Capitolo 39

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Il mio cuore batte all'impazzata e i miei occhi cominciano a riempirsi di lacrime, quando inquadro le due figure davanti a me che non vedevo da così tanto tempo.
-siamo venuti a trovarti figlio mio-
Non gli lascio neanche il tempo di finire di parlare che mi fiondo tra le loro braccia calde e confortevoli che tante volte mi avevano cullato e stretto a se quando ero solo un bambino.
I miei genitori, quegli stessi genitori che 5 anni fa hanno preso e si sono trasferiti dall'altra parte del mondo e che da allora non ho più rivisto, quelli stessi genitori che mi mancavano da impazzire e che pensavo non avrei rivisto per così tanto tempo ancora, ma che invece adesso sono di fronte a me stretti tra le mie braccia.
Non riesco a trattenere l'emozione e la felicità che provo in questo momento, perché è immensa, più di ogni altra cosa.

Li faccio accomodare in casa ancora con gli occhi che brillano di felicità e li faccio sistemare sul divano, portandogli un thé caldo che sapevo avrebbero gradito.
-sono così contento che siate qui, ma mi sembra così strano. Come siete riusciti a farvi dare le ferie? In questi anni non siete mai riusciti a tornare in America-
-be è stata dura-mi rivolge un sorriso mia madre, sorseggiando il suo thé-però io e tuo padre eravamo d'accordo di impegnarci il più possibile in questi ultimi anni per accumulare più giorni di ferie e poter venire a trovare sia te che Jenny.
Ci siete mancati così tanto-
-anche voi mi siete mancati, non immaginate neanche quanto-
-oh figliolo! Ma guardati quanto sei cresciuto? Sei diventato davvero un bellissimo giovane uomo, non lo pensi anche tu Robert?-
-senza dubbio-gli risponde mio padre-sei diventato così alto, per non parlare di quei muscoli, ma quando ti sono cresciuti?-
Ridacchio-è da un po'di anni che vado in palestra e mi piace mantenermi in forma-
-dovresti prendere esempio da tuo figlio Robert-lo rimprovera mia madre.
-cosa stai insinuando che non sono in forma? Guarda qui che muscoli che ho-gonfia i bicipiti, mettendosi in mostra.
Scoppio a ridere e ribatto-qui qualcuno ha bisogno di fare un po' di sport-lo prendo in giro.
-hei non ti ci mettere pure tu, devo già sopportare tua madre ogni giorno che mi prende in giro-fa il broncio lui.
-ma io e Ryan, siamo una squadra, giusto tesoro? - mi fa l'occhiolino lei.
-si mammina-mi alzo per abbracciarla di nuovo.
-mi sei mancata troppo-le sussurro emozionato, incrociando poi lo sguardo di mio padre, per poi aggiungere-mi sei mancato troppo anche tu-
-lo so figliolo, ma adesso siamo qui vicino a te-mi accarezza una spalla, mentre mia madre continua a cullarmi tra le sue braccia.
Mio padre passa la mano tra i suoi capelli ricci e castani così simili ai miei, prima di guardare l'orologio che ha al polso e esclamare-Rachel si è fatto tardi, dobbiamo andare-
-ma come, non dormite qui?-
-No tesoro, abbiamo prenotato in un hotel in centro città, anche perché sapevamo che dovevi lavorare e non volevamo disturbarti-mi guarda con quei bellissimi occhi azzurri che ero stato così fortunato da ereditare da lei.
-non mi disturbate assolutamente-
-stai tranquillo figliolo-comincia a sollevare le valigie mio padre-domani avremmo tutto il tempo per stare insieme. Io e tua madre pensavamo di fare un giro in la città e di venirti a prendere a lavoro, per poi cenare e passare il resto della serata assieme, ti va? Siamo molto curiosi di vedere il tuo nuovo posto di lavoro, c'è ne hai parlato così tanto-
-certo che mi va-sorrido raggiante-vi mando poi l'indirizzo, ma per quanto avete intenzione di fermarvi?-
-5 giorni, perché poi venerdì abbiamo il volo per Los Angeles per andare a trovare anche tua sorella, Luis e la piccola-mi risponde mia madre.
-va bene, faremmo in modo di goderceli al meglio questi pochi giorni-
Sorrido, felice di avere finalmente al mio fianco i miei genitori e dimenticandomi i problemi che da tutto il giorno mi frullavano per la testa, pensando solo al presente che in questo istante mi appariva così felice e brillante.

La mia giornata lavorativa stava finendo e io fischiettai allegramente per i corridoi, pregustandomi già la bella serata che avrei passato con i miei genitori. Avevo tante da cose da mostrargli e altrettante da raccontargli, in fondo avevamo 5 anni interi da recuperare.
Ero felice soprattutto, perché la giornata era trascorsa tranquillamente senza avere ne notizie di James ne di Steven, com'era giusto che fosse data la situazione.
L'unico intoppo forse erano stati Dylan e Vanessa che mi avevano riempito di domande su ciò che fosse successo venerdì sera e io controvoglia avevo dovuto rispiegare per l'ennesima volta la stessa storia, ma per fortuna dopo la mia breve spiegazione avevano capito che non ne volevo più parlare e non avevano più fatto domande.
Affrettai il passo per raggiungere i miei genitori che mi aspettavano all'ingresso, quando accanto a me apparve la figura di James che con un' aria stanca si accingeva anche lui a uscire dall'azienda, stavolta senza Mark.
I nostri sguardi si incontrarono e per la prima volta dopo tanto tempo, seppur con imbarazzo lo salutai con un sorriso-Buonasera James-
-Buonasera Ryan-ricambió il sorriso lui, scaldandomi il cuore-andata bene la giornata di lavoro?-mi chiese educatamente.
-si tutto bene e a te? Hai l'aria stanca-osservo.
-lo sono, oggi ho avuto una riunione di 5 ore e per le restanti 3 ore, ho lavorato in produzione. Non ti dico quanto il mio cervello stia andando in fumo adesso -sospira.
- oh lo immagino-abbozzo un sorriso.
-tesoro-vengo interrotto dalla voce di mia mamma che un secondo dopo mi stringe tra le sue braccia.
-mio dio, ma questo edificio è immenso-esclama mio padre-vorrei proprio sapere chi è il proprietario-
-ho sentito che il capo è un ragazzo molto giovane e bello che in pochi anni ha ereditato l'azienda dal nonno e ne ha creato un impero, facendo molti sacrifici. Un uomo decisamente da ammirare, fossero tutti così i giovani d'oggi-gli dà man forte mia madre.
Io imbarazzato, osservo di sottecchi James che assiste alla scena, non trattenendo un sorriso, dopo aver sentito gli elogi dei miei familiari.
-oh ma chi è questo bel ragazzo? È il tuo nuovo fidanzato? Ma perché non ci hai detto che ci sarebbe stato anche lui stasera?-mia madre si accorge di James al mio fianco e continua a infierire, facendomi venire voglia di sotterrarmi.
Decido di fare le presentazioni, prima che continuasse a mettermi in imbarazzato e conoscendola sarebbe stata capace di andare avanti  all'infinito-mamma, papà..lui è James Williams il mio capo, non che l'attuale direttore della Holding Corporation, l'agenzia pubblicitaria più famosa di New York-
-tuu..sei il capo di Ryan? Oh mi scusi che figura!È un piacere conoscerla Signor Williams-diventa rossa mia madre, accorgendosi finalmente della gaffe che aveva appena fatto.
-ma si figuri signora Rachel, non c'e nessun problema, il piacere è tutto mio-gli sorride amorevolmente lui.
-Mi scusi, ma come sa il mio nome? Tu e mio figlio siete così in confidenza? Non è che allora ci ho azzeccato con la storia del fidanzato?-sogghigna lei, passando lo sguardo da me a James che ci stavamo guardando in modo imbarazzo, cercando di capire come uscire vivi da sta situazione.
Mio padre invece che fino ad ora non si era pronunciato ad un tratto esclama in tono serio-Rachel, non trovi che lui abbia una faccia conosciuta?-si rivolge a mia madre.
-Mi scusi signor Williams, non è che ci siamo già visti prima?-domanda a James che mi chiede aiuto con lo sguardo, non sapendo cosa avesse il permesso di rivelare o meno ai miei genitori.
Decido di prendere in mano la situazione una volta per tutte e di dire la verità-Lui è James il mio capo, ma anche lo stesso James con cui stavo insieme alle superiori. Lui è quel James-
-James sei tu?-esclama mia madre guardandolo negli occhi con emozione-sei cresciuto cosi tanto, era da tantissimo tempo che non ci vedevamo-
-si sono io, Signora Rachel e sono davvero felice di rivedervi e anche a lei Signor Robert-gli rivolge un sorriso sincero ad entrambi.
Nonostante tutto quello che era successo tra noi e nonostante i miei genitori fossero stati davvero dispiaciuti e arrabbiati con lui in passato per la nostra rottura, so che era passato moltissimo tempo da quel giorno e che in quei due anni della mia vita in cui eravamo stati insieme, James era considerato uno di famiglia dai miei genitori e lui stesso, ci considerava la sua famiglia, molto di più della sua stessa famiglia di sangue.
A causa della sua brutta situazione familiare, passavamo più tempo a casa mia che a casa sua e i miei in poco tempo hanno cominciato ad adorarlo e a trattarlo come se fosse figlio loro.
James dall'altro canto era sempre stato grato per questo e adorava i miei genitori tanto quanto loro adorassero lui, ma putroppo le circostante e la nostra rottura li ha portati a non vedersi più, ma questo non vuol dire che non fossero rimasti gli uni nel cuore degli altri.
-diamine figliolo-gli dà un pacca sulla spalla mio padre-anche tu come Ryan sei diventato un bell'imbusto d'uomo e soprattutto ora sei a capo di un azienda. Chi l'avrebbe mai detto?-gli rivolge un sorriso-ti va di venire a cena con noi? A me e Rachel farebbe molto piacere fare due chiacchiere con te e aggiornarci reciprocamente su cosa è successo in sti anni. Sempre se per te non è un disturbo, immagino che sarai molto impegnato-
Di nuovo il suo sguardo si rivolge a me per chiedermi conferma su quello che avrebbe dovuto rispondere.
Leggo nei suoi occhi che muore dalla voglia di rispondere di sì e che è davvero felice di rivedere i miei genitori, ma ha paura di infastidirmi dato la situazione attuale tra di noi.
So che in questo momento dovrei mantenere le distante da lui per pensare, ma non me la sento di rendere triste tutti e di rovinare un momento così importante per loro, così decido di sorridere e di mettere un braccio intorno alle spalle di James che mi guarda sorpreso-tranquilli! Stasera non ha nessun impegno e sarebbe davvero felice di cenare con noi, vero James?-
-certo, non ho nessun impegno -mi sorride raggiante e con gli occhi colmi di gratitudine
-perfetto-esclama mio padre-allora dove si va? Io sto già morendo di fame. Hai un buon posto da consigliarci figliolo?-
-certo, conosco un posto che vi piacerà sicuramente, però lasciate che vi dia un passaggio in macchina così facciamo prima-
-d'accordo-accettano i miei genitori ringraziandolo.

Le cicatrici del passato Where stories live. Discover now