46. But you still don't know my name

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𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘
🔴🔴

🦋 JUNE 🦋

Una vibrazione insistente mi sveglia.

Ma dove sono?

Ci metto un po' più del dovuto a realizzare dove mi trovo. Con il polso mi sfrego una palpebra, intanto la bocca del mio stomaco viene assalita da una morsa soffocante. Nausea, poi l'impellente sensazione della fame.
Con una lentezza sfiancante apro gli occhi. É tutto bianco sopra di me, ma sono le costose modanature che fanno da cornice al soffitto, a suggerirmi una verità molto semplice: non mi trovo nel mio letto. Non sono a casa mia.

Mi è sufficiente ruotare sul fianco per accorgermi dell'ampia schiena maschile che mi blocca la visuale.

Oh no, mi sono addormentata da James.

E quella vibrazione fastidiosa che continua imperterrita non l'ho sognata, è il mio cellulare.
Lui sta dormendo e non accenna a muoversi, perciò mi avvicino con prudenza alla sua schiena. Non so perché lo faccio, sfioro con la guancia la sua pelle calda, come a volermi assicurare che lui stia respirando.

Mi ritrovo ben presto sopraffatta dal suo profumo fresco e maschile, il movimento ansante del suo petto è cadenzato e lento, riverbera contro la sua schiena che si muove appena a contatto con il mio viso.
Lancio il braccio verso il comodino e afferro il mio telefono. Dio mio, non ricordo quasi niente di ieri sera.

«Mamma?» Rispondo sottovoce.

«June.»

«Sono io.»

«E dove diavolo sei?»

«Ehm...»

«Ti sei almeno ricordata il tuo nome, è già qualcosa.» ironizza lei utilizzando il suo solito fare spocchioso.

Stavolta però il tono è arrabbiato, oserei dire furibondo.

Con lo sguardo imbambolato, mi ritrovo a fissare le cuffie di August.
Sono incastrate per metà sotto al lenzuolo, vicino al torace di James.

«Quindi? Hai bisogno ancora di un paio di minuti per inventarti una bugia o ce l'hai già pronta?»

«Mamma sono da...»

Sul retro del mio collo si annida un dolore fastidioso. Ho la testa indolenzita, ma me ne rendo conto solo ora che sto provando ad inventarmi qualcosa di sensato da raccontare a mia madre. Ancora rallentata, sposto gli occhi intorno a me con rapidità, come a voler pensare più velocemente, purtroppo però questo non accade.

«Facciamo così, ti risparmio la figura della bugiarda, so che eri al compleanno di quel vandalo.»

Oh porca miseria, stavolta non ho scampo

«Torna a casa, ora.»

Mi alzo in piedi sorreggendomi il capo con la mano.

«Sì va bene io... arrivo.»

Farfuglio pensieri sconnessi, intanto con lo sguardo giungo alla figura di James che dorme con la guancia affossata nel cuscino.

La testa comincia a vorticare sempre più e una sensazione di vuoto mi carezza il petto.
Le sue lunghe ciglia prendono a ondeggiare appena, segno che si sta per svegliare.
E all'improvviso, mi viene in mente un piccolo flashback di ieri sera. La promessa.

Gli ho promesso che oggi sarei l'avrei accompagnato. Non so dove, come e quando, ma gliel'ho promesso.
Non posso tornare a casa ora.

«Mamma ora non posso. Ci vediamo più tardi. Ti spiegherò tutto.»

Love Me, Love MeWhere stories live. Discover now