?"

"Ora è troppo tardi. Non tornerebbe da me solo perché le dico di lei, non credo che le interesserebbe ora che è felice con quel cretino"

"E perché pensi che lei non si sia aperta con te?"

"Una volta mi aveva parlato del padre violento e di sua madre che era scappata da quell'uomo senza portarla con sé. Credo che abbia paura che possano essere tutti come suo padre e io ho rovinato tutto prendendo a pugni Erin"

"Non so che dirti Neil, sono una pessima consigliera in fatto di relazioni, ma credo che se una persona è destinata a noi in un modo o nell'altro torna."

"Grazie, ancora una volta"

"Cucciolo, sei una lagna vivente"

"Vaffanculo Taylor, sei la migliore"

Ridiamo ancora quando attacchiamo la telefonata.

Mi giro dal lato fresco del divano letto e crollo in un sonno profondo.

La lezione di questa mattina sarebbe durata tre ore e quella stronza della professoressa non avrebbe certo concesso delle pause, quindi appena arrivo al campus passo in caffetteria a prendere un cornetto da portare in aula e spiluccare al momento del bisogno. Tornando dalla cassa verso la porta vedo Amy ed Erin entrare insieme e sedersi allo stesso tavolo. Quando gli passo affianco, Erin mi lancia uno sguardo di sfida e circonda con la mano la nuca di Amy per avvicinarla e darle un bacio, ma la reazione di Amy mi lascia perplesso: sobbalza al solo contatto col biondino, per poi rilassarsi in meno di un secondo e assecondare il suo gesto. Dio quanto vorrei andare lì e parlarle, dirle tutto. Ma non l'ho fatto prima ed ora mi costringo a camminare oltre. Quando mi rigiro vedo che parlano e lei ride nonostante oggi sembri stanca e spenta. Indossa un maglioncino verde lime con il collo alto e, mentre sorride distratta alle battute di Erin, si massaggia una spalla. 

Per i corridoi incontro Brianna che mi passa affianco con aria affranta. È ovvio che ha parlato con la sua migliore amica e qualunque cosa possano essersi dette probabilmente non è riuscita a farle cambiare idea, mi sono comportato come una merda e me ne sono reso conto ora vedendo la piccola Amy sorridere a qualcun altro. Non ti accorgi del valore delle cose o delle persone fino a quando non ci sono più, chiunque abbia detto questa frase ha tutta la mia comprensione.

Passo la lezione a distrarmi e mangiare pezzi minuscoli di cornetto per il nervoso, il banco ora è pieno di briciole e le mie mani sono appiccicose. So che dovrei prendere appunti, soprattutto ora che non ho Amy che lavora per mettere tutto nero su bianco, ma continuo a pensare a lei e a quel che avrebbe potuto essere se non mi fossi comportato da codardo.

Iniziavo anche a farmi schifo per essere diventato una lagna ambulante: Taylor aveva ragione.

La ragazza al mio fianco sta scorrendo la home di instagram e la musica del video, che interrompe brutalmente la lezione, ruba la mia attenzione.

"Scusami, posso vedere?"

La ragazza è ancora rossa per l'imbarazzo di avere gli sguardi di tutta la classe puntati addosso, ma mi rivolge il sorriso più malizioso che riesce a fare. "Certo, tieni"

Quando mi passa il cellulare le sue dita indugiano sulle mie. Un tempo avrei sentito una sorta di scintilla, di istinto che si risvegliava, ma credo di non essere più il Neil di qualche mese fa.

Il tag del luogo dice 'Ticket' e sulla foto dalle mille sfumature di viola e arancio si intravede una ballerina.

Quelle curve mi sono tremendamente familiari. Scorro e vedo il video che la ragazza ha postato.

Una delle ballerine è di spalle ed eccola.

Quella piccola e graziosa cicatrice.

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