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Halsey, Drive

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"Tienila" disse piano Harry, poggiando sulle mie cosce la sua pistola e continuando a reggerla nella sua mano.

Gli rivolsi una rapida occhiata interrogativa, dovendo poi tornare a concentrarmi sulla strada.

"Ne ho un'altra per me" aggiunse prima che potessi dire qualcosa al riguardo.

Esitai per alcuni istanti, prima di afferrare la pistola e, dopo essermi assicurata che fosse inserita la sicura, la infilai nel retro della mia cintura.

"Uhm... grazie" mormorai, incerta.

Un'asfissiante tensione pareva riempire l'intero abitacolo, e farsi più intensa ogni volta che qualcuno proferiva verbo. Specialmente quando quel qualcuno era Harry e si rivolgeva a me.

Non avevo idea di come comportarmi con lui, dopo quella discussione. Avevo finalmente dato un volto e un nome a come mi sentivo nei suoi confronti, e oramai non c'era modo di tirarsi indietro. Inoltre non avevo idea di che cosa avremmo fatto una volta lontani da quella città - se mai fossimo riusciti a lasciarla. Al momento, essere tutti costretti a Detroit era la sola cosa a tenerci uniti, dopodiché ognuno di noi sarebbe stato libero di andare per la propria strada.

"Pensa solo a non farti catturare da mio padre" replicò secco.

Ancora una volta, mi odiai per l'intenso effetto che ogni singola parola che lasciava le sue labbra pareva avere su di me e sulla mia suscettibilità. E odiai lui perché, per qualche ragione, riusciva a toccare ogni mio nervo scoperto.

"Blake, rallenta" mi ammonì Joe, sempre con quel tono quasi divertito, e solo allora mi resi conto di star premendo di più sul pedale dell'acceleratore. "Risparmiati per quando ci servirà."

"Si può sapere dove hai preso quest'auto?" domandai, anche allo scopo di riempire un silenzio che si faceva sempre più pesante.

"L'ho presa in prestito" replicò soltanto, come fosse la cosa più naturale del mondo.

Non mi era parso che in molti girassero a Detroit a bordo di auto simili, perlomeno non nella zona in cui ci trovavamo, e, anche ammettendo il contrario, nessuno sarebbe stato così sprovveduto da lasciarne una incustodita, o comunque abbastanza raggiungibile perché qualcuno come Joe riuscisse a rubarla.

"Come?" Ero sul punto di domandarglielo, ma Harry mi precedette.

Non potendo liberare tutta la tensione che mi irrigidiva il corpo sul pedale dell'acceleratore, presi a stringere il volante con una tale forza che le mie nocche divennero bianche.

"Ho chiesto un favore" spiegò solamente lui.

Notai con la coda dell'occhio Harry aggrottare la fronte e serrare la mascella. "Non è quello che penso" disse piano e duramente, come cercando di convincere se stesso.

"Be', che diavolo volevi fare, seminare Bruce a bordo di un camioncino dei gelati?"

Harry si passò nervosamente una mano tra i capelli. "Cristo" borbottò.

"Che cosa succede?" domandai, non celando una leggera nota di irritazione nella voce, a causa del loro parlottare in modo poco chiaro su una questione importante che riguardava tutti noi allo stesso modo.

"Ha chiesto al nonno di Claire" disse allora Harry, e io rivolsi un rapido sguardo a Joe attraverso lo specchietto retrovisore. "Vive qui, ed è uno dei pilastri della banda di Detroit."

"Non mi tradirà" asserì Joe.

"Come fai a esserne certo?" sbottò Harry in risposta.

Joe si prese svariati istanti, prima di rispondere. "Ha perso Claire. Non ne vuole più sapere né di noi né della sua banda e, se proprio ti interessa, mi ha aiutato solo perché approva il mio proposito di vendetta... che poi è la sola ragione per cui io sto aiutando voi."

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora