- CAPITOLO 29 -

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Camminarono sul lungomare buio e deserto per diversi chilometri finché non raggiunsero un altro piccolo porto desolato. Sophy si chiese perché non ci fosse nessuno a passeggere in quel luogo.

«Ho scelto davvero bene dove approdare, non trovi?» le chiese Nick quasi leggendole nel pensiero. «Questo paesino deserto è perfetto per due fuggitivi dotati di Anti-Visione come noi».

«Perché non c'è nessuno?»

«Per colpa di una stupidissima leggenda» spiegò Nick. «Si racconta che in questo incantevole paesino marittimo, un tempo, vivesse un essere spaventoso che di giorno riposava e di notte usciva allo scoperto per uccidere chiunque passeggiasse per le vie o guardasse fuori dalle finestre. Molto più probabilmente dei trafficanti di chissà cosa hanno inventato questa pagliacciata nel tentativo di poter agire indisturbati».

«Dalle telecamere ci si può nascondere, dall'occhio umano no» commentò Sophy ricordando la sua fuga nei boschi che ormai sembrava appartenere ad una vita fa. «Davvero ingegnoso! Grazie di cuore mostro spaventoso!»

Nick abbozzò una risata che lo fece sobbalzare dolorosamente. Sophy vedeva la sua sofferenza, ma non sapeva come alleviarla. Lo guardò come a chiedergli "Tutto ok?", lui sembrò capire e mentì annuendo. Faticava a respirare con regolarità, sudava copiosamente ed era evidente quanto sforzo gli costasse ogni passo.

«Ok» decise il ragazzo tutto d'un tratto. «Siamo abbastanza lontani da dove abbiamo lasciato la moto. Direi che possiamo inoltrarci in questo paesino».

«Ottimo» rispose Sophy.

Verso l'entroterra il buio era meno fitto. Sporadiche lanterne e piccoli lampioncini punteggiavano i cortili verdeggianti annessi alle piccole casette spartane che costeggiavano le vie asfaltate. Nel giro di pochi minuti si lasciarono alle spalle le villette tipicamente marittime per arrivare ad una zona più campagnola. Le case erano più grandi, prive di cancelletti metallici e, molto spesso, dotate di capannoni, fienili o piccole stalle.

Nick si avvicinò ad almeno cinque strutture secondarie prima di trovarne una aperta. Con estrema gioia di Sophy non si trattava di una stalla, ma di un piccolo fienile, pulito ed ordinatissimo. Non avrebbe sopportato una notte in una stalla: odiava con tutta se stessa il terribile tanfo che le caratterizzava.

La piccola struttura di legno si sviluppava principalmente in altezza ed era debolmente illuminata da una lanterna appesa al centro del soffitto quadrato. I grossi covoni di fieno rettangolari erano accatastati con cura dal pavimento al primo soppalco e dal primo soppalco al secondo. Occupavano quasi tutto il volume dell'edificio rendendolo angusto. Solo sul secondo soppalco c'era una vasta zona libera tra due covoni.

«Lì su staremo benissimo» suggerì Nick indicando la zona che Sophy aveva appena notato e scartato.

«Sei serio?»

«Sì, certo» rispose lui serenamente. «È abbastanza in alto per non essere visti da qui giù. C'è una scala, è ben protetto e sufficientemente grande per starci entrambi».

«È piuttosto in alto» disse Sophy cercando di mantenere un tono neutrale.

«Hai paura dell'altezza?» le chiese canzonandola.

«Non dell'altezza, di cadere!»

Nick ridacchiò, la prese tra le braccia e le arruffò i capelli con dolcezza.

***

Nick si era sbagliato a prenderla in giro: non ebbe alcuna difficoltà ad arrampicarsi lungo la scala di legno per raggiungere la nicchia. Per il ragazzo, invece, fu un po' più impegnativo a causa delle continue fitte che gli trafiggevano il fianco.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now