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Halsey, Now Or Never

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Quando mi svegliai, avevo gli arti intorpiditi e doloranti per la posizione scomoda in cui avevo dormito. In compenso, però, il mio corpo era riparato dal gelo della stanza grazie a un caldo plaid di lana che mi era stato poggiato sulle spalle.

Un'intensa luce solare entrava dalla piccola finestra della stanza, illuminando la parte del letto e lasciando in ombra quella ove giacevano le casse e il resto. Mi strofinai gli occhi con le mani e finalmente riuscii a mettere a fuoco le linee e i contorni dei vari elementi, abituandomi all'intensa illuminazione.

Individuai Harry accovacciato a terra di fronte alla porta d'ingresso, i muscoli del suo braccio scoperto che si contraevano mentre strofinava con forza un panno sulla superficie grezza del pavimento.

Lo osservai silenziosamente per qualche minuto, prima che lui si alzasse e sparisse dietro la porta in metallo, chiudendola piano alle sue spalle.

Mi sollevai da terra, sgranchendomi gambe e braccia doloranti, e mi avvicinai alla porta d'ingresso. Tentai sommessamente di abbassare la maniglia, ma, com'era più che prevedibile, Harry aveva chiuso a chiave.

Notai che entrambi i corpi erano spariti, insieme a tutto il sangue che fino a poche ore prima impregnava il pavimento. Macchie scure si potevano però intravedere oltre la superficie grigiastra, in un indelebile segno di quello che era accaduto fra quelle mura.

Sussultai quando Harry rientrò a un tratto nella stanza, producendo un rumore improvviso mentre apriva la porta con uno scatto, e indietreggiai di qualche passo.

I suoi occhi verdi vagarono per qualche istante nella stanza, prima di individuare la mia figura in piedi accanto al letto, vicino alla porta.

"Sei sveglia" osservò in tono piatto.

"Già" mormorai, abbassando lo sguardo.

Harry sospirò e mi porse un sacchetto con del cibo, identico a quello della mattina precedente.

Trascorsero in silenzio alcuni secondi, nel corso dei quali Harry rimase in piedi a qualche passo da me, con le mani nelle tasche dei jeans scuri e lo sguardo rivolto verso nulla in particolare. Indossava una camicia bianca leggermente stropicciata, con le maniche ripiegate sino all'avambraccio e alcuni bottoni lasciati aperti. Il tessuto aderiva perfettamente al suo busto tonico, mentre alcuni dei suoi tatuaggi scuri erano visibili dallo scollo sul suo petto.

Lo sentii sbuffare leggermente. "Io vado" borbottò.

Si avviò verso la porta, ma io gli afferrai istintivamente l'avambraccio per fermarlo. Harry si voltò, mentre il suo sguardo scrutava perplesso la mia mano. Quando mi resi conto del mio gesto, mi affrettai a ritirare la mano e mi imposi mentalmente di reggere il suo sguardo, mentre gli domandavo ciò per cui l'avevo fermato.

"Dov'è Zayn?" Il mio tono era calmo e deciso, ma dentro di me sentivo lo stomaco contorcersi mentre parlavo.

Harry inarcò leggermente le sopracciglia, probabilmente sorpreso dal poco di audacia che avevo dimostrato nel porgli quella domanda secca.

"Che t'importa?" borbottò in risposta. "Neanche lo conoscevi."

"Tu sì?" replicai.

Harry sospirò profondamente, e potei notare le sue narici dilatarsi.

"Perché è venuto qui ieri sera?" domandai ancora. "Stava cercando te? Che cosa voleva? Perché-"

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora