- CAPITOLO 4 -

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Il sabato pomeriggio e l'intera domenica di Sophy furono all'insegna delle pappette per Richard, dei compiti di geometria che Sara non riusciva a fare da sola e delle bambole di Athena che erano state brutalmente decapitate da una sua amichetta. Sophy non ebbe tempo per meditare sul misterioso biglietto di Nick. Era ormai sera quando, mentre stava cominciando a chiedersi di cosa le dovesse parlare e dove l'avrebbe portata a pranzo, il rumore di chiavi inserite nella toppa le fece capire che i suoi genitori erano tornati a casa. Erano le dieci ed i suoi fratelli erano già tutti addormentati. Sophy salutò Felicity e Marcus, chiese loro com'era andato il weekend, riferì che non aveva avuto alcun problema e poi si diresse verso la sua stanza. Mentre saliva le scale si voltò e notò che i suoi genitori si stavano guardando senza parlare, le sembrò come se stessero aspettando che lei se ne fosse andata per dirsi qualcosa. La curiosità di Sophy ebbe il sopravvento. Raggiunta la porta della sua stanza, la aprì ma, al posto di entrare, la richiuse subito, sonoramente, poi si acquattò in cima alle scale. Vedeva Marcus e Felicity e, se avessero parlato, li avrebbe sentiti.

«Sono davvero felice di questo weekend Marcus, è stato bellissimo!»

Sua madre fece un passo verso il marito che la baciò appassionatamente sulle labbra.

Sophy si sentì terribilmente in colpa per averli spiati nella loro intimità, si alzò ed entrò silenziosamente nella sua stanza. Questa volta veramente.

***

«Le sette e trentacinque? Oh no!»

A Sophy non era mai successo di non sentire la sveglia, quella era decisamente la prima volta. Si lavò e si vestì in tempi da record. Il clacson dello scuolabus la fece sobbalzare proprio mentre stava per dirigersi in cucina per la colazione.

«Io vado!» urlò ai genitori rinunciando all'idea del cibo.

"Per lo meno all'appuntamento andrò davvero a digiuno" ironizzò tra sé e sé ripensando alla bizzarra richiesta di Nick.

La giornata scolastica di Sophy trascorse tranquilla e banale, come sempre. Ad eccezione degli attacchi di fame che le facevano brontolare lo stomaco. Nessuno le chiese che punizione avesse ricevuto per l'infrazione: probabilmente Sally, che non sapeva mantenere un segreto troppo a lungo, aveva già raccontano del suo weekend segregata in casa. E, come Sophy ormai si aspettava, nessuno sembrava essere a conoscenza del tentato furto a casa Skyland. Al termine delle lezioni la ragazza salutò i suoi amici e si allontanò spiegando loro che non poteva soffermarsi perché doveva passare alla centrale di polizia per pagare la multa. Era solo parzialmente una scusa, Sophy andò veramente alla Centrale prima di dirigersi, titubante, curiosa ed un po' in ansia, verso il Parco Laterale.

Nick la stava aspettando seduto su una delle panchine più isolate. Sophy non fece fatica a notarlo, anche se il suo abbigliamento era totalmente diverso da quello da Agente con il quale l'aveva visto la sera del furto. Indossava delle sneakers bianche, un paio di jeans, una camicia dello stesso tessuto ed una t-shirt bianca sulla quale troneggiava un disegno astratto blu e verde. Portava degli occhiali da sole alla moda, con le lenti scure leggermente venate di rosso. Sophy dovette ammettere a se stessa che la bellezza di quel ragazzo era davvero disarmante. Quel giorno aveva un leggero velo di barba che gli incorniciava il viso.

«Sophy!» la chiamò agitando il braccio.

«Ciao!»

«Ciao, iniziavo a pensare che mi avessi dato buca...»

«Arrivo dalla Centrale di Polizia, sono andata a pagare la multa...»

«Oh, giusto!»

«E tu?»

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now