- CAPITOLO 11 -

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«Puoi scendere Sophy».

Felicity aveva incaricato una cameriera alta e dai lunghi capelli biondi di chiamarla al momento opportuno. Sophy aveva aspettato lì per almeno due ore, fuori era ormai quasi buio. Fece un lungo sospiro ed aprì la porta.

Dopo averle sistemato il velo davanti al volto, Nick se n'era andato senza dire una parola. Scendendo le scale la ragazza si sentì battere il cuore a mille. Centinaia di occhi la fissavano ed una marcia nuziale suonava armoniosa. Sophy individuò Nick in un angolo del salone, poco distante dall'altare, dove Ivan la stava aspettando insieme a Don Fausto, il sacerdote di MitoCity. Il tempo le sembrava infinito e troppo veloce allo stesso tempo. Arrivata alla fine della scalinata, si appoggiò al braccio che suo padre le stava porgendo.

In fondo alla navata improvvisata la attendeva Ivan vestito con un impeccabile completo blu notte. I capelli castani erano stati accuratamente tirati indietro e il fazzoletto che faceva capolino dal taschino, posto all'altezza del cuore, riprendeva esattamente quello del papillon. Sophy non l'aveva mai visto così elegante.

La ragazza percorse, al braccio di suo padre, i pochi metri che la separavano dall'altare, poi l'uomo la lasciò e Ivan le prese la mano. Era tutto orchestrato alla perfezione, ma lo sguardo di Ivan tradiva la sua rassegnazione, la stessa di Sophy.

Don Fausto, un ometto occhialuto, paffutello e stempiato sulla settantina, batté vigorosamente le mani ed improvvisamente tutti tacquero. Poi, il Sacerdote cominciò a recitare brani del Vangelo e Salmi che Sophy non ascoltò. Il suo cuore batteva a mille e se lo sentiva rimbombare fin nelle orecchie. Si guardava intorno con discrezione sperando che qualcosa, qualsiasi cosa, potesse interrompere la cerimonia. I suoi genitori e quelli di Ivan erano vicini e sorridevano soddisfatti del loro operato. Passarono almeno una ventina di minuti prima che Don Fausto arrivasse al punto cruciale della cerimonia.

«... E siamo qui riuniti per celebrare l'unione di questi nostri amati figlioli: Sophia Rebecca Catting e Ivan Robert Alvarez».

Don Fausto parlò ancora per alcuni minuti poi fu il turno di Sophy e Ivan che, entrambi con voci fredde e robotiche, lessero le rispettive promesse.

Mancava davvero pochissimo al fatidico sì quando tutto si spense. La stanza, così come tutta la casa e persino la città caddero nell'ombra. Urla, tonfi e rumori di oggetti in frantumi riempirono l'aria. Sophy rimase immobile, attonita, finché una mano non le tappò la bocca mentre veniva trascinata verso la porta sul retro di casa sua. La ragazza provò a ribellarsi, ma la persona che la tratteneva era molto più forte di lei. Sentì il rumore di una porta che si apriva e poi l'aria fresca della sera le accarezzò il viso.

«Sophy, va tutto bene, sono io!»

Nick.

Sophy non riuscì a trattenersi e gli buttò le braccia al collo. Lui ricambiò l'abbraccio.

«Ascoltami ora» cominciò lui allontanandola leggermente ma continuando a tenerla per mano. «Devi scappare da qui. Ti ricordi dov'è il Covo?»

«Sì!»

«Bene. Va lì, il più in fretta possibile. Sfrutta l'ombra più che puoi, anche se dovesse finire il blackout. Hai capito?»

«Sì».

«Nessuno deve vederti andare lì...»

«Tu?»

«Io devo restare qui, non devono pensare che la tua sparizione sia collegata a me. Ma non sarai sola. Danielle ti aspetta al Covo e un ragazzo, John, ti raggiungerà per strada appena possibile».

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now