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Hailee Steinfeld, Starving

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Mi risvegliai dopo quelle che probabilmente erano state svariate ore di sonno, ricordando a malapena il momento esatto in cui mi ero addormentata. La luce del sole che trapassava attraverso il finestrino era ancora debole, sia per luminosità che per calore. L'azzurro del cielo era arricchito da leggere sfumature di rosa e di arancione, e attraverso i finestrini appena aperti si insinuava un'aria fresca ma nient'affatto fastidiosa.

Era l'alba, perciò avevamo viaggiato per l'intera notte.

Dopo aver mangiato in autogrill il giorno precedente, avevamo proceduto ancora per un breve tratto con l'auto di Joe, dopodiché Harry era uscito dall'autostrada, deviando verso una piccola città in cui si trovava un rivenditore di auto. Dopo aver abbandonato quella vecchia, Harry ne aveva comprata una diversa, più semplice e vecchia, di modo da dare meno nell'occhio.

Per l'intera serata, Harry e io ci eravamo a malapena rivolti la parola.

"Ti ho svegliata" disse in un sussurro, in tono monocorde. Lo vidi allungare il braccio in direzione della radio, abbassando il volume di una vecchia canzone country a cui fino a quel momento non avevo neppure fatto caso.

Scossi appena il capo, evitando di guardarlo. "Dove siamo?" domandai, mentre con lo sguardo setacciavo l'ambiente che scorreva al di fuori dell'abitacolo, tentando di individuare qualche punto di riferimento.

"A un'ora da Detroit" replicò aridamente.

Sbarrai gli occhi e lo guardai. Detroit distava oltre dieci ore da New York e, in effetti, Harry pareva parecchio provato. Pesanti occhiaie gli solcavano lo sguardo, mentre il volto pareva piuttosto pallido. Era chiaro che le forze cominciavano a mancargli.

"Hai guidato tutta la notte?" domandai, nonostante fosse già evidente.

Harry annuì con il capo, senza dire nulla.

Notai che il thermos che la sera precedente si era procurato in autogrill era ormai del tutto vuoto.

Seguirono svariati minuti di silenzio, nel corso dei quali mantenni lo sguardo fisso sulla strada che scorreva rapida attraverso il finestrino, tentando di ignorare il senso di soggezione causatomi dalla presenza di Harry al mio fianco e dalla pesante atmosfera che incombeva su di noi da quando avevamo discusso il giorno prima.

A un tratto, cominciai a notare una crescente agitazione trapelare dai gesti di Harry. Cominciò a picchiettare le dita contro il volante, prima lentamente e successivamente in modo più concitato, mentre si passava ripetutamente l'altra mano fra i capelli. Gli rivolsi qualche fugace sguardo, tentando di non farglielo notare. In ogni caso, non pareva nella condizione di rendersi conto di qualunque cosa intorno a lui.

Inspirò profondamente e, quando le sue spalle si abbassarono, parve riuscire a rilassare almeno in parte i suoi muscoli tesi.

La sua domanda mi giunse improvvisa e inaspettata.

"Vuoi davvero andartene?"

"Non andrà così per sempre" mormorai, senza pensarci troppo e quasi d'istinto.

Nonostante continuassi a rimandare il momento in cui avrei dovuto cominciare a pensare al dopo, a dopo che tutta quella situazione fosse giunta al termine, sapevo, nel profondo, che, una volta che quel momento fosse arrivato, io ed Harry ci saremmo detti addio. Non ero sicura di come ciò mi facesse sentire né tantomeno del perché rifuggissi quell'idea con tanta ostinazione.

Gli rivolsi un rapido sguardo, e notai che annuì appena con il capo, come se, esattamente come me, faticasse a figurarsi un dopo.

"Perché mi vuoi aiutare?" chiesi piano, mantenendo il mio sguardo sulla sua figura.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora