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Hailee Steinfeld, Rock Bottom

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Tentai di divincolarmi, lo colpii con calci e pugni, ma la presa dell'uomo era troppo ferrea, e il suo corpo non parve neppure scalfito dai miei colpi.

"Piano, piano" sussurrò, in un tono che mi fece gelare il sangue nelle vene. "Non ti uccideranno. Non ancora."

"Lasciami andare" supplicai, ma il mio tono era così flebile che faticai a udirlo io.

E, mentre pronunciavo quelle parole, mi resi conto che non era della mia vita che mi stavo preoccupando. Non soltanto, almeno. In quel preciso istante pensai a Harry: era disarmato, e presto qualcuno a lui nemico lo avrebbe trovato se fosse rimasto lì - sempre che non fosse già accaduto.

Mi voltai a fatica, e non impiegai che qualche istante per riconoscere Joe. Il suo volto era scavato e profondamente segnato da una stanchezza che pareva trascendere la sfera meramente fisica. Gli occhi erano lucidi e arrossati, l'espressione un misto fra rabbia e dolore. Doveva soffrire parecchio e, solo per un istante, mi parve di cogliere in lui il genere di sofferenza che avevo provato anch'io, quello per una perdita.

Rinunciai ad opporre resistenza mentre venivo trascinata lungo la via deserta, verso immaginai il suo veicolo. Non sarei dovuta giungere a destinazione, poiché, specialmente se ci fossero stati il padre di Harry o altri uomini, non avrei avuto scampo, ma, con la sola forza fisica non avrei potuto liberarmi. Dovevo escogitare un altro modo.

Mi voltai verso di lui, in modo da vederlo in volto. Forse mi sbagliavo, o forse avrei soltanto peggiorato la mia situazione, ma la cruda verità era che non avevo migliori alternative.

"Chi hai perso?" domandai direttamente, evitando inutili preamboli.

Joe si bloccò sul posto, e il suo sguardo parve attraversato da una strana luce. Le labbra gli tremavano serrate, ma la presa intorno a me continuava a essere rigida. Avevo fatto centro.

Non smisi di guardarlo, neppure quando anche lui abbassò lo sguardo su di me.

"Non ci provare" mormorò, ma il suo tono vacillava.

"Tu l'amavi" aggiunsi piano, e il suo sguardo mi lasciò intuire che, di nuovo, avevo toccato un nervo scoperto.

"Basta!" urlò, mentre una lacrima gli scese lungo la guancia. "Zitta, non dire una parola!" aggiunse, passandosi una mano fra i capelli.

Ora, avendo un braccio libero, riuscii a raggiungere la zip del borsone che portavo a tracolla.

"Riconosco quel genere di dolore" dissi ancora, alzando appena il tono per cercare di mascherare il rumore della zip. "È lo stesso che ho provato anch'io. Ho perso i miei genitori."

Joe scoppiò in una leggera risata. "Tu non sai di cosa parli" disse, e per un attimo mi chiesi se non si riferisse a quanto avevo appena detto, più che alla sua personale perdita.

"Non ti lascerò andare soltanto perché credi di capirmi" aggiunse, imponendosi un tono più autoritario. La maschera che copriva il suo dolore pareva essere tornata a svolgere tale compito.

"Non l'ho mai pensato" replicai, puntando contro il suo petto la pistola che avevo estratto dal borsone. Tolsi la sicura e lo guardai negli occhi.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora