- CAPITOLO 27 -

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Sophy si era addormentata sul suo petto.

Si erano baciati in un modo tanto intimo ed appassionato da fargli venire i brividi. Non avrebbe mai pensato di potersi sentire tanto appagato e felice.

Guardò il corpo della ragazza fare su e giù al ritmo del suo respiro. Doveva aver trascorso dei momenti davvero orribili in quella grotta. Non osava immaginare quanta paura potesse aver provato trovandosi impotente alla mercé di Ivan.

Ivan, che schifoso!

Per un breve periodo Nick si era quasi convinto che quel ragazzo non fosse poi così male, in fondo trattava Sophy con educazione e garbo. Ed invece si era rivelato deplorevole quanto il padre. Forse era vero che i frutti non cadono mai troppo lontano dall'albero.

Sophy però era lì con lui, al sicuro, e stava bene. Aveva le ginocchia sbucciate e sicuramente avrebbe faticato moltissimo a dimenticare quella orribile mattinata. Ma questo non era nulla in confronto a ciò che le avrebbe fatto quel viscido figlio di papà se lui non fosse arrivato in tempo.

I problemi, però, non erano finiti. Essere dei fuggitivi non era una situazione facile. Tornare al Covo era indubbiamente la cosa migliore da fare, ma anche la più pericolosa. Chiunque li avrebbe cercati, in primo luogo, lì. Ma cos'altro avrebbero potuto fare?

L'ansia gli salì al petto facendolo respirare affannosamente. Probabilmente sobbalzò troppo, perché la ferita cominciò a pulsare con maggiore intensità. Ecco un altro grande problema: era abbastanza sicuro che non fosse infetta, per lo meno per il momento. Però si sentiva estremamente debole ed ogni movimento gli costava molta più fatica del normale. Inoltre temeva anche che gli stesse salendo la febbre. Al Covo gli avrebbero medicato e disinfettato la ferita senza problemi. Quello era un altro valido motivo per recarvisi al più presto.

«Scusami, mi sono addormentata» esclamò improvvisamente Sophy, la voce ancora impastata dal sonno.

«Hai fatto bene a riposarti. È stata una mattinata molto impegnativa» le disse con dolcezza.

«Anche tu dovresti dormire un po'» commentò la ragazza. «Hai gli occhi stanchi».

«Hai ragione» si sentiva le palpebre pesanti. «Farà buio solo tra un paio d'ore. Se tu te la senti di star sveglia a fare la guardia, magari potrei provare a ricaricare un po' le pile».

Sophy sorrise. «Non c'è nessun problema».

Si diedero un breve bacio sulle labbra, poi Nick si adagiò sul fianco sano e, nel giro di pochi secondi, si addormentò.

***

«Nick! Ehi Nick!»

Sophy non voleva svegliare Nick, ma dalla tasca dei suoi jeans scuri si innalzava la melodia fastidiosa di una suoneria.

«Che succede Sophy?» chiese Nick con voce preoccupata. Poi, una frazione di secondo dopo, si accorse della musichetta e si affrettò ad estrarre il telefono dalla tasca per rispondere.

"Tranquilla, è il Covo!" mimò Nick, senza emettere suoni, mentre si avvicinava il cellulare all'orecchio. Sophy capì che con quella frase voleva tranquillizzarla, farle capire che quel telefono era sicuro, non come quelli che le aveva fatto abbandonare nella Grotta del Sospiro.

«Ok Ben, però adesso calmati» esclamò Nick riavviandosi i capelli con la mano libera. Sophy capì subito che qualcosa non andava, così si avvicinò quanto bastava per riuscire a sentire forte e chiara la voce di Ben attraverso il ricevitore.

«Spiegami esattamente cosa sta succedendo» continuò Nick.

«Sono qui, ci hanno circondati!» Sophy non aveva mai sentito tanta preoccupazione nella voce di Ben.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now