20

5.3K 337 47
                                    

Harry Styles, Sign of the Times

~

Lasciai cadere il diario sul cuscino, mentre l'immagine del mio nome scarabocchiato su di esso pareva fissa nella mia mente.

Mi strinsi il labbro inferiore fra i denti, come a voler mantenere il controllo anche nell'espressione, mentre sollevavo lo sguardo su Harry.

Percepii come una sorta di vuoto all'altezza dello stomaco, quando i suoi occhi incrociarono i miei. L'espressione sul suo volto era del tutto imperscrutabile, seria e corrucciata come di consueto.

Seguii il suo movimento con lo sguardo, mentre abbassava la pistola, per poi riporla sul retro della cintura.

"Non riuscivo a trovarti, credevo ci fosse qualcuno" disse soltanto, il tono assolutamente fermo e disinteressato.

Per un attimo credetti che non l'avesse assurdamente visto, tale era la mia incredulità nell'assenza di una qualunque reazione da parte sua, ma, quando il suo sguardo si spostò palesemente sul diario aperto e gettato sul letto, dovetti scartare quella possibilità.

Rimase in assoluto silenzio per qualche secondo, mentre io osservavo il suo volto, in attesa di un qualunque cambiamento di espressione, riuscendo grazie ad una qualche misteriosa forza a tenere lo sguardo sollevato su di lui.

"Sai cucinare?" esordì poi all'improvviso, spiazzandomi completamente.

Il suo sguardo ritornò a incrociare il mio, mentre pronunciava quelle parole, con una calma tale da fare impressione. Annuii con il capo quasi impercettibilmente, incapace di pronunciare anche una sola sillaba a causa della mia gola totalmente prosciugata.

Harry si mosse di qualche passo, spostandosi a un lato della porta, poi mi indicò quest'ultima con un breve cenno del capo.

"Puoi provare a fare qualcosa, allora?" disse, il tono a metà tra una domanda ed un'affermazione.

Gli sfilai rapidamente accanto, come una bambina colta in flagrante a fare qualcosa che non avrebbe dovuto, per poi uscire dalla stanza.

"Ah," aggiunse Harry, costringendomi a fermarmi all'inizio del corridoio. Evitai di voltarmi, al fine di non incrociare il suo dannato sguardo. "Ho tolto gli oggetti affilati, spero che non ti dispiaccia."

Il suo tono era terribilmente rilassato, quasi divertito, come avesse appena sfoderato una qualunque battuta. Proseguii a passo veloce lungo il corridoio, sino a giungere in cucina, mentre una serie di domande cominciava ad accalcarsi dentro la mia mente, rimasta come ibernata sino a quel momento, in attesa di essere uscita incolume da quella situazione.

Cosa diavolo significava il mio nome su quel diario? Mi avrebbe uccisa? Quando? Perché non l'aveva già fatto? Perché diavolo teneva un diario di quel genere?

La mia testa era sul punto di scoppiare, il mio stomaco era del tutto sottosopra e nella mia bocca cominciava a diffondersi un disgustoso sapore di bile. Percepivo chiaramente il panico cominciare ad attanagliarmi, ma non c'era niente che potessi fare per fermarlo, per recuperare il controllo.

"Blake," esordì improvvisamente una voce alle mie spalle, causandomi un sussulto.

Chiusi istintivamente gli occhi, evitando di voltarmi. Il tono di Harry era molto più profondo di qualche minuto prima, come avesse finalmente metabolizzato quanto accaduto poco tempo prima. Eppure, ancora una volta, non era arrabbiato o altro. Non che io lo meritassi, comunque. Quella mia azione era stata dettata da una necessità che non potevo non giustificare, non in quella situazione.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora