12

5.2K 288 43
                                    

Green Day, Stray Heart

~

Blake's POV

Harry irruppe nella stanza all'improvviso, aprendo la porta con uno scatto secco. Il suo sguardo ispezionò rapidamente il piccolo spazio, sino ad individuare la mia figura, seduta sul pavimento con la schiena adiacente alla parete.

Il giorno precedente, dopo quella pseudo discussione che seguì al mio svenimento, Harry aveva lasciato la stanza. Era rientrato dopo una buona mezz'ora per lasciarmi del cibo, che - notai - era appena più abbondante rispetto al solito. Per il resto della giornata ero rimasta da sola, fino a quel pomeriggio.

"Alzati" ordinò in tono monocorde. Era evidentemente tornato all'atteggiamento apatico dei primi giorni ed, onestamente, la cosa non mi rilassava affatto. Quel suo modo di agire era mille volte peggio della rabbia che ero riuscita a provocare il giorno precedente: mentre quest'ultima era pur sempre un sentimento, l'apatia e l'indifferenza precludevano ogni possibile ripensamento ed esame di coscienza. In poche parole, mi avrebbe piantato una pallottola in testa senza neppure pensarci.

"Perché?" domandai.

Harry sospirò, passandosi una mano fra i capelli, poi si avvicinò di qualche passo e mi tese la mano. "Forza" insistette.

Osservai un po' titubante il suo braccio teso nella mia direzione, poi il palmo della mano aperto. Potei così notare alcuni tatuaggi scuri che gli ricoprivano la pelle tesa, facendosi più radi verso l'avambraccio. A saltarmi all'occhio, fu in particolare una piccola croce latina, situata sulla mano, nell'incavo fra il pollice e l'indice.

Feci forza sulle gambe e mi sollevai da sola, mentre lui lasciava ricadere il braccio lungo il fianco. Prima che potessi anche solo rendermene conto, Harry mi afferrò con uno scatto l'avambraccio, dunque vi agganciò una delle estremità di un paio di manette, chiudendo poi l'altra intorno al suo polso.

Sbarrai gli occhi. "Ma che diavolo-?"

Lui scrollò semplicemente le spalle. "Per assicurarmi che non cerchi di scappare" disse.

Mi limitai a guardarlo per qualche secondo, forse nel vano tentativo di carpire qualche informazione sulle sue intenzioni dal suo volto imperscrutabile.

"Dove mi stai portando?" domandai.

Harry non mi degnò di uno sguardo e tantomeno mi concesse una risposta. Non credevo che l'avrebbe fatto, ma l'ansia e la preoccupazione per il non sapere cosa mi aspettasse mi stavano divorando.

"Cammina e basta" mormorò dopo alcuni istanti, strattonandomi leggermente il polso per incitarmi a farlo. Come fossi un fottuto cavallo.

Mi trascinò dall'altro lato della stanza, poi si bloccò di fronte alla porta di metallo. Recuperò le chiavi appuntate alla cintura e sbloccò la serratura. Notai che le riponeva esattamente nello stesso punto, agganciate a un passante sul suo fianco destro.

Quando spalancò la porta, provai un senso di sollievo. Dopo intere giornate trascorse rinchiusa fra quelle quattro mura, vedere qualcosa di diverso fu liberatorio. Quella sensazione fu però immediatamente sostituita da un'ansia incontenibile. Finché restavo chiusa in quella stanza, potevo crogiolarmi nella stupida illusione che quanto mi stava accadendo non fosse reale; ma, una volta che un cambiamento giungeva a spezzare la routine, coltivare quella fantasia non era più possibile.

Ero prigioniera, mentre il mondo al di là di quelle mura andava avanti, non curandosi della mia situazione. Vivevo per strada, dannazione, nessuno avrebbe mai attribuito alla mia sparizione un rapimento, specialmente non dopo che avevo annunciato il mio proposito di partire. Nessuno sarebbe venuto a cercarmi. Avrei dovuto cavarmela da sola, come avevo sempre fatto.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora