- CAPITOLO 9 -

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Quella sera, quando Marcus rientrò, era già a conoscenza di ciò che era accaduto. Ovvio. Penelope fece comunque un breve riassunto e concluse spiegando che avrebbe avuto bisogno di qualche giorno di vacanza. Marcus glielo accordò affermando che avrebbero approfittato di quei giorni per portarsi avanti con i preparativi del matrimonio.

La mattina seguente Sophy fu svegliata dalle urla della madre.

«Sophy! Sbrigati, è già tardi! Tra meno di un'ora dobbiamo essere al negozio d'abiti!»

«Sì» biascicò lei con il volto ancora sepolto tra i cuscini. L'ultima cosa di cui aveva voglia era provare dei pesanti abiti da sposa per un matrimonio che non aveva scelto, ma si alzò dal letto, si lavò e vestì velocemente prima di scendere per la colazione. Stava per aprire la porta quando si ricordò di dover prendere la pillola Anti-Inibitori. Aveva riposto la scatoletta trasparente nel cassetto del suo comodino, l'unico chiuso a chiave. Ogni volta che apriva quel cassetto un brivido le attraversava la schiena all'idea che suo padre potesse trovare quelle pillole. Fortunatamente non era mai successo nulla del genere. Un leggero brusio le arrivò all'orecchio tramite il Comunicatore.

«Buongiorno Sophy, sono Nick».

Sophy aveva riconosciuto la sua voce dopo la prima parola.

«Ciao!»

«Come stai?»

«Devo andare a provarmi chissà quanti vestiti da sposa stamattina, secondo te come sto?» Non avrebbe voluto risultare così acida.

«È disgustoso...»

«Sì, lo è... Comunque, cosa volevi dirmi?»

«Nulla...»

«Nulla?»

«Esatto. Solo verificare che...che il Comunicatore funzionasse».

«Funziona».

«Già... Ciao Sophy».

«Ciao».

Era stata una conversazione strana, non si erano mai parlati in quel modo, con quella freddezza. Era davvero strano. Ma quello non era il momento di pensare a queste sciocchezze. Doveva scendere per la colazione.

«Sophy! Ti rendi conto di che ore sono?»

«Sì mamma, eccomi!»

Felicity e la figlia uscirono di casa frettolosamente, salirono sulla nera limousine che le aspettava alla fine del vialetto e, in meno di dieci minuti, raggiunsero il più prestigioso atelier della città. Erano riuscite ad arrivare addirittura in anticipo.

Sophy fu costretta a provare circa una decina d'abiti bianchi: siluette a sirena, abiti da ballo, modelli in pizzo, plissettati, morbidi, attillati, ampi... Finché uno non colpì persino lei, che era così scettica e disinteressata.

Era un abito ampio, bianco come la neve appena caduta. Un corpetto attillato, senza spalline e con la scollatura a forma di cuore terminava, all'altezza della vita, in una morbida voluminosa gonna d'organza, a balze leggere. La parte superiore del corpetto era, inoltre finemente lavorata in pizzo e decorata con centinaia di cristalli. Sophy non riusciva a staccare gli occhi sullo specchio sul quale la sua immagine era riflessa. Fino a quel momento non aveva mai pensato al suo matrimonio, ma guardandosi con quel vestito ebbe la sensazione che era così che si era sempre, inconsciamente, immaginata.

«Avanti Sophy, facci vedere questo!» Felicity sembrava impaziente.

«Eccomi!» Sophy uscì dal vasto camerino tenendo accuratamente sollevata l'ampia gonna leggera. Nel silenzio generale salì sulla semplice pedana circolare posta tra il maestoso specchio e il divano sul quale era accomodata sua madre.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now