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Halsey, Gasoline

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Blake's POV

La mia mente, per alcuni istanti, rimase focalizzata sull'espressione del volto di Harry poco prima di lasciarmi sola, molto probabilmente in un disperato tentativo di rimandare oltre il momento in cui avrei dovuto fronteggiare il padre.

Da una parte, c'era il mio bisogno di affidarmi a qualcuno; dopo giorni, settimane trascorsi riuscendo a stento a rimanere in piedi da sola, cominciavo a perdere la mia forza, avevo bisogno di alimentare la flebile fiamma delle mie speranze di uscire da quella dannata situazione. Dall'altra, invece, c'era la consapevolezza che concedere fiducia a uno come Harry era quanto di più errato io potessi fare. E, in effetti, ero ben lungi dal voler rendere reale quella possibilità; erano nient'altro che momenti, quelli in cui mi abbandonavo a un simile impulso.

In ogni caso, smisi di sentire il calore del corpo di Harry irradiarsi sulla mia pelle nel momento in cui si allontanò. Una volta o due si guardò indietro, e faticai a spiegarmi quel suo gesto. Non c'era alcuna ragione per cui dovesse importargli qualcosa di me; o, perlomeno, nessuna che al momento fossi in grado di comprendere.

Rimasi ad osservarlo, quasi contro la mia volontà, finché, una volta raggiunta l'auto, sparì dal mio campo visivo. Esitai ancora per alcuni istanti, prima di distogliere lo sguardo. A quel punto, avrei solo dovuto dimostrarmi forte come non lo ero mai stata, un po' di titubanza mi era concessa.

Il mio sguardo scattò sulla figura del padre di Harry solo dopo che fu lui a rompere il silenzio.

"Harry ti ha accennato qualcosa sul perché ti trovi qui?" esordì, il tono intriso di un'innaturale affabilità.

Inspirai, costringendomi a controllare i brividi e il timore che la sua presenza e il suo tono mi incutevano, dunque alzai lo sguardo, sino ad incrociare il suo. Quel contatto gli fece sollevare un angolo della bocca a formare un mezzo sorriso.

"Avevo inteso che lui non sapesse nulla" replicai, sorprendendomi io stessa per la fermezza del mio tono, nonostante la profonda agitazione che mi scuoteva internamente.

L'uomo mi rivolse un breve cenno affermativo con il capo. Arricciò appena le labbra, prima di rispondere. "Ti ha riferito qualche ipotesi, possibilità?"

"No" risposi. "Perché?" aggiunsi immediatamente, incapace di trattenermi.

L'uomo esibì un'evidente scrollata di spalle. "Per capire fino a che punto ne sarai scossa."

Aggrottai le sopracciglia, arginando prontamente il tentativo della mia mente di riversare fiotti di ipotesi e scenari quanto al mio avvenire, tutti decisamente poco positivi. "Da cosa?"

"Dalla ragione per cui finora ti ho tenuta in vita."

Questa volta non riuscii a impedire a una scarica di brividi di attraversare la mia schiena, diffondendo leggeri tremori anche nel resto del mio corpo.

"Ma torniamo a mio figlio, ancora per qualche momento" aggiunse dunque, sfoggiando l'ennesimo mezzo sorriso. Questo tipo di espressione mi ricordava un po' quello di Harry, forse con la differenza che, mentre quello di quest'ultimo somigliava più a un sorriso che celava malamente tracce di malinconia, quello del padre era decisamente più inquietante.

L'uomo arricciò appena le labbra, dunque distolse lo sguardo, puntandolo alle mie spalle, in direzione di Harry. Lasciò trascorrere alcuni istanti di silenzio, nel corso dei quali tentai invano di interpretare l'espressione che si dipinse sul suo volto nell'osservare il figlio. Pareva lo guardasse dall'alto di una sorta di piedistallo, che pure sapeva essere costruito su basi di marcio. Finché non parlò, non riuscii però a intuire quanto avesse in mente.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora