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One Direction, Infinity

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All'interno della busta che mi aveva consegnato Harry c'era cibo sufficiente per tre pasti, perciò immaginai che per il resto della giornata lui non sarebbe tornato.

Il silenzio che regnava nella stanza era accompagnato da un cinguettio di uccelli in lontananza, che si poteva udire per mezzo della finestrella aperta. Normalmente la cosa mi avrebbe rilassata, ma in quell'assurda circostanza non faceva che irritarmi.

Da quando, alcune ore prima, Harry aveva lasciato la stanza, tutto quello che ero riuscita a fare era stato reprimere l'istinto di urlare e chiedere aiuto. Sapevo che sarebbe stato soltanto uno spreco di tempo ed energia.

Come avevo potuto constatare quando ero arrivata, solo due giorni prima, tutto quello che c'era là fuori era un campo desolato, e il fatto che le spighe fossero praticamente marce mi faceva dubitare fortemente che qualcuno se ne occupasse. Era un luogo isolato - non a caso lo avevano scelto - ed evidentemente gli unici frequentatori erano i miei rapitori oppure persone ad essi legate. Nessuno che avrebbe potuto salvarmi.

E, nonostante i miei nervi fossero sempre sul punto di cedere, mi sforzavo costantemente di mantenere la calma e la lucidità, perché era solo per mezzo di esse che avrei potuto pensare a un valido piano di fuga.

Improvvisamente, udii un suono proveniente dall'altro lato della parete del mio letto, che mi distrasse dal mio flusso di pensieri. Sembrava come se qualcosa di pesante fosse caduto o fosse stato lanciato, ma su quel dannato pavimento faceva rumore anche un granello di polvere, perciò non mi avrebbe sorpreso se si fosse trattato di qualcosa di meno preoccupante.

Dopo un iniziale stato di totale confusione e ansia, in cui mi ritrovai a chiedermi se da un momento all'altro non si sarebbe verificato un episodio simile a quello della notte precedente, mi ricordai delle parole di Harry. Zayn era lì, nella stanza accanto alla mia. Era lui ad aver causato quel rumore.

Mi feci più vicina alla parete e vi accostai l'orecchio, sperando di captare eventuali altri rumori. Bussai con un paio di colpi, un po' per attirare l'attenzione di Zayn e un po' per controllare quanto spesso fosse quel muro. Produsse un suono non troppo ovattato, perciò immaginai che non lo fosse più di tanto. Avrebbe potuto sentirmi.

"Zayn?" tentai. La voce mi uscì piuttosto flebile, e dovetti ripetere per sperare che lui riuscisse a udirmi.

Dall'altra parte non ci fu alcuna risposta per svariati secondi, tanto che per un momento pensai che Harry mi avesse mentito sulla sua presenza. In fin dei conti, non aveva alcuna ragione per dirmi la verità. Neppure per non farlo a dire il vero, dato che non avevo certo qualcuno a cui riferire, ma comunque cominciavo a dubitare che le azioni di Harry seguissero una qualche logica.

Cominciavo a temere il peggio, quando l'arrivo di una risposta dall'altra parte del muro spazzò via ogni mia supposizione.

"Blake" mormorò. La voce era grave e un po' forzata.

Sospirai. Potevo solo immaginare in che condizioni dovesse essere la sua ferita. Quello che Harry ed io avevamo fatto era stato sicuramente indispensabile alla sua sopravvivenza, ma ciò di cui aveva realmente bisogno erano un ospedale e cure mediche. La sua situazione era di gran lunga più grave di quella di Harry, anche se di certo anche a quest'ultimo un controllo in ospedale non avrebbe fatto male.

Ma smisi di sproloquiare mentalmente quando la mia attenzione si focalizzò su un dettaglio particolare.

"Come sai il mio nome?" domandai.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora