Capitolo 36: Amy

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Oggi non ci sono lezioni in tutto il college, così Erin ne ha approfittato a mandarmi un messaggio e chiedermi se volessimo prenderci un caffè.

Per questo sono seduta ad un tavolino del bar vicino il mio appartamento e aspetto lui.

Vederlo mi fa una strana impressione e se da un lato mi riporta indietro a quando la mia vita era meno complicata, dall'altro temo che lui sia la prova evidente che il mio passato mi insegua ovunque vada.

È sempre stato un bel ragazzo, ma ora che ha vent'anni mi sembra di aver visto solo la sua versione obsoleta, non di certo quella 2.0 di Marcantonio che vedo camminare verso di me con un sorriso abbagliante, i capelli biondi che ricadono spettinati sulla fronte e gli occhi colore dell'oceano.

La mia maestra delle elementari mi aveva detto che mettermi con lui sarebbe stato un investimento, come lo chiamava lei, ma si sa che da bambini si è molto schizzinosi nei confronti dell'altro sesso.

"Ciao piccola" mi saluta con un bacio sulla guancia e io faccio altrettanto.

"Allora Erin, da quanto tempo..." dico ponendo un accento divertito sul suo nome falso.

"Chiamami Thomas, ti prego. Mi manca la tua voce quando pronunci il mio nome" dice nostalgico e io sorrido automaticamente ricordando quando giocavamo a nascondino al parco sotto casa e lo sgridavo perché vinceva sempre. "Eddai Tommy, non vale! Lasciaci vincere" gli dicevo mentre Brianna si lamentava in un angolino per il fatto che dessi più attenzioni a lui che a lei.

"Come stai?" chiede interrompendo il dolce flashback.

"Qui è tutta un'altra vita, sono felice. Ho Brianna, ho degli amici..."

"E un nuovo ragazzo mi pare" dice affilando gli occhi e guardandomi con quel suo sguardo indagatore.

"Ho un ragazzo e non lo sapevo, pensa un po'!" dico ironica bevendo un sorso di caffè che avevo preso mentre lo aspettavo.

"Neil non è il tuo ragazzo?" chiede perplesso e gettandosi sullo schienale della sedia.

"No, Tommy è un amico" lo tranquillizzo, ma qui di tranquillo c'è bel poco: il mio stomaco è in subbuglio al solo pensiero delle sue labbra sulle mie. Sensazione che passa subito ripensando alla scenata dopo il compleanno di Brie.

"Ah, vi ho visti baciarvi mentre stavate ballando l'altra sera al Ticket"

"Era il suo modo di... ringraziarmi, credo" guardo il soffitto sperando di avere un'illuminazione per interpretare diversamente quel bacio, ma non arriva così proseguo "ad ogni modo manco un'ora e stavamo già litigando a fine serata"

"Oh mi dispiace" ribatte prontamente.

"Nah, non è vero" dico con noncuranza sollevando un angolo della bocca. Mi viene così naturale essere leggera con lui indipendentemente dal discorso che stiamo facendo.

"Come non è vero?" aggrotta le sopracciglia e fa un sorriso ebete.

"Mi avevi detto che avevi intenzione di riprovarci" dico indicando me e lui con il dito "quindi presumo che non ti dispiace che io sia single"

"Se la vedi così allora non mi dispiace, ma sai che l'unica cosa che voglio è vederti felice, che sia con me o con qualcun altro" sorride sincero guardandomi dritta negli occhi. Amavo il fatto che non si fosse mai vergognato di nulla, neanche di confessare i suoi sentimenti per me, e amo che questa cosa non sia cambiata.

"Sai rivederti è stato un colpo al cuore. Sono tornate tutte le belle cose, ma anche quelle brutte" lo guardo per un istante e abbasso subito la testa sul bicchiere che tengo in mano.

"Lo sai che non avrei mai voluto lasciarti andare, ma ho dovuto. Sai che Walter non si ferma davanti a nessuno quando vuole qualcosa. Avrebbe ammazzato tutta la mia famiglia e alla fine anche me, con il risultato che avresti sofferto comunque. Quanto ti ha tenuta lì?"

"Mi ci sono voluti due anni per aspettare che il debito di Walter si estinguesse e la notte stessa sono scappata con Brianna. Abbiamo girato per sei mesi l'America aspettando di vedere se ci stava seguendo e alla fine siamo arrivate qui. Oramai è quasi un anno che scappo da mio padre e finalmente credo di aver trovato un po' di pace. Ecco perché mi ha turbata tanto rivederti. Avrei dovuto avvertirti, ma non ne ho avuto il tempo e se ti avessi contattato mio padre mi avrebbe rintracciata o ti avrebbe fatto del male e non me lo sarei mai perdonata." Sento qualcosa di caldo e bagnato che mi scende sulla guancia, credo sia una lacrima. Thomas si alza e si siede a fianco a me circondandomi le spalle con un braccio e portando la mia testa sul suo petto. Mi ha sempre voluta proteggere e me ne rendo conto solo dopo aver passato tre anni a insultarlo credendo che mi avesse abbandonata perché non voleva una ragazza che facesse la puttana di mestiere.

Mi protegge anche ora tra le sue braccia, le uniche tra cui, in passato, mi sia veramente sentita al sicuro.

"Perdonami" aggiungo in preda alle lacrime.

Lui le asciuga con i pollici incorniciandomi il viso con le mai e costringendomi a guardarlo, anche se lo vedo sfocato.

"No... perdonami tu Sam" mi da un bacio sulla fronte e lo abbraccio lasciando che mi accarezzi i capelli.

"Io..." inizio a dire insicura di ciò che voglio "vorrei riprovarci, con calma" lo guardo negli occhi e lui sorride.

"Sono cambiata, lo sai questo vero?"

"Anche io" mi sussurra all'orecchio e la sua voce mi calma come faceva un tempo.

"Riuscirai ad accettarlo?"

"Ne sono certo, piccola"

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