Capitolo 43

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Seduto davanti al tavolino di un caffè, sbadiglio per l'ennesima volta, continuando ad osservare la gente che entrava e usciva dalla caffetteria assieme ai propri amici, familiari o partner, mentre parlavano del più e del meno in un atmosfera vivace e rilassata.
Quando il cameriere mi porta il mio  cappuccino, sospiro di sollievo e mi porto la bevanda alla bocca, assaporando lentamente la caffeina che piano piano mi ricarica di energia e riempie le mie papille gustative.
James mi sorride sotto i baffi-sembri un cadavere-esclama, senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
-e di chi pensi sia la colpa?Qualcuno qui non mi ha fatto chiudere occhio per tutta la notte e alle 8 del mattino eravamo già alla Sakura & Co a lavorare, è normale che ora stia dormendo in piedi-
-non mi sembra ti sia dispiaciuto però -mi lancia uno sguardo malizioso, facendomi diventare rosso.
-e chi te lo dice?-ribatto, stando al suo gioco.
-mm vediamo, forse i tuoi gemiti di stanotte o forse il modo in cui urlavi il mio nome, mentre ti prendevo?! -la sua voce carica di lussuria mi fa diventare paonazzo e mi fa venire i brividi lungo la schiena.
-James! Siamo in un luogo pubblico-lo rimprovero, cercando di sfuggire dal suo sguardo di fuoco.
-James? Pensavo che avessimo già passato quella fase dopo stanotte. Riprova ancora-avvicina la sua sedia alla mia, ritrovandosi ad un palmo dal mio naso.
-Come vuoi che ti chiamo allora? amore?-
-mi piace decisamente di più-mi sorprende, lasciandomi un leggero bacio sulla guancia.
-Jam..amore,ci stanno guardando tutti-
Non mi è mai importato di cosa pensasse la gente della mia sessualità e non ho mai avuto problemi ad esternare gesti affettuosi con un uomo, ma qui siamo in Giappone, non in America e questo paese non è conosciuto sicuramente per il suo amore per gli omosessuali. Certo non è retrogrado come può essere un paese come la Cina, ma ci stanno ancora lavorando sull'accettazione dei diritti della comunità LGBT e purtroppo ne hanno ancora di strada da fare.
Infatti più di una persona si è girata a guardarci dopo il gesto che ha compiuto James. Chi con disgusto, chi con un sorriso, chi solamente con una aria sorpresa, ma non mi piace che ci guardino come se fossimo degli animali da circo. Noi siamo solo due esseri umani che si amano, non importa il genere, perché l'amore per me è solamente amore.
-non mi importa-mi guarda negli occhi lui-pensi che dopo tutta la fatica che ho fatto per riaverti, mi possa importare qualcosa del giudizio della gente? A me importi solo tu, non c'è niente di più importante per me-
Le sue parole così cariche di amore mi fanno colorare le guance di rosso e l'unica risposta che riesco a sussurrare è solo un semplice e diretto-ti amo-
Lui mi sorride e mi accarezza la guancia, dimostrando nuovamente che non gli interessa di avere addosso gli sguardi delle altre persone-ti amo tanto piccolo mio-
Mi sciolgo come se fossi neve al sole a questo suo lato così dolce di cui ancora faccio fatica ad abituarmi e lo attiro a me in un abbraccio, dimostrandogli che anche io posso andare al di là dei pregiudizi altrui.
Mi lascio cullare dalle sue braccia che mi stringono a loro volta e aspiro il suo profumo che tanto amo, lasciandogli un leggero bacio all'altezza del collo.
Rimaniamo così per diverso tempo, cullati dal calore l'uno dell'altro e dal nostro amore che ci fa desiderare di non staccarci mai più.

-tu piuttosto come fai ad essere così sveglio? Non ti sei manco preso un caffè da stamattina-gli chiedo una volta che siamo usciti dal locale e ci siamo diretti verso la metro per raggiungere Akihabara.
-sono abituato a dormire poco, non sai quante notti ho passato in bianco per finire qualche progetto arretrato-
-non dovresti essere abituato a questo, dovresti prenderti più cura di te stesso-lo riprovero, scuotendo la testa.
-qualcuno qui è preoccupato-mi da un buffetto sulla guancia.
-certo che lo so, sono o non sono il tuo ragazzo? -esclamo, rendendomi conto di quello che avevo appena esternato ad alta voce.
Ragazzo. Non avevamo ancora chiarito il nostro status. È vero ci eravamo dichiarati il nostro amore reciproco, ma questo voleva veramente dire che ci eravamo automaticamente messi insieme? E se così non fosse? E se lui non volesse ancora fare quel passo?
Il flusso dei miei pensieri venne interrotto dal sorriso di James che mi rispose, alleviando tutte le mie preoccupazioni-certo che lo sei e sono contento che ti preoccupi per me anche se non c'e n'è bisogno-
-quindi davvero stiamo insieme?-gli chiedo con una voce incerta e titubante.
-davvero davvero-mi rassicura con un altro sorriso-dopo quello che ci siamo detti non potremmo mai essere solo più capo e dipendente o amici. Io voglio di più, voglio che tu sia solo mio-
-non potrei mai essere di nessun altro e lo sai-gli sussurro in risposta, incastrando i miei occhi azzurri nei suoi verdi.
Teniamo gli occhi fissi l'uno sull'altro fino a quando le porte della metro si aprono e per la prima volta dopo tanto tempo, James mi prende per mano davanti a tutti, rendendomi l'uomo piu felice del mondo.
Continuiamo a camminare con le mani intrecciate, fino a quando arriviamo all'ingresso della famosa area commerciale che da una vita desideravo visitare.
Prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni, andando a cercare le note, dove avevo scritto tutte le cose che avrei voluto comprare ad Akihabara, il paradiso degli Otaku e mi stampo un sorriso in volto.
James alza gli occhi al cielo-piccolo dimmi che non vuoi comprare davvero tutto questo? Lo sai che non ti staranno mai nella valigia, vero?-
Faccio spallucce-e che problema c'è? Ne compro un altra-
-sarà una lunga giornata-borbotta, mentre io gli tiro una gomitata, rispondendogli-vedrai che piacerà anche a te-

Le cicatrici del passato Where stories live. Discover now