- CAPITOLO 33 -

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La mattina seguente Sophy e Nick lasciarono la casetta di Clotilde dopo aver fatto un'abbondante colazione ed aver riempito gli zaini di provviste. La donna aveva assicurato che lo chalet non era molto lontano da lì, qualche chilometro, pochi minuti in pullman. Sophy era rimasta sorpresa dal fatto che Nick avesse accettato così di buon grado l'idea di viaggiare su un autobus di linea. «Il miglior modo di passare inosservati e confondersi nella massa, è ovvio» aveva commentato.

L'autobus passò esattamente all'orario predetto da Clotilde. Nick mostrò all'autista i biglietti di entrambi e indirizzò Sophy verso una coppia di sedili al centro del veicolo. La ragazza se ne convinse: nessuno li avrebbe notati. Sul mezzo di trasporto c'erano una dozzina di passeggeri di diverse età tutti intenti a smanettare con gli smartphone.

«Credi davvero che troveremo qualcosa?» chiese Sophy appoggiando la testa alla spalla di Nick. L'atteggiamento da coppietta innamorata era, in parte, programmato a tavolino.

«Lo spero. Anche se non so cosa aspettarmi».

Viaggiarono sull'autobus per un quarto d'ora abbondante prima di vedere i paesaggi tipicamente marittimi e campagnoli lasciare spazio a boschi verdeggianti e silenziosi.

«Secondo le indicazioni di Clotilde dovremmo scendere alla prossima fermata. Ora, chiamami paranoico, ma se per te non è un problema, mi sentirei più sicuro a scendere a quella dopo per poi retrocedere a piedi» disse Nick.

«Va benissimo per me, sei tu l'esperto in queste cose ed io mi fido ciecamente» rispose Sophy prima di allungare il collo per scoccargli un veloce bacio a stampo.

Una volta scesi dovettero camminare per un po' all'ombra dei faggi, tra le radici, le foglie e il fango. Sophy detestava quel tipo di ambientazione. Era una tipica ragazza di città, di quelle che non amano sporcarsi le scarpe e vedere gli insetti ronzare attorno alla loro testa. Ma era con Nick, e questo bastava a rendere tutto più sopportabile. Era incredibile come, nonostante si trovassero in una situazione tanto disperata, lui riuscisse a farla stare bene. Da quando aveva espresso a Sophy le sue paure e si era rappacificato con Clotilde, era tornato il ragazzo forte, determinato e ironico che Sophy aveva conosciuto in veste di poliziotto.

«Comunque non potresti mai fare l'agente segreto, o l'agente in incognito, o qualsiasi altra cosa» le disse distraendola e rischiando di farla inciampare su una grossa radice.

«Cosa?» chiese rimettendosi dritta. «Si può sapere di che cavolo stai parlando?»

«Parlo del fatto che stai spaventando tutti gli scoiattoli da qui a un chilometro» la canzonò ridacchiando. «Devi muoverti con più attenzione, fare molto meno rumore».

Si avvicinò a lei cingendola da dietro. Sophy rabbrividì avvertendo il calore del corpo del ragazzo contro il suo e, involontariamente, si soffermò a ripercorrere con la fantasia le linee nette che definivano i suoi muscoli possenti. Si sentì le guance in fiamme e sperò che lui non lo notasse.

«Vedi quel cumulo di foglie?» disse indicandole un punto poco lontano dalle sue scarpe. Sophy annuì. «E vedi quella piccola pozza di fango?» Sophy annuì ancora. «Dove scegli di mettere il piede?»

«Nelle foglie» disse Sophy consapevole che fosse la risposta sbagliata. «Nel fango?»

«Entrambe le risposte sono errate» le sussurrò nell'orecchio facendole venire i brividi lungo la schiena.

«Devi posarlo lì» continuò e, mentre con il braccio sinistro le cingeva la vita, allungò l'altra mano sulla sua coscia destra indirizzandole il piede verso una radice sporgente poco più in là. Nick accompagnò delicatamente il corpo di Sophy da quella parte e la temperatura corporea della ragazza si impennò. In equilibrio sulla radice, che la rendeva alta quanto Nick, Sophy non resistette più, si voltò verso di lui, gli buttò le braccia al collo e lo baciò con passione. Lui ricambiò con entusiasmo spingendo Sophy con la schiena contro il tronco del proprietario della radice galeotta.

MITOCITY - Il SegretoWhere stories live. Discover now