48. Save your tears for another day

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🦋JUNE 🦋

L'agitazione comincia a causarmi strani tremolii alle gambe.

Sono ancora immobile, sotto all'imponente corporatura di James, quando sollevo il capo per cercare una risposta nei suoi occhi.
Lui inclina il volto, lentamente, e io a quel punto capisco. Gli basta intensificare lo sguardo nel mio, per trasmettermi tutta la sua inquietudine.

Il mio cuore è già in tumulto, ma ad accrescere il mio turbamento ci pensa la sua bocca rosea. Se fino a qualche istante fa era intenta a deliziarmi di baci instancabili, ora si deforma in una linea stretta.

«Sì. Arrivo.» lo sento tagliare corto al telefono.

Io rimango nel letto a fissare James che, una volta conclusa la chiamata, si alza in piedi per infilarsi maglietta e pantaloni della tuta.

Succede sempre. Accade tutte le volte che stiamo insieme. Ad un certo punto, per un motivo o per un altro, lui comincia a sfuggirmi.

Indispettita dal suo continuo silenzio, erompo in un nervoso «Perché non mi parli?»

Senza nemmeno nemmeno innalzare la testa, James si lascia andare ad un mugolio frettoloso.

«Ti chiamo domani.»

Dovrei starmene zitta e farmi gli affari miei, vero?

«No, tu mi parli ora.»

Mi butto giù dal letto e gli arrivo sotto al mento.

Il mio tono rude però, si addolcisce in fretta, non appena i nostri respiri si fondono in un'armonia ormai conosciuta.

«Che succede?» mormoro ad un soffio dal suo viso.

«Amelia ha avuto un incidente.»

La sua affermazione mi disorienta, quindi lo fisso con aria interrogativa.

«Ma... Com'è possibile?»

«Non lo so, cazzo. È in ospedale adesso.»

James a quel punto si volta per mettersi le scarpe, ma solo dopo avermi lanciato un'occhiataccia.

La sensazione che mi pervade è decisamente strana: avverto il forte impulso di mandarlo via.

Ora. Sempre.

Se lui questa sera non fosse venuto qui, adesso non mi sentirei così, come se un pugnale mi avesse appena trafitto lo stomaco.
Vorrei dirgli di non venire mai più in camera mia, di non infilarsi mai più nel mio letto in piena notte facendomi catapultare in un'illusione momentanea.

Ben presto però, mi tornano in mente le parole di sua mamma.
Devi avere pazienza con lui.

Perciò metto da parte il mio orgoglio e, ancor prima che possa uscire dalla finestra, ci riprovo. «Ti accompagno?»

L'eventuale risposta m'incute un po' di timore, dopotutto parliamo di James, se avesse bisogno di me non lo ammetterebbe mai.

Lui finisce di rivestirsi e senza sollevare lo sguardo dal pavimento, sputa un «Fa come ti pare.»

Love Me, Love MeWhere stories live. Discover now