47. I've been the archer, I've been the prey

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Eccoci 🖤

🔴🔴

🦋JUNE🦋

Il pavimento diventa lava rovente sotto ai piedi e il calore si propaga fino alle mie guance, forzandomi ad arrossire con violenza.

Non può essere vero, questo è un maledetto incubo

«Mamma...»

Mia madre non sembra far caso alla mia voce tremolante, impegnata com'è a fissare in cagnesco la t-shirt che indosso.

«In macchina. Sbrigati.»

Con evidente disappunto, indica l'auto parcheggiata nel viale che circonda la villa.

«Ma devo prendere la mia roba...»

«Cosa? I tuoi vestiti? Mhm?»

A quel punto abbandona ogni compostezza e scoppia in una reazione istintiva.

«Cristo santo! Da te non me lo sarei mai aspettato! Sparisci per un giorno intero senza avvisare e ti becco...»

Non riesce nemmeno a dirlo ad alta voce.
Io però mi ritrovo a sgranare gli occhi quando avverto i passi di James alle mie spalle. Poi la sua voce.

«Jax, ti ho detto che l'erba l'ho fini...»

Pausa.

«O cazzo»

«Dicevi?»

Lei incrocia le braccia al petto e lo invita a continuare con sguardo omicida.
James in tutta risposta dà un colpo di tosse, è chiaramente divertito dalla faccia adirata di mia madre.

«Dicevo... l'ho tagliata. Nel prato, intendo»

A quel punto scoppia a ridere davanti agli occhi infuocati della donna che mi ha messo al mondo. La guardo e mi accorgo che lo sta fissando in modo truce, nemmeno avesse visto Lucifero in persona.

Con la coda dell'occhio noto invece che James è ancora a petto nudo, si nasconde dietro alla porta d'ingresso, per evitare che gli sia tutto in bella vista.

«Comunque... tempismo invidiabile.» borbotta masticando il labbro inferiore sotto ai denti, come a trattenere un'altra risata.

Possibile che sia così divertito dalla situazione? Forse è abituato che i suoi genitori lascino correre qualsiasi cosa lui faccia, perciò non ha realizzato che questa, per me, sarà a breve una faccenda di vita o di morte.

Mia madre smette immediatamente di considerarlo e, sbrigativa, torna subito da me.

«Va a prendere le tue cose!» ordina arrabbiata.

Io scappo in camera di James a recuperare il mio zaino, infilo i pantaloncini che mi aveva prestato per il pomeriggio e quando torno in salotto, la sento dire:
«E tu non mi rivolgere mai più la parola!»

«June è rimasta solo perché gliel'ho chiesto io»

Mi accorgo della voce di James e per poco non mi va la saliva di traverso. In tutta fretta indosso le scarpe, perché mia madre gli sta già urlando contro.

«Non m'interessa! Sarai pure alto e grosso, a me non fai paura.»

Sto trattenendo il fiato dall'agitazione.

«E sappi una cosa: la volta che mia figlia tornerà a casa piangendo per te, io verrò qui e ti strozzerò con le mie stesse mani. Hai capito?»

Da parte di James percepisco un momento di silenzio, ma ad un tratto sembra ritrovare le parole.

Love Me, Love MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora