7. You can fool the world but not my eyes

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È domenica mattina.
Sono le undici e io faccio colazione in santa pace.
Se non fosse che arriva lei.
April Lebowski, la più rinomata delle rompi palle.

-Non fraintendermi, vederti uscire con i tuoi nuovi amici mi fa piacere ma...sicura di non prendere sotto gamba la scuola?-

Mia madre passa le giornate nel suo studio a dipingere, ma appena esce fuori e torna alla realtà... si riappropria del suo passatempo preferito: rompere le palle a June.

-Prendere sotto gamba la scuola significa non passare il sabato sera a studiare, mamma?—chiedo davanti ad una ciotola di latte caldo.

-Guarda che io lo dico solo perché è quello a cui mi hai abituata in tutti questi anni... non uscivi mai.-

Grazie tante mamma per ricordarmi sempre quanto risulto poco simpatica agli altri esseri umani. -Ho conosciuto delle persone che mi piacciono.- ammetto ingozzandomi di cereali al cioccolato.

-Mi accompagneresti a comprare qualcosa di nuovo?- aggiungo poi.

Ma ovviamente a mia madre è rimasta impressa solo la prima parte della frase.
-Stiamo parlando di...ragazzi?-

-Mamma, ti prego non cominciare.-

-Che ho detto di male? Voglio solo sapere se hai conosciuto qualcuno...di come dire, "interessante".-

Ovviamente sta fingendo di fare la mamma-amica, ma è tutta una farsa. Vuole solo ficcanasare come al suo solito.

-Ho conosciuto ragazze e ragazzi a scuola, AMICI, mamma.-

-Mmmm okay, okay. Se vuoi oggi pomeriggio sono libera. Ti porto al centro commerciale.- cinguetta togliendomi il pacco di cereali dal tavolo.

Mi sta togliendo il cibo di bocca, incredibile.

- Vuoi vestiti nuovi? Bene. Facciamo in modo che la taglia rimanga la stessa, okay?-

Se potessi incenerirla con uno sguardo lo farei, purtroppo non posso. La sto guardando malissimo eppure lei non si è ancora polverizzata nell'etere.

-Però scelgo io mamma. Tu non hai voce in capitolo.-

🥤

Il pomeriggio di shopping è più rapido del previsto. Non amo stare ore e ore per negozi come invece farebbe mia madre. So già cosa mi piace: jeans, t-shirt sportive e abiti semplici, niente stampe e niente scollature o lunghezze ascellari.
Non sono un'ipocrita, quindi sì, mi piacerebbe indossare vestiti attillati e fighissimi, peccato che poi non avrei l'attitudine per andarci in giro a testa alta. Mi vergognerei troppo, perciò preferisco qualcosa di più adatto alla mia personalità. Carino sì, ma niente di vistoso.

—Ciao Jordan!-

Stiamo camminando per la galleria di negozi quando mia madre vede un uomo biondo sulla quarantina.
Si salutano come fossero amici di vecchia data. Resto interdetta per qualche secondo, ma sopratutto mi sto chiedendo: "e questo da dove esce fuori, ora?"

-Lei è June, mia figlia.—

—Ciao June, piacere. Io sono Jordan.- annuncia l'uomo porgendomi la mano.

Lo saluto educatamente. Poi mi perdo a guardare qualche vetrina mentre i due parlano animatamente di arte e di quadri. Proprio non la capisco la passione di mia madre per l'arte, la trovo una cosa così noiosa.
Ma forse chiunque potrebbe dire lo stesso per quanto riguarda me e la mia passione per i libri e la lettura.
Il mio riflesso si specchia in quelle vetrine, lasciandomi ammirare l'enorme differenza tra i manichini sottili e la mia sagoma goffa ed anonima.

La voce di mia madre mi rapisce dai pensieri, facendomi tornare alla realtà.
—Ci vediamo a cena settimana prossima, allora! A presto!-

Lei e l'uomo alto si salutano con un sorriso a milleottocento denti.

—È lui il tipo che ti ha invitato ad un appuntamento?-

Lei si arriccia il naso, poi si aggiusta i lunghi capelli biondi guardandosi nelle vetrine.
Scommetto che sta morendo dalla voglia di sapere che impressione ha appena fatto agli occhi di quell'uomo.

-Non è un appuntamento, te l'ho detto... vuole vedere le opere.—

Le opere. Certo. I quarantenni ora la chiamano così.

Cammino svogliatamente roteando con gli occhi al cielo. -Non può vederle a casa nostra? Dove le tieni, nel tuo studio? Devi per forza andarci a cena?—

—June, capisco che tu non sia esperta di queste cose ma... l'esposizione dobbiamo farla da lui, perché è a casa sua che poi metterà i quadri se vorrà acquistarli.-

-Certo certo. E la cena dopo l'esposizione? Quella la fate con tutta la comunità di quadrofili o solo voi due a lume di candela?—chiedo sarcastica.

- Vedi di fare poco la spiritosa, non saremo soli. Lui ha anche un figlio, perciò ho pensato di farti venire con me.-

- Te stai male.- sputo indignata.

Mia madre scrolla il capo. —Più cresci e più quella lingua si allunga eh.-

Stiamo per uscire dal centro commerciale quando nel parcheggio, in lontananza, vedo due sagome che sembrano conosciute.
Uno è sicuramente Jackson, il ragazzone biondo amico di James Hunter. Lo riconosco dalla stazza e dal fatto che indossa una delle sue t-shirt sportive dai colori accesi.
Si sta abbracciando con un altro ragazzo.
Si sta abbracciando con un altro ragazzo?

Non riesco a capire bene la dinamica, ma non mi sembra un abbraccio fraterno. E se vogliamo dirla tutta, l'altro ragazzo non sembra neanche uno dei suoi amici.
È di schiena, non riesco a vederlo in volto.
Posso notare solo una cosa: porta un capellino.

No, non può essere Blaze.

Non se la caga nessuno ma io pubblico lo stesso 😂

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Love Me, Love MeWhere stories live. Discover now