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Taylor Swift, Bad Blood

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Mentre i due uomini si mossero prontamente verso di me, quello che impugnava la pistola e che aveva dato l'ordine di catturarmi rimase immobile nella sua posizione, con un leggero sorriso stampato sul volto. Per un brevissimo istante il mio sguardo incrociò il suo, e una scarica di brividi mi corse lungo la schiena nello scorgere la luce sinistra che li faceva brillare.

Poi finalmente iniziai a correre.

Mi voltai e sfrecciai lungo la strada deserta, in direzione del ponte. Folate di vento mi sferzavano sul volto e facevano attrito con il mio corpo, rallentandomi. Mi sforzai di mantenere costante la mia velocità, ignorando il mio cuore che batteva all'impazzata e il mio respiro che cominciava a farsi più corto e irregolare. Scariche di adrenalina mi si propagavano nel corpo, offuscandomi la mente e dandomi la forza di continuare a correre.

"Porca puttana" sentii borbottare uno dei due, e una scia di brividi mi attraversò la schiena nel rendermi conto di quanto mi fossero vicini.

Mi sforzai di accelerare ulteriormente, ma, dopo svariati minuti di quell'incessante inseguimento, le gambe iniziarono a cedermi e il mio corpo smise di rispondere al mio volere. Avevo raggiunto il limite.

Mi resi conto che di quel passo non sarei mai potuta arrivare al ponte prima che i due uomini potessero raggiungermi. Dovevo seminarli.

Svoltai nella prima via in cui mi imbattei, la percorsi con rapidità sino alla fine e poi svoltai nuovamente. Mi voltai per un istante e constatai con sollievo che i due uomini non mi avevano ancora raggiunta, e perciò mi avevano perso momentaneamente di vista.

Ne approfittai per cercare un luogo in cui nascondermi. Quando iniziai a udire i loro passi farsi sempre più vicini, scattai rapidamente in avanti e mi infilai in un altro vicolo. Mi appiattii sulla fredda e umida parete di mattoni e non potei fare altro che aspettare, pregando che non si accorgessero di me.

Quando intravidi le sagome imponenti dei due uomini sfrecciare in avanti, oltrepassando il vicolo ove mi trovavo nascosta, riuscii a rilassare i miei muscoli tesi.

Attesi ancora qualche secondo per essere sicura di averli realmente seminati, poi - lentamente - mi allontanai dalla parete e camminai a passo spedito verso la fine del vicolo.

Oltrepassai alcuni cassonetti addossati alla parete di quello che doveva essere un vecchio e angusto locale e, finalmente, sbucai fuori dallo stretto vicolo, in una strada più grande ma comunque priva di qualunque presenza.

Improvvisamente i miei piedi smisero di toccare terra e mi ritrovai sospesa a mezz'aria, con due braccia ruvide e possenti strette attorno alla mia vita.

"Presa" sussurrò al mio orecchio una voce rauca e grezza, facendomi rabbrividire.

Cacciai un urlo e iniziai a dimenarmi come una dannata, nel vano tentativo di liberarmi dalla sua presa ferrea, che invece non accennava ad allentarsi.

Riuscii ad assestargli una gomitata nello stomaco, provocandogli diverse imprecazioni e costringendolo a piegarsi leggermente in avanti.

"Cazzo, Joe, datti una mossa!" imprecò con voce strozzata, rivolgendosi al compagno, che nel frattempo era voltato di spalle, impegnato a fare qualcosa che non riuscii a cogliere.

"Lasciami!" urlai, lottando invano contro il panico che iniziava ad assalirmi e ad offuscarmi la ragione. "Lasciami andare!"

"Smettila di strillare o giuro che ti ammazzo!" tuonò l'uomo che mi teneva disgustosamente stretta a sé. Potevo sentire il suo alito rancido e caldo soffiare sul mio collo mentre respirava.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora