- CAPITOLO 38 -

420 23 0
                                    

- 38 -


Quando Marcus Catting entrò nella cucina di Danielle, lei notò subito la furia nei suoi occhi.

«Che cosa è successo?» si osò chiedere.

«Quei maledetti sono fuggiti di nuovo!» esordì urlandole addosso come se fosse colpa sua. «Lace li aveva trovati e li stava portando da me quando la camionetta è stata attaccata e i piccioncini sono fuggiti con altri amichetti ribelli!»

Sbatté violentemente i pugni sul tavolo e si soffermò a guardare Danielle, con furia.

«Come hanno fatto?» le chiese, iracondo. «Hai idea di come quel maledetto, Fernando, sia riuscito a portar via mia figlia e il tuo amichetto d'infanzia?»

«Come faccio a saperlo?» rispose lei esasperata. «Mi tieni rinchiusa qui da settimane!»

«Non parlarmi così!» ringhiò l'uomo avvicinandosi alla ragazza che fece un passo indietro trovandosi spalle al muro. Catting allungò le mani per bloccarla in quella posizione e continuò: «Te lo chiedo perché tu eri loro alleata e sono certo che tu sappia come ragionano. E penso anche che tu conosca degli altri luoghi nei quali quei bastardi si possono rifugiare ora che non hanno più il Covo»

«Ti sbagli. Io non so nulla di più di ciò che ti ho già detto da quando sono qui!» disse Danielle con disperazione cercando di divincolarsi.

Catting la prese per i lunghi capelli lisci, le sbatté la testa contro il muro e la bloccò con il suo corpo contro la parete. «Perché continui a mentirmi? Hai fatto uccidere VENTIQUATTRO dei tuoi amici, ma ora ti fai degli scrupoli ad aiutarmi ancora. Perché non riesci ad accettare l'idea che sei roba mia? Che non hai scelta...»

Danielle non rispose. Le lacrime le si stavano accumulando ai bordi degli occhi; si concentrò affinché non fuoriuscissero.

«Bene» disse Marcus dopo un po', allontanandosi dal corpo di lei ma continuando a tenerla per i capelli. «Lo hai deciso tu».

Nel giro di pochi secondi due omoni vestiti di nero e dal volto coperto invasero la cucina, incappucciarono Danielle e la trascinarono fuori senza molte cerimonie. La ragazza cercò di divincolarsi ma i due uomini erano troppo forti. Poi qualcuno le diede un forte colpo sulla nuca e lei svenne.

Al suo risveglio Danielle era seduta al centro di una stanza completamente bianca. Aveva le braccia divaricate tenute ferme dalle catene che pendevano dal soffitto e le gambe bloccate contro la sedia metallica sulla quale era stata adagiata. Aveva già visto quel luogo. Era la stanza delle torture che Catting le aveva mostrato il giorno in cui lei aveva confessato dove si trovava il Covo.

Il panico la pervase. Il macchinario che pendeva sopra la sua testa era in grado di estrarle, dolorosamente, qualsiasi pensiero o ricordo le si rifiutasse di condividere. Catting glielo aveva chiarito più di una volta, fortunatamente. Fortunatamente, perché lei aveva escogitato un piano, un piano che la spaventava a morte ma che a quel punto era la sua unica possibilità di mantenere segreta la scoperta di Elena Harris.

Alzò lo sguardo verso i suoi polsi incatenati e, con un tuffo al cuore a metà tra lo sconforto e la gioia, vide che il sottile braccialetto di stoffa era ancora lì. Giorni prima aveva inserito tra le sue maglie una piccolissima sferetta argentata contente una goccia di un concentratissimo siero da Cancellazione. Era una soluzione drastica, ma non aveva scelta. L'unico problema era raggiungere la sferetta con la bocca in modo da poterla infrangere con i denti liberando la sostanza che avrebbe distrutto ogni suo ricordo. Passare la vita a studiare gli Inibitori ed i sieri le aveva permesso di mettere a punto numerose versioni di ogni sostanza. Quella che si trovava nel suo braccialetto era una delle più terribili in quanto completamente irreversibile. Chiunque avesse provato ad invertire la sua perdita di memoria non ci sarebbe mai riuscito.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now