53. 'Cause all of my enemies started out friends

422K 8.2K 189K
                                    




e si ricomincia...🎡





JACKSON


«Tesoro fa freddo, mettiti questo.»

Nonna mi guarda dal basso con i suoi occhietti trasognati. È un'anziana burbera, a volte persino maleducata, come quando litiga furiosamente con i vicini o con le commesse del banco frutta. Ma non con il suo Jackson. Stravede per me, lo fa da quando sono nato.

«Non ne ho bisogno, nonna. Lo sai che... Okay, va bene.»

Finisco sempre per cedere alle sue lusinghe insistenti. Non ci provo nemmeno a contraddirla, tanto ha sempre ragione lei.

Accolgo tra le mani il mio giubbotto di football preferito, mentre nonna, che mi arriva a malapena al petto, aggrotta le sopracciglia grigie con aria fiera.

«No certo, dicevi così anche quando ti sei preso la broncopolmonite.»

«Avevo dieci anni.»

«Ora che ne hai otto in più, pensi forse di essere immune ai colpi d'aria?» mi redarguisce col suo filo di voce gracchiante.

Attende con pazienza che io mi tolga una trentina di centimetri, che mi faccia ricurvo verso di lei e quando abbasso il viso alla sua altezza, finalmente può baciarmi la fronte.

«Grazie nonna.» mormoro beandomi dell'occhiata gratificata che segue quel gesto affettuoso.

Lo faceva anche quando ero piccolo, ma è diventata un'abitudine mattutina solo nel momento in cui mi sono trasferito qui da lei, dopo quella notte d'inferno.

Mentre infilo la giacca, nonna mi fa un cenno complice e presto mi accorgo della presenza di mio nonno, che è appena giunto in cucina per fare colazione.

Anche lui ha i suoi rituali mattutini, ma non comprendono baci o moine amorevoli. Pretende che il suo caffè sia già pronto e servito caldo. Che il suo quotidiano preferito sia già ad aspettarlo sul tavolo e che nessuno disturbi la sua colazione, amara come il caffè che beve e triste come le notizie che legge.

«Non sei in ritardo per la scuola?»

La sferzata gelida non è dovuta alle parole che usa, ma per il modo in cui le comunica. Brusco e severo.

Con i pollici spingo verso il basso i polsini del giubbotto e vi nascondo immediatamente le dita, le cui unghie sono ricoperte di smalto nero.

«Sto andando» sbuffo controvoglia, uscendo dalla cucina.

Non voglio essere un peso per loro e sebbene mia nonna mi abbia fatto capire in più di un'occasione di non esserlo, è proprio così che mio nonno mi fa sentire.

Dovrei cercarmi un lavoro, dar loro una mano...

Questi sono i pensieri costanti, le angosce che mi assalgono ogni volta che mi ritrovo a cenare e a pranzare con loro. Senza contare che l'università posso scordarmela. Non eccello in nessuna materia, non ho passioni che non siano il football. Soltanto il football.

Sto guidando, perso nei miei pensieri, quando noto qualcuno camminare sul bordo del marciapiede che conduce a casa dei miei nonni. Con una manciata di riflessi pronti freno di scatto e metto a fuoco la sagoma conosciuta.

«Blaze che cazzo ci fai qui?»

Lui sgrana gli occhi impaurito quando mi vede abbassare il finestrino.

«Sto andando a scuola.»

«Casa tua non è da queste parti», gli faccio notare, mentre le sue guance si tingono di un rosa pallido.

Love Me, Love MeWhere stories live. Discover now