Capitolo 18

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Apro gli occhi con molta fatica e mi accorgo che uno spiraglio di sole sta invadendo la stanza, segno che deve già essere mattina inoltrata.
Cerco di muovere le gambe per tirarmi su, ma mi accorgo che il mio corpo è imprigionato dalle braccia di Steven che dorme con un espressione serena e rilassata, come se tutto quello che era successo la sera prima non fosse mai accaduto.
Sorrido e gli sposto le braccia deliticatamente per alzarmi, cercando di non svegliarlo. Sono rincuorato di vedere il suo volto così rilassato, mentre dorme,ieri sera non sembrava neanche lui: il dolore che ho letto nei suoi occhi e tutte quelle lacrime che ha versato per l'unica persona che abbia mai amato, mi hanno fatto solo capire ancora di più che Steven non è la persona che io credevo che fosse.
Mi hanno fatto capire che senza accorgemene è diventato davvero importante per me e che farei qualsiasi cosa per aiutarlo.
Mi faccio una doccia veloce e decido di preparare dei pancakes per colazione, con l'intento di placare i miei pensieri che inevitabilmente stavano finendo di nuovo su James e sul modo in cui ballava con Mark ieri sera.
Faccio partire la musica sul cellulare e mi infilo le cuffiette nelle orecchie, cercando di riacquistare il buon umore sotto le note di "American idiot" dei Green Day.
Mezz'oretta dopo nella stanza aleggia un buon profumino e la mia creazione è finalmente pronta.
Immergo i pancakes di panna e nutella e comincio ad apparecchiare la tavola per il mio ospite, quando sento una voce squittire- mmm che buon profumino! Cos'hai cucinato? -
Steven appare in cucina con i capelli disordinati e stropicciandosi ancora gli occhi dal sonno.
-ma buongiorno dormiglione! - gli sorrido-comunque sono pancake, spero che ti piacciano-
-eccome se mi piacciono-si illumina lui-gli hai cucinati tu? -
-certo, te l'ho detto che me la cavavo a cucinare, no?-
-mm allora assaggio subito-ricambia il sorriso e si appropria del suo piatto.
-mm ma sono buonissimi -esclama, continuando a trangugiare pezzi di pancake uno dietro l'altro -potrei amarti per una cosa del genere lo sai?-
-ma quale onore-ridacchio, cominciando a consumare anche io la mia colazione-comunque come ti senti?-gli chiedo, smettendo di mangiare e cominciando a scrutarlo attentamente.
-io..be..-abbassa il capo, evitando il mio sguardo-sto meglio davvero, grazie per ieri sera, non so cosa avrei fatto se tu non ci fossi stato-
-e di che? A cosa servono gli amici sennò? - gli sorrido, incrociando finalmente il suo sguardo.
Senza staccare i suoi occhi dai miei, si alza dal tavolo e si dirige verso di me.
-non penso che tutti gli amici lo avrebbero fatto, almeno non per me. Tu sei speciale Ryan, grazie di cuore-mi sorprende, attirandomi tra le sue braccia, mentre sono ancora seduto.
-lo sei anche tu Steven-lascio scivolare le mie braccia intorno alla sua vita, ricambiando l'abbraccio.
Si stacca da me, sorridendo-ma tu non dovresti andare a lavoro?-
-oh cazzo, ma che ore sono scusa?-
-le 8 e mezza-
-merda-impreco, alzandomi dalla sedia e cominciando a correre da una parte all'altra della casa per prepararmi.
-io devo scappare, fai come se fossi a casa tua, ci sentiamo più tardi-lo saluto frettolosamente, correndo per non arrivare tardi a lavoro.

Oggi mi rendo conto che la fortuna non è dalla mia parte, quando la metro fa ritardo e arrivo 10 minuti dopo in azienda e inoltre, non faccio neanche in tempo a mettere piede nella sala principale che Kevin mi annuncia che devo recarmi nell'ufficio di James che mi deve parlare.
Sospiro esasperato di non essere neanche riuscito a prendere il mio caffè mattutino e mi dirigo con la voglia di un condannato a morte verso l'ufficio del capo.
Non faccio neanche in tempo a bussare e a varcare la soglia della porta che il suo sguardo mi ha già trafitto e la sua voce autoritaria ha già tuonato-sei in ritardo!-
-mi dispiace-abbasso lo sguardo, sapendo di non avere scuse per controbattere questa volta.
Lui alza il suo sguardo sorpreso su di me, non credendo probabilmente che sarei stato così accondiscendente, conoscendo il mio carattere.
Mi scruta qualche secondo senza dire una parola prima di comunicarmi- mi ha contattato la Sakura e co. per dirmi che sono rimasti molto soddisfatti della nostra collaborazione con loro e che vorrebbero ripetere al più presto questa esperienza lavorativa.
Per questo ci hanno invitato ad andare a Tokyo il mese prossimo per una settimana, in cui il soggiorno sarà interamente pagato da loro e dove potremmo cominciare a lavorare al nostro nuovo progetto che più avanti ti spiegherò nei dettagli-
-ci hanno?-gli chiedo sorpreso, temendo di non aver capito bene-io e te?-
-e chi altri sennò? Siamo noi i principali collaboratori di questo progetto. Perché ti crea qualche problema forse il viaggiare con me?-
-no..io-lo guardo dritto negli occhi, cercando tutto il mio coraggio e la mia determinazione-questa è l'opportunità più bella che io abbia mai ricevuto nella vita, non intendo assolutamente sprecarla per motivi personali! Il lavoro per me è lavoro-
-bene,questo è proprio quello che volevo sentirti dire. Allora preparati, presto, ti farò avere tutte le informazioni per il progetto e per il viaggio. Ora puoi andare.-mi liquida, non degnandomi più di uno sguardo e cominciando a firmare una pila di documenti, sistemata sulla sua scrivania.
-grazie e arrivederci capo-lo saluto freddamente, nascondendo il mio volto che è all'apice della felicità dopo questa bellissima notizia e mi dirigo
verso la porta, quando la sua voce mi spiazza.
-se è vero che separi la vita personale dal lavoro, non saresti dovuto arrivare in ritardo oggi-
-scusa? - gli chiedo allibito.
-o forse eri troppo occupato a scoparti quello stronzo, per pensare di arrivare in orario-mi lancia uno sguardo glaciale.
-ma come cazzo ti permetti? Tu non sai niente-gli urlo addosso.
-ah no? Come se non vi avessi visto ieri sera ad abbracciarvi stretti in mezzo a tutti! Che bei piccioncini che siete, i miei complimenti! Te ne sei andato pure via prima da una festa di lavoro pur di stare con lui, cosa c'e da capire? -
-non siamo tutti doppiogiochisti come te! Non hai visto come stava? Non potevo lasciarlo li da solo, aveva bisogno di me-
-ah quindi io sarei un doppiogiochista? In base a cosa? Inoltre come se ci credessi che quel bastardo stesse male sul serio, è proprio furbo lui non c'e che dire e tu sei ancora più stupido che ci credi!-
Azzero la distanza che ci separa, con gli occhi che mi lampeggiano di rabbia,una rabbia inestinguibile.
Lo prendo per il colletto della camicia e gli urlo contro-non ti permettere di parlare così di lui! Tu non lo conosci, non sai chi è veramente, non sai cosa ha passato. Non dovresti permetterti di giudicare gli altri quando non sai un cazzo di loro. Non ti rendi conto che forse dovresti farti un esame di coscienza prima di sputare merda addosso a qualcun altro? Sei tu l'unico stronzo che si diverte a calpestare i sentimenti delle persone come se non fossero altro che spazzatura-
-cosa stai dicendo? Quando mai avrei calpestato i tuoi sentimenti?-mi guarda allibito, incontrando il mio sguardo adirato.
-come scusa? Hai forse dimenticato cosa è successa quella notte di tanti anni fa? Eravamo felici cazzo e tu hai rovinato tutto, hai rovinato la mia vita porca puttana! - urlo con tutto il fiato che ho in gola.
Nei suoi occhi riescono a leggere un infinita tristezza e dolore, prima che abbassi lo sguardo e pronunci a bassa voce-lo so che ho sbagliato, lo so. Non sai quante volte avrei voluto tornare indietro, per picchiarmi da solo e non rifare mai più quello sbaglio, non sai quante volte ho pregato che tu mi perdonassi e che tornassi di nuovo da me, non sai quante volte ho immaginato di vedere il tuo viso in mezzo alla gente e invece tu non c'eri mai e non sai quante notti ho trascorso a piangere, immaginando di sentire il tuo profumo sul mio letto e la tua voce che mi sussurrava che mi amavi ancora una volta.
Sono stato un coglione, lo ammetto, il piu grande coglione che c'era sulla terra! Ma questo coglione ti amava più della sua stessa vita, ti amavo Ryan, ti amavo così tanto.
Non pensare che io ti abbia mai preso in giro, perché non è così. Guardami negli occhi-alza lo sguardo facendo scontrare i suoi penetranti occhi verdi con i miei-ti giuro che non ho mai voluto farti soffrire. Per me esistevi solo tu-
Il mio cuore comincia a battere piu velocemente a quelle parole che non avrei mai pensato di sentire.
Cosi tanti ricordi lontani invadono la mia mente e mi impediscono di respirare.
Non mi accorgo nemmeno delle lacrime che stanno cominciando a scendere dal mio volto, fino a quando la mia voce si incrina e dalla mia bocca esce solo una domanda, la domanda che mi ha tormentato per tutti questi anni-se davvero mi amavi così tanto, perché quella notte mi hai tradito?-

Le cicatrici del passato Donde viven las historias. Descúbrelo ahora