Capitolo 10

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Il suono assordante della sveglia mise fine alle poche ore di sonno che avevo dormito. Avevo trascorse ore e ore a girarmi nel letto con il cuore a pezzi e le parole di Mark che mi risuonavano nella testa e ad esso mi ritrovavo con due occhiaie spaventose sotto agli occhi, a causa della mancanza di sonno e con la voglia di vivere sotto ai piedi.
Entrai nella doccia sperando che almeno l'acqua avrebbe attutito il rumore dei miei pensieri, ma neanche quello servì a molto.
Sospirando, decisi di indossare il completo da lavoro e di uscire di casa senza fare colazione, tanto in questo stato non sarei riuscito comunque a mandare giù nulla.
Arrivato a lavoro mi dirissi come un automa verso il mio ufficio, cercando di non incrociare lo sguardo di nessuno, visto che non ero davvero in vena di parlare.
Non staccai gli occhi dal computer fino a quando non mi resi conto che si era fatta già la pausa pranzo e che avevo bisogno almeno di un caffè per superare la giornata, così controvoglia  mi incamminai verso la mensa con lo sguardo spento e il cuore stretto in una morsa che non mi faceva respirare.
Odiavo sentirmi così, lo odiavo con tutto me stesso. Ci avevo messo anni a costruirmi un muro per difendermi dagli altri, per non dover più soffrire e io come un deficente, non appena è riapparso James nella mia vita ho fatto crollare tutte le mie difese, rimanendo nuovamente inerme e con il cuore spezzato.
Sono un idiota e adesso ne pago le conseguenze, solo un idiota poteva credere di nuovo nell'amore e solo un'idiota poteva credere che lui fosse veramente cambiato. Sono solo un illuso.
Presi un caffè che trangugiai con avidità e mi sedetti su un tavolino vuoto, aspettando l'arrivo dei miei colleghi che in pochi minuti si presentarono con un sorriso davanti a me, sorriso che si spense subito, non appena si accorsero della mia faccia cadaverica.
-Ryan, che ti succede? Non hai dormito? Hai delle occhiaie che fanno paura-esclamò Vanessa preoccupata, sedendosi con Dylan accanto a me con in mano i loro pranzi.
-tutto bene? -gli fece eco Dylan.
-non esattamente-sospirai-avete tempo?-gli chiesi, volendo prendere la palla al balzo per raccontargli ogni cosa.
-certo siamo tutto orecchi-
-però che questa cosa non esca di qui ragazzi, d'accordo? -
-sicuro, puoi fidarti di noi-mi rispose Vanessa.
-è vero stanotte non ho quasi chiuso occhio e la motivazione è che ho ricevuto una delle batoste peggiori della mia vita o almeno la seconda peggiore della mia vita ed è sempre stato a causa della stessa persona-sospirai, poiché qui veniva la parte difficile da raccontare-quando avevo 16 anni mi innamorai per la prima volta.. di un ragazzo che veniva a scuola con me-sganciai la bomba, guardandoli di sottecchi per vedere la loro relazione.
-quindi ti piacciono gli uomini? - mi chiese Dylan.
-si, per voi è un problema?-gli chiesi intimorito.
-oh che bello, quindi posso dire di avere un amico gay? Ho sempre sognato di avere un amico gay, è un sogno che diventa realtà-esclamó Vanessa tutta pimpante.
-nessun problema, ognuno è libero di amare chi vuole. Sarai sempre nostro amico, qualunque siano i tuoi gusti sessuali-mi disse Dylan serio.
-grazie ragazzi-li guardai commosso, incurvando le labbra nel primo vero sorriso della giornata-e si, sono l'amico gay che tanto desideravi-
-allora chiederò a te consigli sugli uomini-mi fece l'occhiolino lei.
-non sono la persona giusta per quanto riguarda le relazioni amorose direi-
-giusto.. Stavi parlando del ragazzo di cui ti eri innamorato al liceo-mi ricordò Dylan.
-be ecco, mi fidanzai con lui e la nostra relazione durò per due anni, fino a quando finì il liceo. Soffrì tantissimo per la nostra rottura-continuai, omettendo il motivo per cui era finita tra noi-e per anni ho avuto moltissime avventure di una notte, tenendomi ben lontano da qualsiasi relazione sentimentale, almeno fino a quando non l'ho rincontrato-
-noo, non ci credo,dopo tutti sti anni vi siete rincontrati! Che cosa carina! - esclamò Vanessa tutta eccitata-e poi cosa è successo? -
Dylan mi guardò inarcando un sopracciglio, cominciando probabilmente a collegare il fatto che io conoscessi James già dalle superiori con la storia che stavo raccontando.
-è successo che all'inizio ho cercato di respingerlo e di stargli lontano, ma mi sono accorto che ogni parte di me lo voleva ancora e quindi ho deciso di abbassare le difese e di dargli una possibilità, finché non ho scoperto che lui era fidanzato con un altro e che le sue avance da quando mi aveva rivisto erano state solo una grossa presa per il culo-
-quindi mi stai dicendo che il capo sta davvero con Mark, il vicedirettore? - mi chiese Dylan, avendo capito finalmente tutto.
-si-
-cosaa? Aspetta.. - intervenne Vanessa, spalancano la bocca -il capo? Mark? Oh mio dio, tu ti stavi riferendo a James Williams, quel James Williams! Tu sei stato fidanzato con il capo e adesso lui sta con il vicecapo, che storia! Io credo di dover metabolizzare questa cosa-abbassò la voce, per non farsi sentire da tutta la mensa.
-adesso si spiegano quegli sguardi che vi lanciavate in palestra e la sintonia che c'era tra voi. Sei sicuro che sia stata solo una presa in giro da parte sua? Perché se così fosse, è davvero bravo a fingere, non c'e che dire-
-non lo so.. Io so solo che sta con un altro ed è quello che conta-
-mi dispiace-mi mette una mano sulla spalla lui.
-per qualunque cosa noi ci siamo-mi sorrise Vanessa -anche se chi l'avrebbe mai detto che il capo fosse gay?-
Sorrisi amaramente, se non lo fosse stato forse non avrei sofferto così tanto per il fatto di non poterlo avere ancora una volta.

Mentre tornai in ufficio, venni fermato per un braccio da un paio di occhi verdi che cercavano di studiarmi. Eccolo James lo stronzo,in tutta la sua bellezza che mi aveva fatto per l'ennesima volta capitolare il cuore, nonostante ormai mi sembrava di non avere più niente nella casa toracica.
-stai bene? -mi chiese, notando le borse sotto ai miei occhi.
-benissimo, ora se non ti dispiace ho del lavoro da sbrigare-sciolsi la sua presa dal mio braccio, cercando di allontanarmi.
-Ryan aspetta-si mise davanti a me, impedendomi il passaggio-perché ieri te ne sei andato senza salutare? Ho provato a chiamarti e ti ho inviato un infinità di messaggi, ma non mi hai mai risposto-
-dovevo andare a casa, si era fatto tardi -mentì, abbassando lo sguardo.
-balle, non prendermi per il culo. È Mark il problema non è vero? -
Una risata amara mi uscì dalle labbra-ti sbagli, il problema non è Mark, il problema sei tu. Mi sono illuso che fossi cambiato invece non sei cambiato un cazzo, sei solo un doppiogiochista che si diverte a giocare con le persone, ma adesso basta con me hai finito di giocare, non sarò mai più una pedina nelle tue mani-
-ma che stai dicendo? Ti si e fuso il cervello? Ieri ci stavamo per baciare e ora mi vieni a dire che sono un doppiogiochista, ma ti senti quando parli?-si alteró lui.
-certo continua pure a fare il finto tonto, ma io non voglio più avere niente a che fare con te, non sai fare altro che ferirmi e farmi stare male e io sono stufo. Esci fuori dalla mia vita James!-me nei andai pieno di rabbia e lasciandolo pietrificato nel corridoio con uno sguardo sofferente, senza pentirmene, perché era solo quello che si meritava.

Solo i messaggi di supporto dei miei amici che mi promettevano che mi avrebbero portato fuori stasera, mi fecero sopravvivere alla giornata.
Alle 17 staccai ed ero intento a dirigermi verso la metropolitana, quando mi sentì chiamare da una voce conosciuta.
-Ryan-
-Lucas? - esclamai, riconoscendo la sua chioma rossa-che ci fai qui?-
-in realtà speravo di incontrarti, ho finito giusto ora in caffetteria e siccome non lavoro lontano da te ho pensato di venire a vedere come stavi, ma dato che appunto ho fatto tutto all'ultimo, non ho fatto in tempo a chiamarti, mi dispiace-
-tranquillo, anzi grazie di essere venuto qui per me, in realtà non me lo aspettavo-gli sorrisi.
-perché?-
-be perché tu di solito sei quello più ehm esuberante nel gruppo e sei sempre incollato a Simon e non sono abituato a vedervi separati-
Lui ridacchió-puoi pure dirlo che sono il più superficiale, non mi offendo! Però mi rendo conto che ci sono momenti per scherzare e momenti in cui bisogna essere seri e questo è il momento giusto per tirare su uno dei miei migliori amici che sta attraversando un brutto periodo! Dai andiamo!-mi trascinó per il braccio.
-ma dove? - gli sorrisi riconoscente.
-a mettere qualcosa sotto i denti, da quant'è che non mangi qualcosa?-
-mm da ieri a cena-
-lo immaginavo, laggiù fanno dei buonissimi pancake-esclamò, indicando un bar all'angolo.
-non ho molta fame-
-tu mangi, a costo di imboccarti-
-non penso che il tuo ragazzo ne sarebbe molto contento-ridacchiai- a proposito, lui dov'e? -
-è ancora in clinica-mi rispose, mentre ci sistemammo su un tavolo aspettando i nostri pancake alla nutella.
-mi fa strano non vedervi insieme-esclamai, cominciando a mangiare di gusto il piatto che avevo davanti, rendendomi finalmente conto della fame che avevo accumulato durante il giorno e di quanto fosse bello riempirsi finalmente lo stomaco, guadagnandomi un sorrisetto soddisfatto da parte del mio amico.
-non posso stare con lui mentre lavora purtroppo, anche se una sveltina nel suo studio un giorno me la farei più che volentieri -ridacchió.
-fate veramente schifo-risi-però vi invidio: nonostante i vostri caratteri diversi vi siete trovati e vi completate perfettamente, non riesco a immaginarvi a stare l'uno senza l'altro-lo guardai con uno sguardo malinconico.
-non guardami cosi, senno non riesco a fare lo stupido come al solito-cercò di farmi spuntare un sorriso-è vero che io e Simon ci siamo trovati e sinceramente neanche io riesco a vedermi con nessun altro che non sia lui. Penso di aver trovato l'amore della mia vita, quello che durerà per sempre, però non è sempre stato così, anche io ho avuto avventure di una notte e ho dato il mio cuore a gente che non se lo meritava prima di conoscerlo. Purtroppo questa è la vita, prima di trovare la felicità ti fa dannare, ma poi quando finalmente arriva, capisci che ogni cosa che hai passato fino a quel momento, ne sarà valsa la pena-
-forse hai ragione.. ma fino a quel momento nulla mi toglierà dalla testa che l'amore è solamente un'enorme fregatura-
-ti ha fatto così male? -sospiró.
-si..così male da non respirare e la cosa più brutta è che nonostante tutto io lo voglio ancora-
-allora sai una cosa? Fanculo il passato, fanculo quel Mark, vatti a riprendere il tuo uomo. Se il destino vi ha fatto rincontrare di nuovo, ci sarà un motivo, non farti portare via la tua felicità!-
Gli sorrisi con un aria malinconica, pensando che ormai il mio cuore era già stato spezzato troppe volte per riprovarci di nuovo, purtroppo quando una cosa è rotta anche se poi si ripara non ritornerà mai come prima ed era questo il mio caso.
James sarebbe stato sempre la cicatrice del mio passato, quella più dolorosa, quella che forse un giorno avrei guardato con distacco, ma che non avrei mai dimenticato.

Le cicatrici del passato Where stories live. Discover now