- CAPITOLO 23 -

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Erano passate quasi due settimane dalla nuova proposta di matrimonio di Ivan. Il sì di Sophy le era costato nottate insonni, giornate passate ad organizzare un secondo assurdo matrimonio e pomeriggi d'ansia trascorsi con il futuro sposo impaziente più che altro di godersi i piaceri di avere una moglie. Aspettare la prima notte di nozze per lui sembrava essere diventato impossibile: le sue avance diventavano giorno dopo giorno più pesanti ed insistenti e Sophy doveva faticare molto ad allontanarlo in modo garbato senza fargli capire che ormai era pienamente cosciente e proprietaria di tutti i suoi ricordi.

Ogni mattina il dottor Rice portava le pillole alla ragazza ed ogni mattina lei le nascondeva con nonchalance prima di infilarle sotto il materasso. Aveva deciso che buttarle quotidianamente giù dalla finestra sarebbe stato un rischio: il giardiniere prima o poi se ne sarebbe sicuramente accorto. Così aveva deciso di raggrupparle semplicemente sotto il letto per poi tirarle fuori, di tanto in tanto, per disfarsene gettandole nel wc o sbriciolandole per poi far piovere la polverina bianca nel getto d'acqua della doccia.

Un venerdì mattina, all'arrivo di Rice, ebbe quasi l'istinto di ingurgitare quelle maledette pillole. Sarebbe stato un ottimo aiuto per riuscire a sopportare la giornata che le si prospettava davanti. Ivan aveva organizzato una gita al mare, un weekend per la precisione, in un meraviglioso resort situato sulla scogliera, a strapiombo sul mare. "Solo io e te, tesoro mio, ci divertiremo, vedrai!" erano state le parole del ragazzo. Sophy l'aveva guardato simulando un sorriso da donna innamorata, o almeno, questo era ciò che sperava di aver trasmesso perché il suo reale istinto sarebbe stato più che altro quello di prenderlo a schiaffi e darsela a gambe.

Dopo Rice, fu Felicity ad entrare nella sua stanza.

«Molto carino quel vestito tesoro!» esclamò con dolcezza.

Sophy aveva appena indossato un abitino floreale dalle tinte pastello lungo fino poco sopra le ginocchia.

«Ehy, mamma», ultimamente faticava a chiamarla in quel modo, ma non aveva scelta. «Sono contenta che ti piaccia. È nuovo».

Felicity sorrise affabile prima di sedersi sul bordo del letto di Sophy che nel frattempo si stava allacciando dei sandali rosa antico, bassi ed impreziositi da pietre e dettagli in argento.

«So che sei abbastanza grande da sapere come bisogna comportarsi, ma...» la donna sembrava davvero imbarazzata. «Beh, insomma, avrai immaginato il perché di questo weekend, ho ragione?»

«Non so a cosa ti stai riferendo» mentì Sophy osservandosi allo specchio accentuando un atteggiamento civettuolo che, in realtà, non era propriamente nelle sue corde.

«Ma certo che lo sai! Mettiamola così: sono certa che il tuo futuro sposo desideri... Accelerare i tempi... Ciò non vuol dire che tu debba per forza fare ciò vuole! Sarai sua moglie, ma la vita è la tua. Sei tu a dover scegliere come e quando certe cose dovranno accadere tra voi».

Sophy osservò Felicity torcersi nervosamente le dita. Era sincera. La donna che Sophy aveva davanti in quel momento non era altro che una mamma preoccupata perché tutto stava accadendo troppo velocemente nella vita della sua bambina.

«Mamma» sussurrò Sophy prendendole le mani tra le sue. «Non c'è bisogno che tu mi dica nulla. So tutto quello che c'è da sapere e, fidati, non farò assolutamente nulla contro il mio volere. Né in questo contesto, né in nessun altro, mai! Puoi stare tranquilla, te lo prometto!»

Felicity si allungò per abbracciare la figlia pensando, con le lacrime agli occhi, a quanto avrebbe voluto che quella promessa potesse essere mantenuta. Non le piaceva affatto quello che Marcus stava facendo alla sua bambina, con quelle pillole la stava annullando. Contemporaneamente, anche a Sophy si riempirono gli occhi di lacrime pensando che avrebbe davvero mantenuto quella promessa e che alla fine tutti loro l'avrebbero pagata, anche la sua mamma adottiva iperprotettiva che si preoccupava tanto per lei, ma per le cose sbagliate.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now