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Halsey, Ghost

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Blake's POV

Ogni volta che chiudevo gli occhi, anche solo per un breve istante, percepivo il suo tocco sulla mia pelle. Vedevo il suo corpo scolpito e tatuato, e vedevo i suoi occhi, negli intensi momenti in cui avevano incrociato i miei. E, ancora, udivo la sua voce, nelle poche parole che aveva pronunciato prima di baciarmi e poi prima di spingerci oltre, e udivo il suo respiro e il mio, e il rumore dei baci.

Anche in quel momento, il mio corpo pareva essere scosso da scariche di brividi, il mio respiro era innaturalmente pesante, i battiti del mio cuore erano troppo ravvicinati, la mia testa era un groviglio inestricabile di idee e di pensieri.

La mia mente non osava pronunciarsi riguardo ciò che era successo. Non riuscivo a formulare pensieri coerenti quanto a come mi sentivo.

In ogni caso, il peso della decisione che stavo prendendo in quel momento soffocava tutto il resto, almeno temporaneamente. Quella situazione si era protratta decisamente troppo a lungo, e mi aveva portata a oltrepassare limiti a cui non avrei dovuto neanche avvicinarmi. Provavo attrazione verso Harry, questo ormai era innegabile. Ma incontestabile era anche il fatto che essa fosse solamente il frutto del peso schiacciante di tutta quella situazione, a partire dal rapimento, sino alla mia attuale fuga.

Il mio sguardo si fermò per alcuni istanti sul volto di Harry, nudo e disteso al mio fianco. Le labbra erano appena dischiuse, l'espressione rilassata, mentre dormiva profondamente. Con movimenti lenti e silenziosi, mi alzai dal letto. Recuperai i miei indumenti e mi rivestii rapidamente. Evitai di mettere le scarpe, temendo che potessero svegliarlo. Il mio sguardo cadde sulla giacca che Harry mi aveva dato quando mi aveva portata a casa sua, ma decisi di lasciarla lì. Il gelo invernale era ancora piuttosto intenso, ma non mi importava: me la sarei cavata in altro modo, non avevo davvero bisogno di Harry anche per questo.

C'era qualcosa di cui invece non potevo fare a meno, e che da sola non avrei mai potuto recuperare. Mossi un paio di passi per raggiungere il punto del pavimento in cui si trovavano i jeans di Harry e iniziai a cercare. Appuntata alla cintura, individuai immediatamente la sua fondina, e ne estrassi la pistola.

Se il padre di Harry o i suoi uomini mi avessero trovata, avrei potuto difendermi. Mi sentivo terribilmente in colpa per questo, ma non avevo scelta se volevo rimanere viva. E, in ogni caso, dubitai che quella fosse l'unica arma in possesso di Harry.

Presi la pistola, la infilai sul retro dei miei pantaloni e la ricoprii la parte che sporgeva con la mia canotta; recuperai anche una scatola di proiettili e la infilai in tasca. Mi rialzai da terra e andai verso la porta. Armeggiai con la maniglia cercando di aprirla senza fare rumore e, quando ci riuscii, esitai per qualche istante. Rivolsi un ultimo sguardo verso Harry, che ancora dormiva, dunque uscii dalla stanza, richiudendo la porta alle mie spalle.

Scesi rapidamente le scale e, ignorando lo sguardo dell'uomo alla receptionist, uscii dall'edificio. Immediatamente, potei percepire l'aria gelida contro la mia pelle scoperta, e rabbrividii. Mi strinsi nelle spalle, nel tentativo di trattenere un po' di calore, e mi incamminai, senza ancora una meta ben definita, con il solo obiettivo di allontanarmi da quel luogo.

Fu soltanto quando fui lontana da Harry che la mia mente parve perdere le inibizioni che sino a poco tempo prima mi avevano impedito di pensare con lucidità. I pensieri cominciarono a fluire liberamente e, nonostante non potessi dire di essermi pentita di quanto era successo, giunsi inevitabilmente a una conclusione: di tutto ciò che avevo fatto, di tutte le scelte prese sino a quel momento, l'unica giusta che avevo fatto era stata andare via.

Blame | H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora